UNA NUOVA POLITICA DI GOVERNO DEL TERRITORIO DELLA CITTA’
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UNA NUOVA POLITICA DI GOVERNO DEL TERRITORIO DELLA CITTA’
http://federazionemovimentitorino.blogspot.com/2011/05/una-nuova-politica-di-governo-del.html
riposto questo bell'articolo scritto da Lo Mauro, candidato nella lista, che in passato si era occupato proprio del piano regolatore di Torino.
UNA NUOVA POLITICA DI GOVERNO DEL TERRITORIO DELLA CITTA’
La recente storia di Torino sembra confermare quanto le politica di governo del territorio esercitata e le scelte urbanistiche siano uno dei campi d’azione privilegiati dell’esercizio del potere politico.
Per inquadrare opportunamente le vicende urbanistiche che hanno interessato la Città di Torino nell’arco degli ultimi anni è necessario risalire al 1995, anno in cui, al termine di un percorso di concertazione che ha visto la partecipazione di tutti gli attori sociali, dei Cittadini e delle istituzioni, è stato approvato il Nuovo Piano Regolatore.
Con il nuovo Piano Torino ha subito forti processi di trasformazione del territorio a cui è corrisposto un cambiamento nell’azione di governo della Città nella disciplina delle sue trasformazioni urbanistiche.
A seguito dell’approvazione del PRG, dopo una fase iniziale caratterizzata da una più che comprensibile vivacità e attività nel rispetto delle regole stabilite dal Piano, con il centro-sinistra al governo a tutte le scale istituzionali (Regione, Provincia e Comune), la Città ha adottato politiche di trasformazione del territorio “per progetti” concertati con un numero limitato di Operatori, dedicando scarsa attenzione agli spazi della democrazia partecipativa.
Tutto ciò ha determinato la proliferazione di oltre 260 varianti urbanistiche che hanno completamente stravolto l’impianto urbanistico del Piano di Gregotti.
Con il passare degli anni infatti si è assistito ad un rimescolamento delle relazioni gerarchie territoriali e spesso, in deroga alle norme stabilite dal Piano e attraverso singole scelte locali sono state predisposte ad hoc “varianti parziali” non integrate nella dimensione dell’area vasta che, per le loro dimensioni ed il loro impatto sul territorio, alcune di queste dovevano a ns. avviso essere trattate come “varianti strutturali”.
Il principale punto di debolezza del centro sinistra che ha governato la Città è stata la mancanza di un quadro generale del processo di trasformazione, di un’idea definita di Città che costituisse il riferimento e la guida delle strategie di Governo del territorio, utilizzando quest’ultimo come risorsa per finanziare la spesa corrente.
Da una parte la giunta Chiamparino ha avuto il merito di aver captato ed organizzato con efficienza i fondi per i Grandi Eventi, senza, tuttavia, riuscire a farne risorsa a beneficio dell’intera Città; dall’altra, la stessa giunta a nostro avviso non ha saputo coordinare ed integrare le iniziative proposte dai diversi Operatori privati, che sono rimaste disgiunte tra loro, a dispetto dei buoni propositi della campagna elettorale.
Il problema della frammentazione degli interventi e l’episodicità delle iniziative, diretta conseguenza della mancanza di un quadro urbano unitario, ha finito per far accantonare i nodi strutturali della Città e lasciare irrisolte alcune problematiche scottanti soprattutto per quanto concerne la mobilità e le comunicazioni e le opere infrastrutturali necessarie per i nuovi insediamenti che sono sorti sulle aree dismesse (es. Ambiti Spina 3 e Spina 4).
Ulteriore criticità della giunta Chiamparino è stata la scarsa attenzione dedicata agli spazi della democrazia partecipativa.
Le scelte operate dalla Giunta sono state presentate ai Cittadini ed alle Circoscrizioni solo prima dell’approvazione in Consiglio Comunale, senza alcun margini per eventuali richieste specifiche dei Cittadini che vivono nel territorio interessato.
Le osservazioni presentate dalle Circoscrizione, dai Comitati Spontanei e dai singoli Cittadini in occasione di pareri richiesti per l’approvazione di Strumenti urbanistici attuativi (Piani esecutivi convenzionati PEC, Permessi di costruire convenzionati, Programmi integrati di intervento PRIN) nella maggior parte dei casi venivano sistematicamente respinte.
E’ opportuno a tale proposito ricordare che, nonostante la Legge Urbanistica regionale n. 56/77 garantisca alla comunità locale ampi spazi di partecipazione ai processi decisionali, lo Statuto del Comune di Torino prevede l’obbligo di consultare le Circoscrizioni interessate dai processi di trasformazione, ma il loro parere, seppur obbligatorio, non è vincolante.
Per il futuro assetto de territorio della Città, Federazione dei Movimenti per Torino ritiene che non sia più sostenibile il meccanismo deleterio che ha spinto la giunta Chiamparino a “utilizzare” il territorio come risorsa per risolvere i noti problemi di bilancio.
PROGRAMMA DI FEDERAZIONE DEI MOVIMENTI PER TORINO
Due dati importanti:
Torino oggi ha circa 920.000 abitanti mentre il PRG del 95° ha dimensionato la Città per circa 1.150.000 abitanti, pertanto, l’attuale Piano è sovradimensionato!
Trasformazioni urbane
Poiché il campo d’azione privilegiato per la valorizzazione del territorio rimangono le trasformazioni urbane (ed in parte anche la Città consolidata), è ormai necessario predisporre una revisione generale del Piano (Variante generale al PRG) ridimensionando la capacità edificatoria globale del Piano privilegiando il riuso, il recupero e la riqualificazione dell’esistente, limitando il consumo del suolo.
Occorre inoltre adottare strumenti di compensazione urbanistica, per regolare i rapporti giuridici ed economici che possono insorgere tra pubblica Amministrazione e privati in caso di trasferimento di cubature.
Promuovere uno sviluppo armonico salvaguardando le peculiarità storiche e l’impianto urbanistico della Città, evitando eccessi e il proliferare di edifici alti in modo casuale, sulla base di proposte pervenute da operatori privati senza una visione complessiva del disegno urbano, dell’impatto sull’ambiente, sul paesaggio urbano e sulla mobilità.
Nei processi di trasformazione urbana, le Circoscrizioni devono essere coinvolte fin dall’inizio nei processi di pianificazione che interessano il territorio di loro competenza.
Occorre a tal fine modificare lo Statuto della Città, prevedendo, una congrua rappresentanza delle Circoscrizioni interessate dagli interventi, con diritto di voto nella Commissione urbanistica consiliare.
Nei processi di valorizzazione di aree private, deve essere ceduta alla Città una quota delle aree o, in alternativa, un contributo straordinario predeterminato della valorizzazione ottenuta. In questo caso, la Città affiderà a un soggetto terzo l’incarico per effettuare un’attenta Analisi economico-finanziaria per determinare la valorizzazione ottenuta dell’area, le spese per l’incarico saranno a carico del Proponente la trasformazione.
Una quota non inferiore al 50% degli oneri di urbanizzazione ed eventuali oneri aggiuntivi derivanti dalla valorizzazione delle aree introitati dalla Città, derivanti dalle trasformazioni e dai singoli permessi di costruire, devono essere utilizzati per la realizzazione di infrastrutture nel territorio interessato dall’intervento costruttivo.
Fonti di energia rinnovabile
Occorre puntare soprattutto su una strategia progettuale degli edifici votata:
al massimo isolamento dell’involucro edilizio (casa passiva);
alla produzione di energia solare (casa attiva), agevolando anche negli edifici storici l’installazione di impianti integrati di solare termico per la produzione di energia termica per l’acqua calda sanitaria e fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.
In questo caso si crea una ricchezza diffusa e si riduce la dipendenza degli edifici dalle grandi centrali che, come è noto, sono alimentate da fonti di energia non rinnovabili!
Il teleriscaldamento dovrà essere utilizzato per integrare il fabbisogno energetico e non come fonte primaria di energia.
Mobilità
Incrementare il sistema di noleggio di bici (bike sharing) già avviato dalla giunta Chiamparino e contestualmente costruire nuove piste ciclabili attraverso la realizzazione di un sistema integrato di percorsi ciclabili e pedonali e stazioni di noleggio tra centro e periferia che incentivi l’utilizzo di questo sistema non solo per lo svago e per turismo, ma anche per recarsi al lavoro quotidianamente.
Agevolare la realizzazione di interventi di edilizia residenziale sociale
Occorre predisporre un programma di interventi di Edilizia sociale, da assegnare alle famiglie che hanno presentato domanda ai Comuni e che sono collocate da tempo nelle graduatorie. Oggi le famiglie a Torino in attesa di una casa in graduatoria sono circa 9.000.
È necessario rivedere in tempi rapidi le norme del Piano per agevolare la realizzazione di interventi di edilizia residenziale sociale poiché, nella versione attuale, la Variante 37 alle Norme di attuazione del PRG (è una delle 200!) non favorisce una corretta programmazione e non consente di finalizzare al meglio le poche risorse disponibili.
Occorre individuare in tempi ristretti negli ambiti territoriali di trasformazione urbanistica aree su cui far atterrare capacità edificatorie aggiuntive per l’Edilizia residenziale pubblica rispetto a quelle già generate dagli ambiti stessi, richiedendo agli Operatori proprietari delle aree la cessione gratuita delle aree necessarie in aggiunta rispetto agli standard per le aree a servizi, impostando quel piano di costruzione di abitazioni da destinare alle famiglie inserite nelle graduatorie comunali.
Promuovere anche interventi di “social housing” attraverso una politica abitativa più articolata non necessariamente ricompresa nella tradizionale Edilizia Residenziale Pubblica che da questa si differenzia per la flessibilità, per il target, non i più poveri ma un’ampia fascia di persone in difficoltà, (per studenti lavoratori; per soggetti con frattura del nucleo di provenienza per separazione, divorzio, vedovanza; per persone e nuclei familiari soggetti a sfratto esecutivo) e per i soggetti coinvolti (non solo pubblici ma anche privati e non profit). Uno degli aspetti più interessanti è quello del partenariato tra il pubblico e privato per l’investimento di risorse in favore non solo della realizzazione di singoli interventi edilizi (di costruzione e di recupero), ma anche di riqualificazione urbana ed ambientale, puntando sul risparmio energetico.
Incarichi di progettazione di opere pubbliche
Occorre eliminare quei vincoli per l’affidamento di incarichi di progettazione legati alla capacità operativa ed all’importo dei lavori eseguiti in quanto privilegiano solo i Professionisti più affermati e limitano l’accesso ai giovani, precludendo a questi ultimi la possibilità di esprimere le loro capacità per incarichi di una certa rilevanza economica!
Valutazione della qualità urbanistica
Una delle priorità della pubblica amministrazione è porre attenzione alla qualità del prodotto architettonico, nel momento in cui tale prodotto possa incidere sulla trasformazione urbanistica del territorio. È necessario che il Comune si doti di una specifica Commissione per la qualità urbanistica (ampliando eventualmente le competenze della Commissione Paesaggistica e coinvolgendo Ordini Professionali), chiamata ad esprimersi con parere vincolante prima dell’approvazione dei Piani Attuativi, abbandonando definitivamente il ruolo del city architect prof. Carlo Olmo il cui ruolo oggi sembra assolutamente inutile.
Progettazione opere a scomputo
Estendere l’uso del concorso di idee per la progettazione delle opere di urbanizzazione previste negli strumenti attuativi da realizzare a scomputo degli oneri. Definito l’impianto urbanistico dell’intervento, le scelte progettuali delle opere infrastrutturali devono derivare da un concorso, incentivando la partecipazione di giovani Professionisti e Cittadini. Il Costruttore si occuperà poi della sola attuazione dell’intervento.
riposto questo bell'articolo scritto da Lo Mauro, candidato nella lista, che in passato si era occupato proprio del piano regolatore di Torino.
UNA NUOVA POLITICA DI GOVERNO DEL TERRITORIO DELLA CITTA’
La recente storia di Torino sembra confermare quanto le politica di governo del territorio esercitata e le scelte urbanistiche siano uno dei campi d’azione privilegiati dell’esercizio del potere politico.
Per inquadrare opportunamente le vicende urbanistiche che hanno interessato la Città di Torino nell’arco degli ultimi anni è necessario risalire al 1995, anno in cui, al termine di un percorso di concertazione che ha visto la partecipazione di tutti gli attori sociali, dei Cittadini e delle istituzioni, è stato approvato il Nuovo Piano Regolatore.
Con il nuovo Piano Torino ha subito forti processi di trasformazione del territorio a cui è corrisposto un cambiamento nell’azione di governo della Città nella disciplina delle sue trasformazioni urbanistiche.
A seguito dell’approvazione del PRG, dopo una fase iniziale caratterizzata da una più che comprensibile vivacità e attività nel rispetto delle regole stabilite dal Piano, con il centro-sinistra al governo a tutte le scale istituzionali (Regione, Provincia e Comune), la Città ha adottato politiche di trasformazione del territorio “per progetti” concertati con un numero limitato di Operatori, dedicando scarsa attenzione agli spazi della democrazia partecipativa.
Tutto ciò ha determinato la proliferazione di oltre 260 varianti urbanistiche che hanno completamente stravolto l’impianto urbanistico del Piano di Gregotti.
Con il passare degli anni infatti si è assistito ad un rimescolamento delle relazioni gerarchie territoriali e spesso, in deroga alle norme stabilite dal Piano e attraverso singole scelte locali sono state predisposte ad hoc “varianti parziali” non integrate nella dimensione dell’area vasta che, per le loro dimensioni ed il loro impatto sul territorio, alcune di queste dovevano a ns. avviso essere trattate come “varianti strutturali”.
Il principale punto di debolezza del centro sinistra che ha governato la Città è stata la mancanza di un quadro generale del processo di trasformazione, di un’idea definita di Città che costituisse il riferimento e la guida delle strategie di Governo del territorio, utilizzando quest’ultimo come risorsa per finanziare la spesa corrente.
Da una parte la giunta Chiamparino ha avuto il merito di aver captato ed organizzato con efficienza i fondi per i Grandi Eventi, senza, tuttavia, riuscire a farne risorsa a beneficio dell’intera Città; dall’altra, la stessa giunta a nostro avviso non ha saputo coordinare ed integrare le iniziative proposte dai diversi Operatori privati, che sono rimaste disgiunte tra loro, a dispetto dei buoni propositi della campagna elettorale.
Il problema della frammentazione degli interventi e l’episodicità delle iniziative, diretta conseguenza della mancanza di un quadro urbano unitario, ha finito per far accantonare i nodi strutturali della Città e lasciare irrisolte alcune problematiche scottanti soprattutto per quanto concerne la mobilità e le comunicazioni e le opere infrastrutturali necessarie per i nuovi insediamenti che sono sorti sulle aree dismesse (es. Ambiti Spina 3 e Spina 4).
Ulteriore criticità della giunta Chiamparino è stata la scarsa attenzione dedicata agli spazi della democrazia partecipativa.
Le scelte operate dalla Giunta sono state presentate ai Cittadini ed alle Circoscrizioni solo prima dell’approvazione in Consiglio Comunale, senza alcun margini per eventuali richieste specifiche dei Cittadini che vivono nel territorio interessato.
Le osservazioni presentate dalle Circoscrizione, dai Comitati Spontanei e dai singoli Cittadini in occasione di pareri richiesti per l’approvazione di Strumenti urbanistici attuativi (Piani esecutivi convenzionati PEC, Permessi di costruire convenzionati, Programmi integrati di intervento PRIN) nella maggior parte dei casi venivano sistematicamente respinte.
E’ opportuno a tale proposito ricordare che, nonostante la Legge Urbanistica regionale n. 56/77 garantisca alla comunità locale ampi spazi di partecipazione ai processi decisionali, lo Statuto del Comune di Torino prevede l’obbligo di consultare le Circoscrizioni interessate dai processi di trasformazione, ma il loro parere, seppur obbligatorio, non è vincolante.
Per il futuro assetto de territorio della Città, Federazione dei Movimenti per Torino ritiene che non sia più sostenibile il meccanismo deleterio che ha spinto la giunta Chiamparino a “utilizzare” il territorio come risorsa per risolvere i noti problemi di bilancio.
PROGRAMMA DI FEDERAZIONE DEI MOVIMENTI PER TORINO
Due dati importanti:
Torino oggi ha circa 920.000 abitanti mentre il PRG del 95° ha dimensionato la Città per circa 1.150.000 abitanti, pertanto, l’attuale Piano è sovradimensionato!
Trasformazioni urbane
Poiché il campo d’azione privilegiato per la valorizzazione del territorio rimangono le trasformazioni urbane (ed in parte anche la Città consolidata), è ormai necessario predisporre una revisione generale del Piano (Variante generale al PRG) ridimensionando la capacità edificatoria globale del Piano privilegiando il riuso, il recupero e la riqualificazione dell’esistente, limitando il consumo del suolo.
Occorre inoltre adottare strumenti di compensazione urbanistica, per regolare i rapporti giuridici ed economici che possono insorgere tra pubblica Amministrazione e privati in caso di trasferimento di cubature.
Promuovere uno sviluppo armonico salvaguardando le peculiarità storiche e l’impianto urbanistico della Città, evitando eccessi e il proliferare di edifici alti in modo casuale, sulla base di proposte pervenute da operatori privati senza una visione complessiva del disegno urbano, dell’impatto sull’ambiente, sul paesaggio urbano e sulla mobilità.
Nei processi di trasformazione urbana, le Circoscrizioni devono essere coinvolte fin dall’inizio nei processi di pianificazione che interessano il territorio di loro competenza.
Occorre a tal fine modificare lo Statuto della Città, prevedendo, una congrua rappresentanza delle Circoscrizioni interessate dagli interventi, con diritto di voto nella Commissione urbanistica consiliare.
Nei processi di valorizzazione di aree private, deve essere ceduta alla Città una quota delle aree o, in alternativa, un contributo straordinario predeterminato della valorizzazione ottenuta. In questo caso, la Città affiderà a un soggetto terzo l’incarico per effettuare un’attenta Analisi economico-finanziaria per determinare la valorizzazione ottenuta dell’area, le spese per l’incarico saranno a carico del Proponente la trasformazione.
Una quota non inferiore al 50% degli oneri di urbanizzazione ed eventuali oneri aggiuntivi derivanti dalla valorizzazione delle aree introitati dalla Città, derivanti dalle trasformazioni e dai singoli permessi di costruire, devono essere utilizzati per la realizzazione di infrastrutture nel territorio interessato dall’intervento costruttivo.
Fonti di energia rinnovabile
Occorre puntare soprattutto su una strategia progettuale degli edifici votata:
al massimo isolamento dell’involucro edilizio (casa passiva);
alla produzione di energia solare (casa attiva), agevolando anche negli edifici storici l’installazione di impianti integrati di solare termico per la produzione di energia termica per l’acqua calda sanitaria e fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.
In questo caso si crea una ricchezza diffusa e si riduce la dipendenza degli edifici dalle grandi centrali che, come è noto, sono alimentate da fonti di energia non rinnovabili!
Il teleriscaldamento dovrà essere utilizzato per integrare il fabbisogno energetico e non come fonte primaria di energia.
Mobilità
Incrementare il sistema di noleggio di bici (bike sharing) già avviato dalla giunta Chiamparino e contestualmente costruire nuove piste ciclabili attraverso la realizzazione di un sistema integrato di percorsi ciclabili e pedonali e stazioni di noleggio tra centro e periferia che incentivi l’utilizzo di questo sistema non solo per lo svago e per turismo, ma anche per recarsi al lavoro quotidianamente.
Agevolare la realizzazione di interventi di edilizia residenziale sociale
Occorre predisporre un programma di interventi di Edilizia sociale, da assegnare alle famiglie che hanno presentato domanda ai Comuni e che sono collocate da tempo nelle graduatorie. Oggi le famiglie a Torino in attesa di una casa in graduatoria sono circa 9.000.
È necessario rivedere in tempi rapidi le norme del Piano per agevolare la realizzazione di interventi di edilizia residenziale sociale poiché, nella versione attuale, la Variante 37 alle Norme di attuazione del PRG (è una delle 200!) non favorisce una corretta programmazione e non consente di finalizzare al meglio le poche risorse disponibili.
Occorre individuare in tempi ristretti negli ambiti territoriali di trasformazione urbanistica aree su cui far atterrare capacità edificatorie aggiuntive per l’Edilizia residenziale pubblica rispetto a quelle già generate dagli ambiti stessi, richiedendo agli Operatori proprietari delle aree la cessione gratuita delle aree necessarie in aggiunta rispetto agli standard per le aree a servizi, impostando quel piano di costruzione di abitazioni da destinare alle famiglie inserite nelle graduatorie comunali.
Promuovere anche interventi di “social housing” attraverso una politica abitativa più articolata non necessariamente ricompresa nella tradizionale Edilizia Residenziale Pubblica che da questa si differenzia per la flessibilità, per il target, non i più poveri ma un’ampia fascia di persone in difficoltà, (per studenti lavoratori; per soggetti con frattura del nucleo di provenienza per separazione, divorzio, vedovanza; per persone e nuclei familiari soggetti a sfratto esecutivo) e per i soggetti coinvolti (non solo pubblici ma anche privati e non profit). Uno degli aspetti più interessanti è quello del partenariato tra il pubblico e privato per l’investimento di risorse in favore non solo della realizzazione di singoli interventi edilizi (di costruzione e di recupero), ma anche di riqualificazione urbana ed ambientale, puntando sul risparmio energetico.
Incarichi di progettazione di opere pubbliche
Occorre eliminare quei vincoli per l’affidamento di incarichi di progettazione legati alla capacità operativa ed all’importo dei lavori eseguiti in quanto privilegiano solo i Professionisti più affermati e limitano l’accesso ai giovani, precludendo a questi ultimi la possibilità di esprimere le loro capacità per incarichi di una certa rilevanza economica!
Valutazione della qualità urbanistica
Una delle priorità della pubblica amministrazione è porre attenzione alla qualità del prodotto architettonico, nel momento in cui tale prodotto possa incidere sulla trasformazione urbanistica del territorio. È necessario che il Comune si doti di una specifica Commissione per la qualità urbanistica (ampliando eventualmente le competenze della Commissione Paesaggistica e coinvolgendo Ordini Professionali), chiamata ad esprimersi con parere vincolante prima dell’approvazione dei Piani Attuativi, abbandonando definitivamente il ruolo del city architect prof. Carlo Olmo il cui ruolo oggi sembra assolutamente inutile.
Progettazione opere a scomputo
Estendere l’uso del concorso di idee per la progettazione delle opere di urbanizzazione previste negli strumenti attuativi da realizzare a scomputo degli oneri. Definito l’impianto urbanistico dell’intervento, le scelte progettuali delle opere infrastrutturali devono derivare da un concorso, incentivando la partecipazione di giovani Professionisti e Cittadini. Il Costruttore si occuperà poi della sola attuazione dell’intervento.
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