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Tarsu. ambiguità sulla riscossione

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Messaggio Da Ospite Gio Dic 22, 2011 11:56 pm

Diverse volte, durante gli incontri regionali o locali, si è discusso dell'ambiguo modo in cui lo stato o i comuni riscuotono la tassa sui rifiuti (Tarsu). Il pagamento di codesta tassa, avviene in base alla grandezza dell'esercizio commerciale, misurabile in metri quadri. Ciò è un po' ambiguo, in quanto ad es: un negozio di abbigliamento di 90 m^2, si troverebbe a pagare un importo maggiore rispetto ad una pizzeria di 50 m^2 che produce una quantità di rifiuti nettamente maggiore rispetto ad un negozio di abbigliamento.
La soluzione espressa è stata quella di proporre il pagamento della tassa in base al tipo di attività commerciale, per questo, lavorando al programma per le prossime amministrative della mia città, essendo nella mia cittadina una problematica di netto rilievo quella della tarsu, ho pensato una possibile soluzione in base alle idee espresse agli incontri.
Vi cito il punto elaborando nel programma inerente alla questione.

TARSU IN FASCE:
A differenza dell'attuale Amministrazione Comunale, che ha portato al fallimento di diverse attività commerciali a causa di una politica di elevate tasse, Nde intende modificare l'attuale sistema di riscossione per quanto riguarda il pagamento della tarsu, facendo in modo che l'importo della tassa in questione (Tarsu) non gravi sull'esercizio commerciale, ma rispecchi la cardinalità dei rifiuti prodotti.
Nde intende imporre la tassa sui rifiuti non in base all'estensione dell'attività commerciale in riferimento ai metri quadrati, ma a seconda dell'attività commerciale in questione.
Per far sì che ciò sia realizzabile si intende suddividere gli esercizi commerciali in quattro fasce, in cui ogni fascia possiede un importo standard da attibuire all'esercizio commerciale in rapporto alla propria naturalezza:

- Fascia A: Attività Commerciali di ristoro (Pizzerie, ristoranti, gelaterie, bar, gelaterie, yogurterie, pub, Paninoteche,ecc.)
- Fascia B: Attività Commerciali di servizio (Cartolerie-librerie, mercerie, farmacie-erboristerie , supermercati, generi alimentari, tabaccherie, profumerie, servizi telefonia, elettrodomestici)
- Fascia C: Attività Commerciali BQR [bassa quantità rifiuti] (negozi di scarpe, abbigliamento, giornalaio)
- Fascia D: Attività Commerciali di tipo manuale (Botteghe artigianali, autofficine, fabbri)

FASCIA A: TUTTE QUELLE ATTIVITà COMMERCIALI CHE PRODUCONO RIFIUTI DI TIPO: ORGANICO, PLASTICA, CARTA E CARTONE, VETRO E ALLUMINIO COSTANTEMENTE IN QUANTO VIENE OFFERTO UN SERVIZIO DOVE AD OGNI PRODOTTO CORRISPONDONO UNA SERIE DI "IMBALLAGGI" SMALTITI DAL GESTORE STESSO O IN PROSSIMITà DI QUEST'ULTIMO.

FASCIA B: TUTTE QUELLE ATTIVITà COMMERCIALI CHE PRODUCONO RIFIUTI MAGGIORMENTE DI TIPO: PLASTICA E CARTONE, DERIVANTI MAGGIORMENTE DALL'IMBALLAGGIO DELLA MERCE UNA VOLTA SCARICATA DA TERZI ALL'INTENRO DELL'ATTIVITà COMMERCIALI.

FASCIA C: TUTTE QUELLE ATTIVITà COMMERCIALI LA QUALE PRODUTTIVITà DI RIFIUTI è BASSISSIMA O PARI A 0, IN QUANTO I PRODOTTI, SCARICATI DA TERZI ALL'INTERNO DELL'ATTIVITà COMMERCIALE, VENGONO VENDUTI CON L'IMBALLAGGIO INCLUSO NON TRALASCIANDO ALCUN TIPO DI RIFIUTO.

FASCIA D: TUTTE QUELLE ATTIVITà COMMERCIALI CHE NON PRODUCONO TIPI DI RIFIUTI DA POTER SMALTIRE CON LA RACCOLTA DIFFERENZIATA, MA CHE NECESSITANO DI UN TRATTAMENTO A PARTE ESSENDO COSIDERATI "RIFIUTI SPECIALI"[/quote]

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Messaggio Da Ospite Ven Dic 23, 2011 11:30 am

Non conosco bene l'argomento, comunque complimenti! Sono proprio proposte come queste che servono per lo sviluppo del programma!

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Messaggio Da Dario De Vita (iRad) Lun Gen 02, 2012 12:02 pm

Il ragionamento di Roberto non fa una piega: la tarsu deve essere quanto più equiparata alla quantità di rifiuti prodotta.
Aggiungerei communque che alla divisione in fasce, per ogni fascia, vada comunque aggiunto un parametro di riscontro.
Mi spiego: alla fascia A apparterrebbero dunque due pizzerie prese ad esempio. La pizzeria 1 ha una sala interna per 150 persone mentre la pizzeria 2 ha una saletta minima con due tavolini e produce maggiormente pizze da asporto.
Per la produzione della pizza in sé ci vogliono materiali in quantità proporzionale, quindi una tassazione maggiore può ricadere su chi produce più pizze. Invece per i rifiuti "di contorno" che restano da smaltire alla pizzeria sono di più quelli prodotti dalla pizzeria 1 che ha la sala interna. Per i rifiuti in generale invece ne produce di più la pizzeria 2 perché ha più imballaggi (i cartoni delle pizze da asporto).

Se dovessimo quindi pensare ad aliquote interne alle varie fasce come risolveremmo la questione?

Potremmo agganciare la tassazione a:
-ricavo dell'attività commerciale (col rischio di tirar fuori un'altra tassa recessiva)
-spesa dell'attività, ovvero non sul ricavo ma sulle uscite (è un parametro leggermente più vicino alla produzione dei rifiuti)
-ai metri quadri dell'attività, esattamente come avviene adesso, ma posto all'interno delle fasce suddette (non è garanzia di parificazione alla produzione dei rifiuti)
-ai metri cubi di rifiuti indifferenziati prodotti (cosa netta e precisa, ma complicatissima da fare)

L'ultima soluzione richiederebbe un team di periti che facciano una stima sulla produzione dei rifiuti ogni anno, il cui costo ricadrebbe sul comune di pertinenza. Inoltre, se la tassazione non è elevata non dovrebbero esserci troppi problemi, ma se dovesse rivelarsi alta da pagare si correrebbe un serio rischio di corruzione verso i periti incaricati.

Io suggerirei per iniziare di collegare le varie attività commerciali alle varie fasce, e suddividere inizialmente in aliquote stabilite in base ai mq come avviene adesso. Successivamente prevedere di utilizzare un criterio di stima di produzione dei rifiuti, ma la cosa deve essere studiata bene...
Dario De Vita (iRad)
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