Aziende di stato e rapporti commerciali
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Aziende di stato e rapporti commerciali
Tratto dal capitolo 7 del programma di politica estera (capitolo che va spostato in sezione economia)
in alcuni settori strategici, come quello energetico (ENI) o
della difesa (FINMECCANICA) sono aziende molto competitive, molto
attive all'estero ed in continua espansione, spesso tra le prime a
livello mondiale.
Per questo si rende necessaria una maggiore regolamentazione
del loro operato e al contempo la necessità di far sì che
continuino a rimanere competitive sul mercato: condizione
imprescindibile per ulteriori espansioni e per il mantenimento delle
capacità produttive (e per evitare che queste floride aziende in
futuro diventino carrozzoni difficili da mantenere ed il cui loro
costo gravi sulle spalle di tutti i cittadini).
Non potendo puntare su bassi prezzi di produzione (e non sarebbe
mossa saggia, in quanto vana, tentare di contrastare paesi come la
Cina o Vietnam su questo fronte) si rende necessario puntare sulla
massima qualità, qualità che può essere ottenuta solo con un
continuo investimento su tale settore, perciò tali aziende dovranno
aumentare (o non scendere sotto tale soglia) per legge la loro
quota di bilancio dedicato alla ricerca e allo sviluppo (R&D)
ad una cifra non inferiore al 10% del proprio fatturato.
L'ENI e l'ENEL e gli altri enti a partecipazione pubblicai
nel settore energetico in particolare dovranno portare per legge la
loro quota di R&D dedicata alle energie rinnovabili di
nuova concezione e all'efficenza energetica almeno al 40%. Il mercato
delle energie rinnovabili nei prossimi anni acquisterà sempre più
importanza e svettare in questo campo potrebbe voler dire nei
prossimi anni riuscire a dominare tale mercato.
Neccessario inoltre da parte governativa il massimo supporto per
l'espansione di queste nei mercati esteri, anche
tramite joint venture con altre aziende europee del settore, purchè
nel rispetto di indirizzi strategici nazionali e se possibile europei
(indirizzi necessari per poter condurre politiche energetiche
coerenti e realmente effettive).
L'obiettivo ultimo è quello di creare un vero e proprio sistema
(certificato in maniera ufficiale anche tramite l'approvazione di
documenti vincolante tra i soci delle aziende, le aziende stesse e lo
stato italiano) che si muova all'unisono in maniera di massimizzarne
l'efficenza e per evitare che l'operazione di un'industria vada in un
qualche modo a danneggiare lo stato italiano e viceversa.
Oltretutto investire sulla R&D nel settore energetico in
particolare, sul supporto delle nostre aziende energetiche e sulla
creazione di linee guida italiane ed europee (che non cambino ad ogni
cambio di 'colore' politico garantendo quindi alle industrie
pubbliche, ma anche private, una certezza dell'agire governativo
almeno nel medio-lungo periodo: certezza necessaria per poter
investire in maniera remunerativa) nel settore permetterebbe sul
medio-lungo periodo di diminuire la dipendenza energetica da
stati extra-UE (come la Russia o gli stati del Nord-Africa), con i
conseguenti vantaggi economici (a favore della nostra bilancia
commerciale) e geopolitici. Sul breve-medio periodo da perseguire con
particolare attenzione (in particolare ai fattori politici)
sarà la diversificazione delle linee di approvigionamento, ancora oggigiorno concentrate troppo lungo poche direttive su
cui l'influenza diretta o indiretta di un singolo attore della scena
internazionale si fa pesare troppo (come dimostrato in passato ad
esempio della contesa del gas tra Ucraina e Russia o dalla guerra tra
Russia e Georgia del 2008).
Un aspetto interessante, anche se spesso poco considerato, è
quello dell'utilità della RAI (altra grande azienda pubblica
italiana per dimensione e fatturato) nel panorama Mediterraneo:
potenziare canali e servizi come RaiMed e RaiNews (di cui
possibilmente fornire anche una versione internazionale multilingua)
potrebbero contribuire in maniera estremamente efficace a fornire una
immagine maggiormente forte del nostro paese nell'area, difendendo
e diffondendo il made in Italy ed i nostri interessi; oltretutto
il mezzo televisivo è un formidabile strumento di diffusione
culturale e canali come RaiMed (già oggi canale molto seguito,
nonostante gli scarsi investimenti che gli sono destinati, nel
Mediterraneo) e RaiNews ben potrebbero contribuire a diffondere una
migliore conoscenza (e quindi maggiore comprensione) tra i vari
popoli dell'area mediterranea.
Vista l'importanza che i mezzi di comunicazione
ricoprono nel mondo d'oggi un serio investimento ed una accurata
pianificazione strategica ad ampio respiro (temporale e spaziale) in
questo settore, da cui non si partirebbe neanche completamente da
zero tra l'altro, non sarebbe solo fine a se stesso, ma potrebbe
validamente supportare il nostro comporto economico, il rispetto e la
conoscenza tra culture e religioni differenti e l'immagine stessa
dell'Italia all'estero.
- Le aziende di stato italiane e la politica estera
in alcuni settori strategici, come quello energetico (ENI) o
della difesa (FINMECCANICA) sono aziende molto competitive, molto
attive all'estero ed in continua espansione, spesso tra le prime a
livello mondiale.
Per questo si rende necessaria una maggiore regolamentazione
del loro operato e al contempo la necessità di far sì che
continuino a rimanere competitive sul mercato: condizione
imprescindibile per ulteriori espansioni e per il mantenimento delle
capacità produttive (e per evitare che queste floride aziende in
futuro diventino carrozzoni difficili da mantenere ed il cui loro
costo gravi sulle spalle di tutti i cittadini).
Non potendo puntare su bassi prezzi di produzione (e non sarebbe
mossa saggia, in quanto vana, tentare di contrastare paesi come la
Cina o Vietnam su questo fronte) si rende necessario puntare sulla
massima qualità, qualità che può essere ottenuta solo con un
continuo investimento su tale settore, perciò tali aziende dovranno
aumentare (o non scendere sotto tale soglia) per legge la loro
quota di bilancio dedicato alla ricerca e allo sviluppo (R&D)
ad una cifra non inferiore al 10% del proprio fatturato.
L'ENI e l'ENEL e gli altri enti a partecipazione pubblicai
nel settore energetico in particolare dovranno portare per legge la
loro quota di R&D dedicata alle energie rinnovabili di
nuova concezione e all'efficenza energetica almeno al 40%. Il mercato
delle energie rinnovabili nei prossimi anni acquisterà sempre più
importanza e svettare in questo campo potrebbe voler dire nei
prossimi anni riuscire a dominare tale mercato.
Neccessario inoltre da parte governativa il massimo supporto per
l'espansione di queste nei mercati esteri, anche
tramite joint venture con altre aziende europee del settore, purchè
nel rispetto di indirizzi strategici nazionali e se possibile europei
(indirizzi necessari per poter condurre politiche energetiche
coerenti e realmente effettive).
L'obiettivo ultimo è quello di creare un vero e proprio sistema
(certificato in maniera ufficiale anche tramite l'approvazione di
documenti vincolante tra i soci delle aziende, le aziende stesse e lo
stato italiano) che si muova all'unisono in maniera di massimizzarne
l'efficenza e per evitare che l'operazione di un'industria vada in un
qualche modo a danneggiare lo stato italiano e viceversa.
Oltretutto investire sulla R&D nel settore energetico in
particolare, sul supporto delle nostre aziende energetiche e sulla
creazione di linee guida italiane ed europee (che non cambino ad ogni
cambio di 'colore' politico garantendo quindi alle industrie
pubbliche, ma anche private, una certezza dell'agire governativo
almeno nel medio-lungo periodo: certezza necessaria per poter
investire in maniera remunerativa) nel settore permetterebbe sul
medio-lungo periodo di diminuire la dipendenza energetica da
stati extra-UE (come la Russia o gli stati del Nord-Africa), con i
conseguenti vantaggi economici (a favore della nostra bilancia
commerciale) e geopolitici. Sul breve-medio periodo da perseguire con
particolare attenzione (in particolare ai fattori politici)
sarà la diversificazione delle linee di approvigionamento, ancora oggigiorno concentrate troppo lungo poche direttive su
cui l'influenza diretta o indiretta di un singolo attore della scena
internazionale si fa pesare troppo (come dimostrato in passato ad
esempio della contesa del gas tra Ucraina e Russia o dalla guerra tra
Russia e Georgia del 2008).
Un aspetto interessante, anche se spesso poco considerato, è
quello dell'utilità della RAI (altra grande azienda pubblica
italiana per dimensione e fatturato) nel panorama Mediterraneo:
potenziare canali e servizi come RaiMed e RaiNews (di cui
possibilmente fornire anche una versione internazionale multilingua)
potrebbero contribuire in maniera estremamente efficace a fornire una
immagine maggiormente forte del nostro paese nell'area, difendendo
e diffondendo il made in Italy ed i nostri interessi; oltretutto
il mezzo televisivo è un formidabile strumento di diffusione
culturale e canali come RaiMed (già oggi canale molto seguito,
nonostante gli scarsi investimenti che gli sono destinati, nel
Mediterraneo) e RaiNews ben potrebbero contribuire a diffondere una
migliore conoscenza (e quindi maggiore comprensione) tra i vari
popoli dell'area mediterranea.
Vista l'importanza che i mezzi di comunicazione
ricoprono nel mondo d'oggi un serio investimento ed una accurata
pianificazione strategica ad ampio respiro (temporale e spaziale) in
questo settore, da cui non si partirebbe neanche completamente da
zero tra l'altro, non sarebbe solo fine a se stesso, ma potrebbe
validamente supportare il nostro comporto economico, il rispetto e la
conoscenza tra culture e religioni differenti e l'immagine stessa
dell'Italia all'estero.
Ospite- Ospite
Re: Aziende di stato e rapporti commerciali
altra proposta , canone rai , per me il ricavo dalla sua riscossione potrebbe essere utilizzato per finanziare i progetti della "società dante alighieri" che aspira a diffondere la lingua italiana nel mondo . Società analoghe inglesi e francesi dispongono di fondi pressocchè illimitati in qualità di promotrici della nazione a differenza della "Dante" che sopravvive solo grazia a donazioni volontarie
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