Torino la città più indebitata
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Torino la città più indebitata
http://it.finance.yahoo.com/notizie/Torino-mole-debiti-yfin-2204319619.html?x=0
A Torino, il debito comunale ha proporzioni epiche e per la giunta guidata da Piero Fassino non è più tempo di indugiare. Come già rivelato a inizio anno dai dati dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre (che ha calcolato l' incidenza percentuale del debito sulle entrate correnti dei 118 Comuni capoluogo di provincia), l'indebitamento, pari a 3,1 miliardi di euro nel 2008, ultimo dato certificato (circa il 225% delle entrate), rappresenta un record al negativo: si tratterebbe della città più indebitata d'Italia. Bisogna anche ammettere che la città, dal 2006 in poi, vive un rilancio straordinario in termini di servizi e di immagine. Ma tutto ha un costo, che oggi la espone verso il sistema bancario per 4,2 miliardi di euro, in una fase dove i tagli del governo centrale, che scarica sugli enti locali i costi per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, levano il fiato.
Olimpiadi da salasso economico
Lo spettacolo olimpico ha di certo incrementato il debito che nel 2001 era di circa 1,7 miliardi di euro, nel 2007 di 2,98 miliardi. Tra impianti abbandonati e buchi di bilancio del Toroc (il Comitato per l'organizzazione dei XX Giochi olimpici invernali), lo scoperto sale a 300 milioni di euro. Come riferisce il sito Linkiesta, per il 2010 l'indebitamento netto dovrebbe attestarsi a circa 3,8 miliardi di euro. Secondo le previsioni dell'Università di Torino, nel 2012 il debito sfiorerebbe i 4 miliardi di euro di debito, per ampliare la metropolitana e riqualificare altre aree urbane. Ma i giochi olimpici non spiegano tutto. Anche l'uso di derivati ha messo in ginocchio le casse del Comune, e rivelato il ruolo dell'assessore al Bilancio Gianguido Passoni, già in corsa alle primarie contro Fassino. Le perdite, circa 150 milioni di euro per circa 23 contratti derivati sottoscritti per un valore nozionale di 1,2 miliardi di euro. I debiti, dall'amministrazione Castellani a quella Chiamparino, hanno finanziato il lato ludico della città, ma dopo tanti anni di "grandeur", dopo il 2008, è arrivato il momento della morigeratezza. Altro che i 100 milioni di euro che ogni anno finanziavano gli eventi presenti nell'area metropolitana di Torino, come ha rivelato, lo scorso febbraio, un consigliere anonimo a Linkiesta.
Assi portanti, debito imperante
Olimpiadi, festini e derivati come emblema del default? Non solo. Il Comune ha giustamente messo mano al rinnovamento degli assi portanti della città. Il passante ferroviario è costato oltre 750 milioni di euro, la metropolitana un miliardo. La gestione Chiamparino, in questo segmento, avrebbe speso 400 milioni di euro. Il debito insomma costa 3.500 euro a ogni cittadino torinese. Ma cosa fare per avviare il risanamento?
Il piano per battere il default
La soluzione individuta è la costituzione di una holding di partecipazioni. Il disegno concepito dall'assessore Gianguido Passoni e dal vicesindaco Tom Dealessandri prevede la creazione di un veicolo societario a cui verranno conferite le partecipazioni in Gtt, l' ex municipalizzata dei trasporti, Amiat, che si occupa di raccolta rifiuti, e Trm, che sta completando la costruzionedell' inceneritore del Gerbido. L'obiettivo è arrivare alla cessione del 40% di ciascuna società entro il 31 marzo 2012. Secondo il piano studiato, Fct, la finanziaria del Comune, entro la fine dell'anno comprerà il 40% di ciascuna società, indebitandosi. Lo stesso 40% di ciascuna azienda è destinato a finire sul mercato entro la primavera del 2012. Fct, che a differenza del Comune non ha vincoli da patto di stabilità, farà un prestito ponte, anticiperà la cessione gestendola poi in un secondo tempo. A Fct, però, verrà conferito anche il rimanente 60% delle azioni delle tre società. Quote che rappresentano la base per costruire l' holding di controllo pubblico, la futura Htc, sorella gemella della Fct, dove resteranno invece le azioni di società come Tne, Sitaf, Centrale del Latte e il 38% di Sagat al momento sotto il controllo diretto della città di Torino.
Più controllo dei conti e degli uomini al comando
Il piano, che non piace a tutti, ha vari obiettivi. La holding dovrà esercitare un controllo sulle partecipate; garantire un'attività di gestione delle partecipazioni all'altezza dell'apertura del capitale a grandi gruppi privati; approntare un severo controllo di gestione e un auditing centralizzato per evitare gli sprechi e migliorare l'efficienza. Da ripensare sono anche le altre partecipazioni di Fct non strategiche per la città.
A Torino, il debito comunale ha proporzioni epiche e per la giunta guidata da Piero Fassino non è più tempo di indugiare. Come già rivelato a inizio anno dai dati dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre (che ha calcolato l' incidenza percentuale del debito sulle entrate correnti dei 118 Comuni capoluogo di provincia), l'indebitamento, pari a 3,1 miliardi di euro nel 2008, ultimo dato certificato (circa il 225% delle entrate), rappresenta un record al negativo: si tratterebbe della città più indebitata d'Italia. Bisogna anche ammettere che la città, dal 2006 in poi, vive un rilancio straordinario in termini di servizi e di immagine. Ma tutto ha un costo, che oggi la espone verso il sistema bancario per 4,2 miliardi di euro, in una fase dove i tagli del governo centrale, che scarica sugli enti locali i costi per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, levano il fiato.
Olimpiadi da salasso economico
Lo spettacolo olimpico ha di certo incrementato il debito che nel 2001 era di circa 1,7 miliardi di euro, nel 2007 di 2,98 miliardi. Tra impianti abbandonati e buchi di bilancio del Toroc (il Comitato per l'organizzazione dei XX Giochi olimpici invernali), lo scoperto sale a 300 milioni di euro. Come riferisce il sito Linkiesta, per il 2010 l'indebitamento netto dovrebbe attestarsi a circa 3,8 miliardi di euro. Secondo le previsioni dell'Università di Torino, nel 2012 il debito sfiorerebbe i 4 miliardi di euro di debito, per ampliare la metropolitana e riqualificare altre aree urbane. Ma i giochi olimpici non spiegano tutto. Anche l'uso di derivati ha messo in ginocchio le casse del Comune, e rivelato il ruolo dell'assessore al Bilancio Gianguido Passoni, già in corsa alle primarie contro Fassino. Le perdite, circa 150 milioni di euro per circa 23 contratti derivati sottoscritti per un valore nozionale di 1,2 miliardi di euro. I debiti, dall'amministrazione Castellani a quella Chiamparino, hanno finanziato il lato ludico della città, ma dopo tanti anni di "grandeur", dopo il 2008, è arrivato il momento della morigeratezza. Altro che i 100 milioni di euro che ogni anno finanziavano gli eventi presenti nell'area metropolitana di Torino, come ha rivelato, lo scorso febbraio, un consigliere anonimo a Linkiesta.
Assi portanti, debito imperante
Olimpiadi, festini e derivati come emblema del default? Non solo. Il Comune ha giustamente messo mano al rinnovamento degli assi portanti della città. Il passante ferroviario è costato oltre 750 milioni di euro, la metropolitana un miliardo. La gestione Chiamparino, in questo segmento, avrebbe speso 400 milioni di euro. Il debito insomma costa 3.500 euro a ogni cittadino torinese. Ma cosa fare per avviare il risanamento?
Il piano per battere il default
La soluzione individuta è la costituzione di una holding di partecipazioni. Il disegno concepito dall'assessore Gianguido Passoni e dal vicesindaco Tom Dealessandri prevede la creazione di un veicolo societario a cui verranno conferite le partecipazioni in Gtt, l' ex municipalizzata dei trasporti, Amiat, che si occupa di raccolta rifiuti, e Trm, che sta completando la costruzionedell' inceneritore del Gerbido. L'obiettivo è arrivare alla cessione del 40% di ciascuna società entro il 31 marzo 2012. Secondo il piano studiato, Fct, la finanziaria del Comune, entro la fine dell'anno comprerà il 40% di ciascuna società, indebitandosi. Lo stesso 40% di ciascuna azienda è destinato a finire sul mercato entro la primavera del 2012. Fct, che a differenza del Comune non ha vincoli da patto di stabilità, farà un prestito ponte, anticiperà la cessione gestendola poi in un secondo tempo. A Fct, però, verrà conferito anche il rimanente 60% delle azioni delle tre società. Quote che rappresentano la base per costruire l' holding di controllo pubblico, la futura Htc, sorella gemella della Fct, dove resteranno invece le azioni di società come Tne, Sitaf, Centrale del Latte e il 38% di Sagat al momento sotto il controllo diretto della città di Torino.
Più controllo dei conti e degli uomini al comando
Il piano, che non piace a tutti, ha vari obiettivi. La holding dovrà esercitare un controllo sulle partecipate; garantire un'attività di gestione delle partecipazioni all'altezza dell'apertura del capitale a grandi gruppi privati; approntare un severo controllo di gestione e un auditing centralizzato per evitare gli sprechi e migliorare l'efficienza. Da ripensare sono anche le altre partecipazioni di Fct non strategiche per la città.
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