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Teatro e politica

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Messaggio Da Ospite Ven Giu 11, 2010 8:49 pm

"Il Messaggero" ROMA (24 aprile) - Scontro tra i lavoratori del Teatro alla Scala di Milano e alcuni agenti in tenuta antisommossa che hanno impedito ai manifestanti di arrivare davanti all’ingresso del teatro milanese, dove erano in corso le celebrazioni per il 25 aprile. I lavoratori protestavano contro il decreto di riforma delle fondazioni liriche del ministro Bondi, varato venerdì in consiglio dei ministri. Dopo alcuni momenti di tensione gli agenti hanno sfoderato i manganelli di fronte ai manifestanti che continuavano a spintonarli. Uno scontro durato pochi attimi ma la tensione è stata alta davanti all’ingresso laterale in via Filodrammatici.

Uno dei manifestanti sanguinava, colpito al volto da un manganello, mentre altri colleghi lo soccorrevano. Elettricisti, musicisti, tutti gli operatori dello spettacolo che lavorano al teatro alla Scala, hanno gridato I manifestanti hanno anche rivolto insulti urlando tra le altre cose "assassini, assassini" e "fascisti".

Una cinquantina di lavoratori del Teatro alla Scala di Milano ha inscenato un picchetto di protesta all’ingresso della piazza del teatro, all’interno del quale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha tenuto il discorso per il 25 aprile. I lavoratori avevano già incontrato il capo dello Stato, consegnandogli una lettera con la richiesta di non firmare il decreto. Richiesta urlata a gran voce anche alla Scala. Ai lavoratori il presidente ha risposto ricordando che le sue prerogative non gli permettono di non firmare.

“No al decreto - si legge su uno striscione - via i banditi ANFOLS”. Tra i manifestanti alcuni orchestrali hanno abbozzato un’aria di Astor Piazzolla, mentre alcuni componenti del coro hanno cantato il “Va pensiero”. Soddisfatto per l’incontro di oggi con Napolitano il sindacalista della Cgil, Giancarlo Albori, in piazza con i manifestanti. «Napolitano - ha detto Albori - ha sottolineato che occorre una riforma di sistema e che verificherà il decreto anche in rapporto alla situazione del lavoro e ai teatri. Lui ha sottolineato di considerare la cultura una risorsa strategica che deve essere considerata un investimento».

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Messaggio Da Ospite Mer Mar 23, 2011 7:28 pm

riprendo questo topic perchè credo che l'argomento del finanziamento della cultura sia interessante, come sapete oggi sono passati alcuni provvedimenti su questo tema, tra il quale l'abolizione della tassa di un euro sul cinema, ma l'aumento di due centesimi sul prezzo del carburante.

Ebbene sarò provocatorio e quindi prendetela come tale: allo stato attuale ha senso che sia lo Stato a finanziare il settore culturale?

Si dice che la cultura in realtà è una industria, un motore per il paese, ecc... ebbene credo che questo approccio sia sbagliato, in quanto se così fosse non ci sarebbe bisogno dei finanziamenti statali secondo le più elementari teorie macroeconomiche.

In realtà la Cultura non è un motore per il paese.

La Cultura è una necessità del paese. Esattamente come lo può essere il S.S.N., le forze di sicurezza, l'amministrazione pubblica, ecc...

Ebbene cosa comporta ciò? Semplice, se guardiamo le cose secondo il primo aspetto (cultura come industria) si giustificano cose fuori da ogni logica comune e di buon senso (ma perfettamente logiche secondo questa logica).

Si prenda il caso dei finanziamenti ai nostri 'colossal' come incassi: parlo di cinepanettoni, film comici o di satira, ecc...

Se si va a vedere oltre a casi ecclatanti di finanziamenti diretti dal ministero competente si vede spesso che bene o male questi film sono supportati anche da amministrazioni locali, in co-produzione con la RAI, ecc...
stiamo parlando comunque di SOLDI PUBBLICI.

Soldi nostri che chi contribuisce immagino che vorrebbe vedere spesi un po' meglio, che si sia a favore o meno dei finanziamenti alla cultura finanziare un cinepanettone per motivi 'culturali' non si può di certo dirsi sensato, ma diventa sensato se si guarda la cosa sotto un'ottica industriale: quanto è costato il film? Quanto ha incassato? Quante volte è stato visto? Vedete che i costi sono stati molto minori rispetto alle entrate, questo si chiama profitto.

Ebbene se andate a guardare a livello nazionale come a livello locale casi come questo ne troverete a iosa: prodotti (film, ma non solo ovviamente) di sicuro successo che vengono finanziati, lasciando invece i prodotti di reale contenuto culturale senza finanziamenti.

Pensiamo anche ad un altro spreco per meglio spiegare ciò.
La Scala riceve finanziamenti. Ora a costo di fare demagogia e semplificando, ma torna utile e buono per spiegare brevemente il caso, perchè una impiegata o un operaio che guadagnano 1000 euri scarsi al mese devono finanziare un esercizio che si rivolge ad un pubblico medio-alto (molto alto): non sarebbe più logico piuttosto alzare il costo dei biglietti? In fondo visto al pubblico a cui si rivolge la Scala alzare il costo dei biglietti non vorrebbe dire avere una riduzione di pubblico.

Invece tagliare i fondi ad un piccolo teatro che fa spettacoli gratuiti per le scuole, che quindi non farà spettacoli di livello internazionale, ma molto utili alla formazione di tutta la cittadinanza, può rivelarsi disastroso.

Però facciamo un passo indietro: lo Stato e le sue amministrazioni hanno pochi soldi, quindi tutti non si possono finanziare.

Allora secondo logiche di efficenza bisognerebbe finanziare chi fa realmente cultura.

per esempio come NDE Torino non ci facciamo problemi a proporre che visti i pochi soldi disponibili sarebbe bene concentrarli in pochi eventi di grande spessore piuttosto che disperderli in molti eventi, di cui diversi di dubbia qualità, senza che tali fondi vadano realmente ad incidere.

Ecco il punto è che bisogna cambiare proprio l'approccio.

Basta con i fondi a pioggia dati a casaccio.

Non parliamo di una industria quindi non deve generare profitto.

Ma non si posssono neanche regalare soldi a tutti solo perchè si fa rientrare qualsiasi cosa sotto il termine di 'cultura'.

Quindi è necessaria una maggiore efficenza e selettività nella distribuzione di questi fondi capendo meglio cosa intendiamo per 'cultura' e 'finanziabile'.

Un prodotto destinato ad essere venduto (ad esempio un film o un prodotto teatrale) non può rientrare in questa categoria ad esempio in quanto è un prodotto destinato alla commercializzazione dura e pura, quindi il suo successo e fattibilità deve dipendere dalla sua capacità di intrattenimento. Le commedie di Goldoni non hanno di certo avuto successo per qualche sovvenzione statale che l'ha mantenuta sul 'mercato' anche se non lo era che io sappia.

Uno spettacolo o un prodotto culturale invece destinato alla cittadinanza senza che questa debba sborsare un euro non è un prodotto commerciale e se il contenuto culturale è alto allora magari merita anche di essere debitamente sostenuto

Oltretutto se la 'cultura' in Italia può sopravvivere grazie all'intervento statale capite che si crea anche un problema, viva il gioco di parole, culturale.
Ovviamente uno stato finanzierà solo quello che gli fa piacere. Tu stato liberale non andrai a finanziare che ne sò... prodotti culturali anti democratici (voi finanziereste oggi che ne sò... l'architettura di epoca fascista? Credo di no, però oggi ci ritroviamo con interi quartieri e costruzioni costruiti con crismi e sopratutto fini che oggi non accetteremmo, che però costituiscono un alto patrimonio artistico architettonico e parte integrante nella nostra storia), questa è una esagerazione, ma pensiamo anche a casi più terra a terra, per esempio dei writers: è cultura? Non è cultura? Deve essere supportata? Deve essere contrastata in tutti i casi? E' contraria al senso comune? Chi è di Milano sicuramente ne sà qualcosina più di me su quante polemiche, anche di merito e limitate al solo aspetto culturale, ci sono in merito....
Prendiamo il caso americano dove solitamente il governo americano, salvo per motivi di dichiarata propaganda, non supporta le produzioni cinematografiche (non direttamente per lo meno), salvo che nel caso siano necessari mezzi militari.
In quel caso solitamente si seguono due strade: è un prodotto spiccatamente filo Army (o Navy, o Marines o Air Force, dipende dal caso), ultrapatriottico, ecc... i mezzi vengono concessi gratis o a prezzi stracciati (e comunque con limitazioni: ad esempio leggenda vuole che il registra di Top Gun per far fare una virata alla portaerei su cui si stavano facendo le riprese per avere un migliore posizionamento del sole per le riprese abbia staccato un sostanzioso assegno, rimando invece a ciò che è successo recentemente con l'esercito Italiano, sezioni ospiti discussione sulle auto blu), man mano che le cose cambiano i costi e le limitazioni ed i mezzi messi a disposizione cambiano e salgono, fino a negare qualsiasi supporto quando il prodotto non piace proprio.

Giratelo un film di guerra (che voglia avere successo, quindi con tanti mezzi, molte esplosioni e tanta azione) su qualche guerra recente americana senza il supporto del governo americano e sì che oggi c'è in parte il 3D a mettere una pezza.

Quanti copioni sono stati cambiati solo per ottenere il supporto del governo americano è un dato che probabilmente è difficile quantificare e conoscere.

QUindi si crea anche una 'dipendenza' tra finanziamento e prodotto culturale finito. Anche nel caso italiano (seppur nel nostro caso ovviamente amicizie e conoscenze hanno la maggiore rispetto alle esigenze di immagine internazionale e propaganda interna).

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