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Waiting for the growth…

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Messaggio Da Ospite Mar Mag 10, 2011 11:33 am

http://leffemeride.blogspot.com/2011/05/waiting-for-growth.html

di Cristoforo Simonetta

Quando al liceo mi fecero studiare Samuel Beckett e la sua opera “Waiting for Godot” pensai che fosse una tragicommedia fine a sé stessa.
Col passare del tempo sto cominciando a rivedere la mia opinione su Beckett.

Per chi non conoscesse l’opera, racconta di due personaggi (Vladimiro ed Estragone) che per tutto l’evolversi della storia rimangono sotto un albero ad aspettare questo fantomatico Godot che, nonostante le sue promesse, non verrà mai. All’ennesimo messaggio di Godot, trasmesso tramite un ragazzino, i due tentano sia di uccidersi che di andarsene ma invano, rimanendo così fermi sotto l’albero all’infinito.

All’apparenza può sembrare una trama assurda, priva di alcun significato logico: chi potrebbe mai attendere per sempre qualcuno che non arriverà mai? Chi potrebbe essere così sciocco da pensare che la risposta a tutti i problemi possa venire da un misterioso individuo di cui si dubita perfino dell’esistenza? Eppure le dichiarazioni ed i fatti odierni dimostrano che la realtà è ben più triste della fantasia…

Quasi tutti i paesi europei (Francia, Italia, Grecia, Romania, Inghilterra, Spagna, tanto per citarne alcuni) stanno applicando misure draconiane di tagli al bilancio, più pacificamente dette “austerity”, per giungere a quale fine? Si taglia sull’istruzione, sulla cultura, sull’ambiente, per cosa? Ci chiedono sacrifici (David Cameron addirittura ai suoi concittadini ha parlato di “lacrime e sangue”) a che scopo? La risposta per la gran parte di economisti, industriali, banchieri e politici è scontata: “per sostenere la crescita”.

Una crescita che però dal 2008, anno dello scoppio della bolla finanziaria speculativa statunitense, in Europa non se ne vede traccia.

Nell’area Euro, che comprende 16 stati membri, la BCE ha stimato una variazione media annua del Pil reale che per il 2009 varia tra il -3,2% e il -2,2%; per il 2010 invece tra il- 0,7% e lo 0,7%: una “notevole” crescita non c’è che dire. Allo stesso tempo i consumi in Europa hanno registrato un aumento nell’ultimo semestre 2010 (novembre-ottobre-dicembre) del “ben” 0,8%, meno rispetto a quello precedente (luglio-agosto-settembre) che invece era “addirittura” dell’1,2%. Nonostante i dati deludenti, i nostri rappresentanti non hanno dubbi: presto la crescita tornerà in Europa, bisogna semplicemente andare avanti per questa strada compiendo ancora “coraggiosi sforzi”.

Anche se la disoccupazione ha raggiunto una media record (il 10,1% in media europea, con tassi massimi del 20,1% in Spagna); sebbene i problemi ambientali e di inefficienza energetica crescono invece di diminuire; e seppur la povertà in aumento (attualmente nell’unione si registrano 80 milioni di persone sotto la soglia di povertà, pari alla popolazione dell’intera Germania); i nostri economisti e politici sono fiduciosi: presto le cose cambieranno, la crescita risolverà tutto. Come sosteneva Adam Smith: lasciamo fare al mercato che la “mano invisibile” risolverà tutto, la mano invisibile di Godot.

Come Vladimiro ed Estragone, noi si aspetta pieni di speranza che il nostro Godot venga a sostenerci e trasportarci in una nuova età dell’oro.
Nonostante i grandi meriti che questo nostro sistema ci ha procurato e si è dimostrato vincente su qualsiasi altro sistema concorrente, non si può pensare che possa funzionare in eterno. Come aveva profetizzato ben due secoli fa Joseph Proudhon, l’attuale sistema economico è talmente sofisticato che ci ha alienato dalla realtà.

Come Godot, la stabilizzazione della crescita non esiste, è come pretendere che si possa soffiare all’infinito un palloncino senza il rischio che esploda, fisicamente impossibile, eppure ci crediamo e ci speriamo. A sentire i nostri governanti, il raggiungimento della crescita è quasi una missione “divina” con toni a volte assurdamente epici.

Se però Vladimiro ed Estragone vivono in un mondo immaginario nel quale si possa aspettare in eterno senza conseguenze; noi non possiamo permetterci questo lusso. Come disse Churchill “l’era dei rinvii, delle mezze misure, degli espedienti ingannevolmente consolatori, dei ritardi e da considerarsi chiusa. Ora inizia il periodo delle azioni che provocano conseguenze (12 novembre 1936)”.

Bisogna rassegnarci ed abbandonare questi miti della modernità che sono nate e sviluppate ben tre secoli fa e che ora hanno cominciato definitivamente a declinare in modo inesorabile.

Dobbiamo ritornare coi piedi per terra e capire che questa nave su cui ci siamo imbarcati è destinata a naufragare senza possibilità di scampo.

Cambiare, questo deve essere la parola d’ordine, cambiare tutto da cima a fondo a partire dai nostri miti e dalle nostre regole. Dimostriamo al mondo intero che noi europei, patria di grandi scienziati, poeti, filosofi, non abbiamo perso la nostra capacità di creare e plasmare un nuovo sistema: dove i fini non sono la crescita ed l’interesse personale, ma la felicità e il bene collettivo; dove l’etica non è “la scusa dei perdenti”, ma la forza motrice dell’economia; dove per sviluppo si intende maggiore efficienza ed efficacia; dove la politica e l’economia sono distinte e l’economia e la finanza separate; dove chi detta le regole non sono le banche o le agenzie di rating, ma le istituzioni politiche elette dai cittadini; dove finalmente si comprenda che il solo modo per risolvere una crisi è la cooperazione e la partecipazione; dove l’uomo non è concepito come una macchina sofisticata, come sostiene Cartesio, ma sia considerato un essere vivente in quanto tale.

Queste parole non devono però diventare slogan fine a sé stessi, devono concretizzarsi nella pratica e un buon inizio e agire nel nostro piccolo nel rispetto del prossimo e del mondo che ci circonda, contrastare le ingiustizie quotidiane che ci troviamo di fronte e convincere i nostri governi a cambiare rotta.

Se aspettiamo ancora il nostro “caro” Godot poi sarà troppo tardi cambiare e alla fine, come Vladimiro ed Estragone, tenteremo davvero di suicidarci con la differenza che noi, purtroppo, possiamo riuscirci.

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Messaggio Da Ospite Gio Ago 18, 2011 10:08 pm

cooperazione, ricerca,fiducia, uguaglianza,questa è la vera crescita su cui l'Europa deve puntare. lol!

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