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Organizzazione del turismo e politica turistica

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Messaggio Da Ospite Gio Mag 12, 2011 8:52 pm

A voi alcune riflessioni sul turismo oggi (è la mia materia di studio). Stavo pensando di proporlo anche come articolo per l'Effemeride, ma magari va ridotto in po' in termini di lunghezza?

Organizzazione del turismo e politica turistica
Le scienze del turismo così come le intendiamo noi oggi cominciano a formarsi agli inizi del ‘900. La prima generazione di esperti (secondo la suddivisione operata da Fuster nel 1991) era caratterizzata da scarsa autonomia rispetto alle scienze economiche e sociali e denotava una mancanza di terminologia condivisa e metodi efficaci e scientifici. Tuttavia il contributo italiano dell’epoca fu notevole. Angelo Mariotti nel 1922 scrisse il primo testo per lo studio del turismo, intitolato “industria del forestiero in Italia: economia politica del turismo”. Divenne in seguito direttore e poi presidente dell’ENIT, ente nazionale per il turismo, e pubblicò il primo manuale moderno di economia del turismo, “Corso di economia turistica”.
Non è mia intenzione trattare la storia delle scienze del turismo, quanto piuttosto sottolineare l’importanza del contributo iniziale del nostro paese. La sua attività propositrice tuttavia si smorzò a seguito delle guerre mondiali, in seguito alle quali tardò a riprendere vita negli anni, più che in altri paesi, tanto che fino agli anni ’80 non ci furono corsi accademici nel campo turistico. Questo portò a un conseguente ritardo nello studio scientifico del turismo nel nostro paese. A questo ritardo italiano negli studi turistici possiamo in parte attribuire in parte la mancanza di una politica turistica soddisfacente per il nostro paese. Sembra paradossale, ma il turismo che pur nell’immaginario comune dovrebbe essere un campo economico di punta nel nostro Paese, ha nei fatti un ruolo marginale nella politica economica italiana (essa stessa debole e marginale, a mio avviso, rispetto agli obiettivi che il nostro governo si pone).
Vale la pena ricordare tuttavia che la materia turistica è di competenza regionale, in seguito alla legge di modifica costituzionale del 2001. Questo di per sé non ha direttamente effetti nefasti, in quanto per operare una gestione delle destinazioni turistiche il livello più favorevole è quello territoriale, mentre alla nazione spetterebbe più un ruolo di marketing o proposizione del marchio “Italia” nel mondo (ruolo attualmente svolto alla meno peggio). Uno dei problemi più evidenti tuttavia risulta essere la mancanza di intesa comune sulla definizione degli standard qualitativi tra le varie regioni. Un esempio su tutti: il sistema di valutazione delle strutture ricettive. Le leggi regionali in materia turistica inoltre non differiscono soltanto sulla definizione degli standard. Varia infatti la definizione stessa delle forme giuridiche riconosciute per i STL (sistemi turistici locali), termine utilizzato nella legge quadro nazionale per indicare aree geografiche con offerta turistica simile. Per esempio in Veneto l’unica forma giuridica riconosciuta di STL è quella consortile. Mi accorgo però che sto entrando troppo nel tecnico, pertanto devo fare un passo indietro. In letteratura da anni ormai si trova il concetto di destinazione turistica, spesso chiamata anche territorio turistico o regione turistica. A questo concetto si collega l’azione di Destination Management, ovvero di gestione della destinazione turistica. Essa teorizza dunque che la base su cui si deve fondare l’azione di gestione dell’offerta turistica sia la destinazione, intesa come insieme di territorio, risorse, servizi, valori, imprese, che si propone come offerta sul mercato e viene perciò scelta dal turista quale meta del suo viaggio. Anche chi non consulta la letteratura scientifica avrà ormai sentito parlare di DMO ovvero Destination Management Organization. La DMO dovrebbe essere il soggetto preposto all’azione di gestione territoriale e di marketing della destinazione, un soggetto idealmente misto pubblico-privato in quanto frutto della cooperazione di vari attori locali, siano essi enti pubblici (ad esempio la provincia) o privati (imprese ricettive, di ristorazione, dei trasporti,..). Si tratta dunque di una struttura in grado di collegare e far operare assieme soggetti diversi che a vario titolo hanno interessi nel territorio e sono legati al campo turistico. Lo spirito che anima la DMO dovrebbe essere quello di creare un network in grado di scambiarsi informazioni, ma anche competenze professionali, che possa lavorare in una direzione condivisa dettata da una visione unitaria della destinazione. Per calare la teoria nel concreto, pensate al lavoro di preparazione che deve operare una città o un territorio per candidarsi alle Olimpiadi o a qualche grande evento. L’amministrazione pubblica, le associazioni di settore, le singole imprese devono in qualche modo collaborare a rispondere alle aspettative. Ecco che allo stesso modo una destinazione turistica dovrebbe cooperare costantemente per creare un’offerta rivolta al turista. In questa visione della gestione del turismo elaborata dagli esperti, e che quasi ovunque si sta affermando, pur con tempi e risultati diversi, quali sono i rapporti con la politica?
La DMO si pone tra il livello “pubblico” della politica turistica e il livello del singolo operatore privato. In pratica una struttura non gerarchica che unisce i vari attori del settore, in grado di applicare una visione turistica condivisa. Appare dunque chiara l’importanza del pubblico in campo turistico, sia dal punto di vista legislativo ma anche dal punto di vista dell’iniziativa, per stimolare l’arrivo di turisti curando l’immagine della destinazione, monitorando la sostenibilità ambientale, etc. Questo non significa fare concorrenza alle imprese, bensì contribuire a creare quella struttura-network che è la DMO per fornire supporto a tutti gli attori locali. Comprendere il funzionamento di una destinazione turistica significa dunque comprendere che le ideologie e i populismi di una parte o dell’altra non hanno nulla a che vedere con una sana politica turistica, la quale deve basarsi sul raggiungimento di obiettivi condivisi, tenendo in conto tutte le voci. Svolgere attività turistica in modo da creare benessere vuol dire prima di tutto che il benessere deve essere anche dei cittadini, non solo delle imprese, degli enti pubblici o dei turisti. Questo a livello di destinazione significa abbandonare le rivalità “di principio” e creare dei tavoli di dialogo per coordinare delle strategie unitarie. Si tratta di una strada imprescindibile se si vuole mantenere una competitività medio-alta, nel mercato globale che va ogni istante arricchendosi di nuova offerta grazie alle facilità del booking on-line e dei voli low cost. A livello regionale, significa saper proporre le proprie tipicità ma al tempo stesso rafforzare l’immaginario di una destinazione Italia, e uniformare le leggi regionali affinché il visitatore non si trovi spaesato attraversando le varie regioni. Tipicamente pensiamo al viaggio tra le città d’arte Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli. A livello nazionale, significa saper dare a chi ci guarda un’immagine positiva del Paese, nonché incentivare il turismo e la tutela delle risorse artistiche, storiche, paesaggistiche. Sfide forse troppo elevate, ma a cui non possiamo sottrarci se vogliamo che il turismo in Italia sia fonte di benessere economico, culturale e democratico.

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Messaggio Da Dario De Vita (iRad) Gio Mag 12, 2011 11:11 pm

Angelo è un ottimo intervento!
Non si tratta in realtà di un articolo ma eventualmente di un inizio della costruzione di alcuni punti del programma. Tutta quanto scritto fin'ora è un'ottima base ed un buona introduzione per iniziare a parlare di turismo in Italia.
Quando puoi vorresti tradurre in punti quali sono le tue proposte? Lasciati andare comunque ai tecnicismi, ma prima fai una sintesi più breve per far capire il concetto di quanto vai a proporre.
es.
1)Ridefinizione degli standard in materia turistica per tutte le regioni
Uno dei problemi risulta essere la mancanza di intesa comune sulla definizione degli standard qualitativi tra le varie regioni. La mia proposta è [...] (vai anche nel tecnico ora)

2)Ridefinizione univoca delle forme giuridiche riconosciute per i STL (sistemi turistici locali)
ecc ecc...

(io non posso aiutarti molto non essendo del campo) Sad
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Messaggio Da Ospite Gio Mag 12, 2011 11:35 pm

Beh, comunque anche come articolo per l'Effemeride andrebbe bene in quanto comunque approfondisce aspetti poco conusciuti, ci vorrebbe solo una chiusura finale maggiormente espansa forse.

Comunque concordo con Dario, è anche una ottima base per sviluppare un programma su questo aspetto! ^^

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Messaggio Da Ospite Sab Mag 14, 2011 12:55 pm

Ho capito cosa intendi Dario. Smile Mi fa piacere comunque che l'argomento abbia riscosso interesse.
Questo è quanto ho potuto sistemare di organico al momento, ovviamente man mano che cresce la mia comprensione dell'argomento e della situazione reale (che è sempre lontana dalla teoria) potrò risultare più chiaro e portare delle proposte ancora più concrete.

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