Allargamento: l'Europa ha dei confini?
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Allargamento: l'Europa ha dei confini?
scusate, vorrei sapere cosa ne pensate dei futuri allargamenti europei (a patto che ce ne siano visto che purtroppo Germania e Francia sono reticenti). è giusto porsi un limite all'allargamento secondo voi? A mio parere se l'Europa volesse espandersi ulteriormente dovrebbe innanzitutto suddividere i seggi all'europarlamento non su base nazionale (ogni stato ha determinati seggi) ma su base europea, in questo modo la "minaccia demografica" turca in primis non è un problema. Inoltre l'Europa dovrebbe dare agli stati candidati tre opzioni: stato pienamente membro, stato parzialmente membro, stato associato. Nel caso di stato pienamente membro, deve seguire l'attuale procedura di ingresso. Stato parzialmente membro, ha meno oneri (sopratutto sul piano economico-sociale) e si uniforma sul piano di politica estera, difesa, energia, i loro membri al' europarlamento saranno "deputati associati" e che quindi avranno un numero di seggi aggiunti su base nazionale (che nel caso però diventi membro appieno i seggi saranno su base continentale) e potranno decidere se applicare o no determinate direttivi (per esempio in campo trasporti, rapporti stato-regione, politiche giovanili, politiche sociali,ecc) ma non possono porre un veto che blocchi tutti quanti. Infine stati associati, per entrare avranno obiettivi minimi (rispetto dei diritti fondamentali, stabilità politica e nessun conflitto o tensione con uno stato terzo in corso), e che all'europarlamento avranno dei semplici "osservatori", che non avendo nessun ruolo istituzionale rilevante non saranno eletti, che avranno come obiettivo una semplice cooperazione. Ovviamente uno stato può passare da una fascia ad un altra. per quanto riguarda un ulteriore allargamento, a parte gli stati già candidati, penso che l'Europa possa espandersi massimo verso Norvegia, Svizzera, Ucraina, Georgia, Serbia, Montenegro, Bosnia, Albania
Simonett- Ospite
Re: Allargamento: l'Europa ha dei confini?
La tua proposta è molto interessante e risolverebbe molti problemi attuali ma metterei dei limiti nel "cambio" cioè nel passare da una fascia all'altra secondo le comodità del paese poiché porterebbe maggiore instabilità.
Re: Allargamento: l'Europa ha dei confini?
non posso che iniziare a risponderti quotandoti quanto scritto nel nostro programma:
http://www.nuovademocraziaeuropea.eu/europa.htm
http://www.nuovademocraziaeuropea.eu/ProgrammaPoliticaEsteraEuropea.pdf
"NDE è aperta verso l'entrata di nuovi stati nell'UE, ma oltre al rispetto dei parametri
dei trattati e all'accoglimento della legislazione europea, tali stati dovranno essere
valutati con maggiore forza anche su altri settori e fattori: economico (si dovrà
valutare in particolare se la loro entrata non genererà un danno consistente al resto dei
paesi dell'UE, sopratutto per quel che riguarda i contributi UE), culturale e dei valori
(oltre alla piena accettazione negli ordinamenti delle leggi UE e del rispetto della
carta dei diritti fondamentali deve essere dimostrato anche che ci sia accettazione
attraverso l'analisi dei fattori statistici correlati), politici (dovrà essere valutata anche
quanto il paese che richiede l'adesione sia vicino politicamente alle posizioni assunte
nell'UE su varie questioni di politica internazionale) e storici.
Necessario inoltre, prima di parlare di adesione di nuovi stati membri (per lo meno di
quelli che ancora ne devono fare richiesta o il cui iter non è ancora stato realmente
avviato o è ancora in fase iniziale), la riforma delle istituzioni UE: un ulteriore
allargamento senza prima rafforzare, modificare e perfezionare quanto già esiste
andrebbe solo a danno del funzionamento stesso e della tenuta dell'UE."[/justify]
(per le riforme proposte rimando alla prima parte del PDF)
In realtà come si può capire l'argomento per ora è solo abbozzato, seppur vengano piantate delle linee guide e dei paletti ben chiari e per quanto generali molto importanti e non così scontati, quindi comunque credo che la risposta al tuo primo quesito abbia bene o male risposta: prima si deve riformare l'UE, poi si può pensare di allargarla. In fondo una struttura deve anche rispondere a certe esigenze e attualmente tale struttura, messa sotto stress anche dai repentini allargamenti degli ultimi anni ha dimostrato di non esserlo in quanto principalmente ancora troppo imbrigliata nelle logiche dei singoli governi nazionali attraverso Consiglio europeo e consiglio dell'UE e se mettere d'accordo 27 governi nazionali è già una impresa e personalmente non oso immaginare se il numero comincia a superare la 30, per di più con nuovi stati che non sono di certo San Marino (senza nulla togliere ad esso) come peso politico, strategico ed economico a livello continentale, ma portatori di interessi, anche solo regionali, molto diversificati (penso proprio ai Balcani ove una Serbia ha strategie politiche sicuramente differenti se non in aperto contrasto con quelle dell'Albania, della Croazia o della Bosnia) che se non trovano una adeguata risposta istituzionale rischiano solo di trovare maggiormente eco all'interno di una struttura come l'UE generando danni ben grossi.
Parlando invece della tua proposta è sicuramente interessante, ma parte da quello che vedo come un errore nella analisi di fondo che va in parte rettificato, infatti i seggi attualmente vengono ripartiti a grandi linee sulla base della popolazione di cui ogni stato dispone, quindi comunque una elezione su base europea non cambierebbe le cose in quanto comunque i deputati verrebbero eletti (come già oggi avviene) su basi macroregionali per avere ogni tot milioni di abitanti un certo numero di rappresentanti (realisticamente sarebbe il metodo che verrebbe adottato), oltre al fatto che in EU di fatto si è ancora lontani da poter proporre partiti transnazionali unici proprio per un gap culturale/politico ancora molto lontano da colmare quindi si tenderebbero a riprodurre su scala europea i partiti nazionali delle nazioni più potenti 'demograficamente' non cambiando quindi di fatto la situazione attuale nel caso più realisticamente begnino, e schiacciando invece le nazioni meno popolose come rappresentanza o ove si ha una maggiore frammentazione politica nel peggiore dei casi.
Sulla divisione tra membri/parzialmente membri/associati già oggi è in parte così, infatti alcuni stati per esempio non recepiscono completamente alcune questioni (schenghen, Euro, ecc... attraverso la clausola di opt-out), si ha tutta una serie quindi di adesioni 'variabili', solo alcuni stati (tipicamente quelli anglofoni e nord-europei) si può dire che non recepiscono al 100% tutti i trattati e accordi dell'UE. Coloro che invece hanno le clausole in questioni non partecipano alle decisioni in merito su quelle questioni (non si parla di europarlamento in quanto i deputati sono tutti uguali a prescindere dalla loro cittadinanza, ma solitamente sono decisioni prese nei consigli dei ministri o nel consiglio europeo, bisogna inoltre notare che sono questioni su cui generalmente l'europarlamento non ha poteri, se non in maniera indiretta tramite il potere di bilancio che poi è uno dei pochi poteri di cui realmente dispone, per dirla in altri termini il parlamento europeo non si trova in una situazione dissimile da quella nel quale si trovavano molti parlamenti nazionali ai loro albori con poteri limitati al campo economico).
Inoltre oggi giorno la possibilità di veto è inesistente al livello di europarlamento ed è molto ridotta pure a livello di Consiglio europeo rispetto al passato (seppur tangibile su questioni molto scottanti, es: difesa).
Quello che al più si può realisticamente come proponi è prevedere che stati in via d'entrata nell'UE possano inviare osservatori permanenti (cosa che già c'è in base ad accordi stipulati all'interno dei trattati di accesso), ma con l'aggiunta che si può studiare di avere diritto di intervento davanti all'assemblea (oggi tale possibilità di intervento è limitata solo su invito, non sembra, ma è una differenza comunque abbissale e non di poca importanza ipotizzare una cosa del genere), ma non di voto. Non userei il termine associato in quanto oggigiorno esistono e sono già molto diffusi gli accordi di associazione (tipo quello di Lomè che comprende paesi africani, dei Caraibi e del Pacifo) perciò si rischia di fare un po' di confusione.
http://www.nuovademocraziaeuropea.eu/europa.htm
http://www.nuovademocraziaeuropea.eu/ProgrammaPoliticaEsteraEuropea.pdf
"NDE è aperta verso l'entrata di nuovi stati nell'UE, ma oltre al rispetto dei parametri
dei trattati e all'accoglimento della legislazione europea, tali stati dovranno essere
valutati con maggiore forza anche su altri settori e fattori: economico (si dovrà
valutare in particolare se la loro entrata non genererà un danno consistente al resto dei
paesi dell'UE, sopratutto per quel che riguarda i contributi UE), culturale e dei valori
(oltre alla piena accettazione negli ordinamenti delle leggi UE e del rispetto della
carta dei diritti fondamentali deve essere dimostrato anche che ci sia accettazione
attraverso l'analisi dei fattori statistici correlati), politici (dovrà essere valutata anche
quanto il paese che richiede l'adesione sia vicino politicamente alle posizioni assunte
nell'UE su varie questioni di politica internazionale) e storici.
Necessario inoltre, prima di parlare di adesione di nuovi stati membri (per lo meno di
quelli che ancora ne devono fare richiesta o il cui iter non è ancora stato realmente
avviato o è ancora in fase iniziale), la riforma delle istituzioni UE: un ulteriore
allargamento senza prima rafforzare, modificare e perfezionare quanto già esiste
andrebbe solo a danno del funzionamento stesso e della tenuta dell'UE."[/justify]
(per le riforme proposte rimando alla prima parte del PDF)
In realtà come si può capire l'argomento per ora è solo abbozzato, seppur vengano piantate delle linee guide e dei paletti ben chiari e per quanto generali molto importanti e non così scontati, quindi comunque credo che la risposta al tuo primo quesito abbia bene o male risposta: prima si deve riformare l'UE, poi si può pensare di allargarla. In fondo una struttura deve anche rispondere a certe esigenze e attualmente tale struttura, messa sotto stress anche dai repentini allargamenti degli ultimi anni ha dimostrato di non esserlo in quanto principalmente ancora troppo imbrigliata nelle logiche dei singoli governi nazionali attraverso Consiglio europeo e consiglio dell'UE e se mettere d'accordo 27 governi nazionali è già una impresa e personalmente non oso immaginare se il numero comincia a superare la 30, per di più con nuovi stati che non sono di certo San Marino (senza nulla togliere ad esso) come peso politico, strategico ed economico a livello continentale, ma portatori di interessi, anche solo regionali, molto diversificati (penso proprio ai Balcani ove una Serbia ha strategie politiche sicuramente differenti se non in aperto contrasto con quelle dell'Albania, della Croazia o della Bosnia) che se non trovano una adeguata risposta istituzionale rischiano solo di trovare maggiormente eco all'interno di una struttura come l'UE generando danni ben grossi.
Parlando invece della tua proposta è sicuramente interessante, ma parte da quello che vedo come un errore nella analisi di fondo che va in parte rettificato, infatti i seggi attualmente vengono ripartiti a grandi linee sulla base della popolazione di cui ogni stato dispone, quindi comunque una elezione su base europea non cambierebbe le cose in quanto comunque i deputati verrebbero eletti (come già oggi avviene) su basi macroregionali per avere ogni tot milioni di abitanti un certo numero di rappresentanti (realisticamente sarebbe il metodo che verrebbe adottato), oltre al fatto che in EU di fatto si è ancora lontani da poter proporre partiti transnazionali unici proprio per un gap culturale/politico ancora molto lontano da colmare quindi si tenderebbero a riprodurre su scala europea i partiti nazionali delle nazioni più potenti 'demograficamente' non cambiando quindi di fatto la situazione attuale nel caso più realisticamente begnino, e schiacciando invece le nazioni meno popolose come rappresentanza o ove si ha una maggiore frammentazione politica nel peggiore dei casi.
Sulla divisione tra membri/parzialmente membri/associati già oggi è in parte così, infatti alcuni stati per esempio non recepiscono completamente alcune questioni (schenghen, Euro, ecc... attraverso la clausola di opt-out), si ha tutta una serie quindi di adesioni 'variabili', solo alcuni stati (tipicamente quelli anglofoni e nord-europei) si può dire che non recepiscono al 100% tutti i trattati e accordi dell'UE. Coloro che invece hanno le clausole in questioni non partecipano alle decisioni in merito su quelle questioni (non si parla di europarlamento in quanto i deputati sono tutti uguali a prescindere dalla loro cittadinanza, ma solitamente sono decisioni prese nei consigli dei ministri o nel consiglio europeo, bisogna inoltre notare che sono questioni su cui generalmente l'europarlamento non ha poteri, se non in maniera indiretta tramite il potere di bilancio che poi è uno dei pochi poteri di cui realmente dispone, per dirla in altri termini il parlamento europeo non si trova in una situazione dissimile da quella nel quale si trovavano molti parlamenti nazionali ai loro albori con poteri limitati al campo economico).
Inoltre oggi giorno la possibilità di veto è inesistente al livello di europarlamento ed è molto ridotta pure a livello di Consiglio europeo rispetto al passato (seppur tangibile su questioni molto scottanti, es: difesa).
Quello che al più si può realisticamente come proponi è prevedere che stati in via d'entrata nell'UE possano inviare osservatori permanenti (cosa che già c'è in base ad accordi stipulati all'interno dei trattati di accesso), ma con l'aggiunta che si può studiare di avere diritto di intervento davanti all'assemblea (oggi tale possibilità di intervento è limitata solo su invito, non sembra, ma è una differenza comunque abbissale e non di poca importanza ipotizzare una cosa del genere), ma non di voto. Non userei il termine associato in quanto oggigiorno esistono e sono già molto diffusi gli accordi di associazione (tipo quello di Lomè che comprende paesi africani, dei Caraibi e del Pacifo) perciò si rischia di fare un po' di confusione.
Ospite- Ospite
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