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La Libia, la sua situazione e quella del Nord Africa

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Messaggio Da Ospite Lun Feb 21, 2011 8:26 pm

Come ben sappiamo tutti in queste settimane nel Nord Africa e MO si sta assistendo ad uno dei sconvolgimenti politici maggiori dalla caduta del sistema sovietico.

Attualmente in particolare per quel che riguarda molta apprensione genera la situazione libica, che al contrario degli altri paesi dove ci sono state le proposte sia per questioni etniche che per il livello di violenza che per il fatto che le forze armate del paese si sono divise tra fedeli al regime e fedeli invece alle popolazioni locali è il paese più vicino alla guerra civile.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/02/16/visualizza_new.html_1587570705.html

L'Italia ha alcuni problemi urgenti (rifugiati che dopo la Tunisia è probabile che arriveranno anche dalla Libia, i numerosi nostri connazzionali e attività economiche con sede in Libia, ecc), ma sopratutto questo scenario (piuttosto inaspettato e giunto come un fulmine a ciel sereno) apre diverse problematiche future.

(personalmente io avrei già fatto salpare, senza fanfare, un paio di nostre navi d'altura per pattugliare in alto mare le acque libiche almeno per avere una completa capacità di sorveglianza, quindi per sapere esattamente cosa sta succedendo, almeno per verificare se le notizie che l'aviazioni libica sta venendo usata contro i manifestanti è vera, e per avere maggiori strumenti di intervento per porre in salvo eventualmente cittadini italiani o europei nel caso si trovassero in estrema difficoltà. Per il resto riconosco che l'EU ha trovato una buona posizione comune, un buon compromesso tra le varie esigenze che ci sono sul piatto, tanto più che la situazione è ancora in piena evoluzione e perciò diventa difficile prendere anche iniziative attive rimanendo comunque imparziali e senza danneggiare la sovranità di alcuno)

La prima e più pressante è cosa deve fare l'italia e l'Europa in questa situazione.
Tralasciando un attimo la questione della democrazia e dei diritti umani (e qui comunque bisogna fare una critica a tutti i governi italiani che hanno svenduto troppo facilmente queste tematiche a Gheddafi e la cosa in futuro, ma già ora proprio la virulenza delle proteste è determinato anche proprio da questo fattore, potrebbe anche costarci cara) varie sono le minacce ai nostri interessi in caso scoppiasse una guerra civile in Libia:
rischio di instabilità nella zona in caso di guerra civile o secessione di parti del paese, tanto più se queste diventeranno amministrate da regimi teocratici.
approvvigionamento di petrolio e gas naturale
comunque andrà per diverso tempo il controllo dei flussi migratori scenderà di gran lunga, se non cesserà del tutto.

Detto questo la carneficina che sta avvennendo apre nuovamente il problema di gestire in maniera più ampia e con forza il problema dei nostri rapporti con la sponda sud del Mediterraneo: in Egitto ed in Tunisia stiamo assistendo solo a dei cambi di regime (ad esempio Mubarak, un generale, destituito da altri generali) che potranno tradursi in futuro anche in sistemi politici più democratici e rispettosi dei diritti umani, ma comunque cambiamenti che dovrebbero giungere in maniera piuttosto pacifica (non nel senso di noi vecchia Europa ovviamente) e garantendo comunque il rispetto di quelle necessità (politiche, energetiche, strategiche, di rispetto dei diritti umani, ecc... tanto care a noi europei).

Nel programma si parlava di EUROMED, ma di fatto si può dire che gli avvenimenti hanno ormai sorpassato le possibilità di cooperazione che tale strumento garantiva, quindi bisogna andare oltre.
Il quesito che quindi pongo sperando che si apra un bel dibattito è quindi: cosa deve fare l'Italia? Cosa deve fare l'Europa? Io credo che questo debba spingere con ancora maggior forza ad avere una politica estera comune, lo stato nazionale singolo oramai non ha più potere neanche vicino a casa (sopratutto in presenza di governi incapaci e che pensano ad altro come quello italiano), l'UE però allo stato attuale per trovare posizioni comuni richiede dei passaggi procedurali troppo complessi (in una situazione di crisi).
Però non è neanche questo il problema principale, il problema vero è: come deve porsi l'Italia (e l'UE) di fronte a questi cambiamenti?


Ultima modifica di Umberto Banchieri il Mar Feb 22, 2011 1:26 pm - modificato 1 volta.

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Messaggio Da maffuci Lun Feb 21, 2011 10:10 pm

umberto ha scritto:

"(personalmente io avrei già fatto salpare, senza fanfare, un paio di nostre navi d'altura per pattugliare in alto mare le acque libiche almeno per avere una completa capacità di sorveglianza, quindi per sapere esattamente cosa sta succedendo)"

io penso che hai ragione, anzi sarebbe meglio che anche qualche altro paese europeo
facesse altrettanto giusto per capire cosa sta succedendo veramente prima che ci ritroviamo come "l'aretino pietro". e poi mi chiedo come mai i piu' forti dittatori del nordafrica in pochi giorni sono stati destituiti quasi contemporaneamente? sembra una cosa inverosimile tanto da pensare che ci sia una abile quanto potente regista che sta' gestendo tutto questo ribaltone con un disegno molto chiaro e senza alcuna incertezza.
Quindi sono daccordo con umberto che dare una sbirciatina piu' da vicino ci puo' solo essere utile per prevenire eventuali sorprese non molto gradite.

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Messaggio Da Ospite Lun Feb 21, 2011 10:26 pm

é notizia proprio di questi minuti che la nave Elettra da sorveglianza e guerra elettronica salperà presto dalla Spezia, un po' in ritardo e non è neanche abbastanza (contiamo anche che presto dalla Libia ricominceranno non solo i flussi migratori, ma anche e sopratutto arriveranno navi cariche di profughi quindi comunque lo strumento navale nella zona sarà da potenziare, se poi aggiungiamo che mezzi militari libici stanno cominciando a defezionare, oggi due Mirage libici sono atterrati a Malta ed i piloti hanno chiesto asilo, questo è un motivo in più per alzare l'attenzione), ma è già qualcosa.

Sul fatto che ci sia una regia esterna ho di che da dubitarne, più che altro la vedo come una concatenazione d'eventi.

Negli ultimi anni le classi media nei paesi arabi si sono molto espanse, quindi sono classi che hanno toccato anche un certo benessere ed un buon grado di istruzione.
Maggiore istruzione vuol dire maggiore coscienza dei propri diritti e della situazione politica nel quale ci si trova, inoltre vuol dire anche sapere usare meglio i sistemi di informazione moderni come internet ad esempio.
Ultimamente però causa crisi economica ed innalzamento dei prezzi alimentari questo benessere economico (comunque ben distante dal nostro ovviamente, una persona della classe media egiziana per dire per i nostri standard di vita sarebbe sulla soglia di povertà) è finito per scomparire.
Una scintilla (inizialmente le proteste sono scoppiate in Algeria addirittura, non in Tunisia) poi è stata espansa (e quello sì anche con un certo interesse a volte) dai media, in particolare da internet.
Il parziale successo della rivolta in Tunisia ha dato la forza e la fiducia necessaria a lanciare queste rivolte.
Il problema è ovviamente cosa avverà dopo: queste rivolte sono in gran parte comunque spontanee, dal basso, da parte delle classi medie in particolare, però mancano di strutture politiche organizzate, quindi c'è il rischio che transizioni mal condotte possano lasciare porte aperte a nuovi dittature, a estremisti di varia natura o altri regimi con cui sarebbe come ritrovarsi alla situazione iniziale nel migliore dei casi per le popolazioni interessate, per quel che riguarda i nostri interessi (e non bisogna cadere nell'errore di dimenticarsi che noi comunque abbiamo interessi, anche vitali per la nostra stessa stabilità e vitalità, basti pensare cosa vorrebbe dire non avere più il petrolio e gas naturale dal nord Africa ad esempio) invece addirittura peggiorare.


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Messaggio Da maffuci Lun Feb 21, 2011 10:57 pm

veramente io non escluderei assolutamente
"una abile quanto potente regista che sta' gestendo tutto questo ribaltone con un disegno molto chiaro e senza alcuna incertezza."
ho detto infatti abile per il semplice fatto che non si fa' scoprire facilmente le sue carte, specialmente adesso che penso sia solo l'inizio di una piu vasta operazione.

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Messaggio Da Ospite Mar Feb 22, 2011 1:09 pm

Intanto segnalo queste notizie:

Questa è piuttosto curiosa:

http://www.agi.it/rubriche/ultime-notizie-page/201102221247-eco-rom0041-piazza_affari_sospesi_tutti_i_mercati

Mai sospensione, che sia effettivamente frutto di un problema tecnico o volontaria, fu più provvidenziale... data la situazione è probabile che la speculazione sul nostro mercato finanziario diventi galoppante.



http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/02/22/visualizza_new.html_1584771249.html

Sale il bilancio delle vittime supposto e forse si sta cominciando a muovere anche la corte penale internazionale per mettere sotto processo il vacillante leader libico.



http://www.agi.it/rubriche/ultime-notizie-page/201102221131-est-rom0031-libia_la_russa_in_partenza_da_italia_nave_mimbelli

Al posto della nave Elettra da sorveglianza verrà inviato il cacciatorpediniere antiaereo Mimbelli, ufficialmente per motivi logistici, più probabilmente per avere un qualche assetto più pesante e capace come capacità elicotteristiche, soprattuto in caso ci siano da evacuare delle persone. Inoltre la Spagna ha promesso di inviare mezzi per quel che riguarda la sorveglianza delle nostre frontiere marittime.


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Messaggio Da Ospite Mar Feb 22, 2011 8:44 pm

Altre notizie che stanno venendo lanciate dai vari network di informazione (mi sembra giusto per far capire la gravità della situazione):

Oltre alla Mimbelli, segnala RaiNews 24 ed il Messaggero, dovrebbero salpare (o sono salpate) due navi da trasporto anfibio tuttoponte (quindi in grado di trasportare elicotteri in buona quantità), probabilmente la San Marco e la San Giusto, da Brindisi (probabilmente anche con una aliquota di marines della brigata San Marco e nuclei del COMSUBIN aggiungo io, solitamente per tali operazioni vengono imbarcati sulle navi anche per questioni molto meno importanti e scottanti) e la Elettra dovrebbe anch'essa salpare a breve da La Spezia, oggi tra l'altro si segnalavano problemi anche per l'uso degli aeroporti dell'est della Libia (http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=36635&sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez=), motivo per il quale probabilmente si è scelto di far salpare anche queste navi da trasporto in quanto potrebbero esserci diversi problemi nell'evacuazione di nostri connazionali http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=139597&sez=HOME_NELMONDO (tra l'altro vi consiglio di leggerlo questo articolo in quanto accenna anche ad un paio di reazioni che ci sono state in Europa alle sparate di nostri ministri e di cui nulla si è detta sui nostri media di maggiore diffusione).

Inoltre Al Jazeera segnala una nave militare libica, probabilmente che ha disertato, in navigazione verso Malta (ironia mode ON: quello che abbiamo venduto che ritorna?)

In quest'ultima si segnalano proteste piuttosto forti da parte dei libici presenti contro l'Italia per le sue politiche considerate troppo vicine alla Libia, si segnala anche il rogo di bandiere. http://notizie.virgilio.it/notizie/spettacoli/2011/02_febbraio/22/libia_manifestanti_libici_bruciano_bandiera_italiana_a_malta,28443280.html

Ah, e dulcis in fondo e reale motivo di questo post: il PD ovviamente si perde dietro al nulla preoccupandosi dell'eventuale presenza di mercenari italiani (sulla base di notizie più che frammentarie e non verificate) giusto per far capire quanto siamo messi male...
http://notizie.virgilio.it/notizie/politica/2011/02_febbraio/22/libia_pd_ci_sono_mercenari_italiani_la_russa_dica_se_e_vero,28447524.html
per non dire di Bersani che fa finta di dimenticare che gli accordi con la Libia furono portati avanti anche dalla sua stessa coalizione e partito spianando la strada allo stesso Berlusconi.
http://www.asca.it/news-LIBIA__BERSANI__ITALIA_RISCHIA_DI_ESSERE_PERCEPITA_AMICA_DEI_DITTATORI-992790-ORA-.html

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Messaggio Da Ospite Ven Feb 25, 2011 11:16 am

Un po' di aggiornamenti così di passaggio:

Intanto segnalo che nonostante le polemiche ad uso e consumo della Lega gli altri paesi UE si stanno effettivamente muovendo e stanno inviando o saranno inviati a breve mezzi aerei da pattugliamento, naviglio e altro supporto vario nei limiti delle possibilità garantite dagli accordi e possibilità vigenti (non esistendo per precisa volontà politica, anche di questo governo, cosa che in media non dice nessun giornal., nessuna guardia di frontiera unificata o anche solo nei trattati alcuna possibilità di avere una cooperazione spinta in questo campo e non potendo gli agenti di uno stato solitamente operare in un altro se non con precisi limiti gli aiuti in fatto di risorse tangibili sono per forza di cosa limitati). Certo non è abbastanza, certo si potrebbe e si dovrebbe fare di più, però è bello vedere come la stampa non ne abbia fatto neanche cenno anche fosse solo per onor di cronaca (come anche sul fatto storico che i rifugiati dal Kosovo se li beccò tutti la Germania, con non pochi problemi, e così i rifugiati dai paesi dall'Est con la caduta del sistema sovietico, giusto anche per capire certi atteggiamenti negativi nei nostri confronti da cosa sono determinati, se no è anche difficile porvi rimedio)

Inoltre le sparate su Al Qaeda e su improbabili emirati islamici da parte di Gheddafi (prontamente riprese da certo giornalismo sensazionalista ed in preda alla faciloneria e alle campagne elettorali) per accappararsi consenso in occidente si sono dimostrate puntualmente false (ma questo almeno ha avuto un po' di risalto, anche se qualcuno ci continua a credere).

Ovviamente quanto sopra era giusto per piangere un po' del nostro giornalismo visto lo stato comatoso a cui è ridotto...

Si comincia a parlare anche di operazioni di interposizione/peace enforcement vere e proprie.
Se l'istituzione di una no-fly zone sopra la Libia è cosa oramai dietro l'angolo (cosa di cui ci occuperemmo noi e la Francia con ogni probabilità, gli USA se possibile vorrebbero evitare di vedere il loro nome legato in alcun modo con quello che sta avvenendo in quanto darebbe facili argomenti ad Al Qaeda, tanto più che Italia e Francia hanno mezzi tecnici notevolmente superiori rispetto a quelli di metà anni '90 quando ci furono le guerre nei Balcani), si comincia a parlare in maniera sempre più insistente e sempre meno accademica di un eventuale intervento militare di terra nella zona. C'è ovviamente la carta NATO, ma tra le altre varie ipotesi di cui si dibatte vorrei segnalare che c'è anche la possibilità, invero secondo me la migliore per ovvi motivi di tipo culturale, sociale e di impatto mediatico sul mondo arabo e mussulmano, di una forza di interposizione completamente araba formata in primis dall'Egitto (le cui forze armate sono uscite con molto lustro dalla rivolta e sono notariamente ben armate e ben addestrate grazie al supporto americano) e supportata finanziariamente e logisticamente dalla NATO ovviamente, al più con interventi diretti degli stati europei e degli USA solo per quel che riguarda aiuti umanitari propriamente detti (sanitari, alla ricostruzione economica e politica, ecc..), ipotesi che tra l'altro mi trova molto concorde: vista la nostra vicinanza del teatro libico ce ne dovremmo prendere in carico principalmente noi eventualmente con forze di terra, e vista la Storia una nostra discesa in armi potrebbe non essere accolta molto bene, anche solo per motivi istintivi da parte delle tribù locali, per non dire poi ovviamente che comunque una forza occidentale ivi presente verrebbe vista come volontà di colonizzare la regione, attirerebbe come mosche gli estremisti (che per ora non sono ancora realmente presenti se non a parole) galvanizzati dal poter combattere contro gli occidentali praticamente alle porte dell'Europa, ecc...

Per quel che riguarda l'aspetto energetico oramai è accertato che le forniture dalla Libia sono a rischio.
Tra le altre cose come ogni buon dittatore messo alle strette (Hitler docet) appare come un mantra la volontà di lasciare terra bruciata attorno a sè, e la minaccia di far saltare i pozzi e terminal petroliferi è già apparsa sulla bocca del buon Gheddafi ovviamente.
Il problema comunque per l'Italia non si pone in maniera realmente drammatica, non per lo meno se la crisi non continuerà a lungo e troverà una soluzione nell'arco di poche settimane o mesi, dato il funzionamento del mercato energetico, le scorte, ecc comunque non ci saranno problemi, problemi che invece sorgeranno se tali problemi da occasionali diventeranno stabili (anche se l'Arabia Saudita pare sia già pronta ad aumentare la produzione, anche per tenere basso il prezzo del petrolio... che ci si creda o no i paesi produttori amano un prezzo medio-alto, ma non troppo alto in quanto favorisce politiche nazionali, atteggiamenti e consuetudini del cliente finale a favore di altre fonti di energia) in quanto l'Italia dovrà ulteriormente diversificare le proprie fonti di approvvigionamento (dalla Libia arriva il 20% del petrolio necessario e circa il 15% del gas naturale).


----

qualche link d'obbligo

http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/390555/

(come mi ricorda la Stampa indirettamente, la Libia secondo analisti americani ha ancora diverse tonnellate di agenti chimici. Gli SCUD pure dovrebbero essere ancora attivi. Visto che Gheddafi non è nuovo al lancio di SCUD verso le nostre isole c'è da sperare che Lampedusa non diventi un obiettivo, in fondo dopo che uno è stato al potere per più di quarant'anni il senso della misura si perde facilmente e non c'è molto da star tranquilli
http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704520504576162820431712238.html).

http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/390554/

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Messaggio Da Dario De Vita (iRad) Ven Feb 25, 2011 7:17 pm

Per come la vedo io, questi sono articoli degni di pubblicazione su l'effemeride. Mi paiono molto ben argomentati e centrano le notizie "vere" che le persone dovrebbero sentire
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Messaggio Da Ospite Ven Feb 25, 2011 8:22 pm

Domani infatti avevo una mezza intenzione di scrivere un articolo di approfondimento sulla questione trattando la vicenda sotto gli aspetti meno dibattuti sui giornali italiani.

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Messaggio Da Marco Lucano Dom Feb 27, 2011 6:50 pm

Vista la situazione e lo scenario del mediterraneo io ritengo che l' Italia abbia tutte le motivazioni per un intervento militare in Libia.
Da quando sono nato ho assistito a missioni "umanitarie", "di pace" e quant'altro che hanno sempre comportato spese e vantaggi risibili al nostro Paese.
Per una volta FACCIAMO LA VOCE GROSSA.

A livello internazionale potremmo giustificarci con:
-minaccia di attacco missilistico di Gheddafi,
-necessità di controllo degli sbarchi di clandestini.
-aiuti umanitari al popolo libico,
-interruzione dei massacri,
-oggettiva influenza italiana sull' area.

A livello interno:
-controllo sulle materie prime della libia
-controllo degli sbarchi
-commesse per le nostre imprese


Mi rendo conto che questa mia idea farà discutere. Per un intervento di questo tipo servono fondi, ma se mandiamo i nostri soldati a 6000 km di distanza per una campagna inutile, tanto vale mandarle a due passi da casa per tutelare gli interessi italiani.
In un momento in cui l'europa e la comunità internazionale colpevolmente tacciono, un' iniziativa di questo tipo potrebbe giovarci come non mai...
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Messaggio Da Dario De Vita (iRad) Dom Feb 27, 2011 11:44 pm

Prima dell'intervento armato è sempre auspicabile un serio intervento diplomatico. E che sia serio.
L'idea di un'Italia esportatrice di democrazia alla maniera americana è un paradosso, non condivido quasi in toto.
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Messaggio Da Ospite Lun Feb 28, 2011 10:57 am

Inoltre la situazione è, come si suol dire, 'fluida' è perciò ipotizzare qualsiasi azioni 'pesante' e che va oltre i classici strumenti diplomatici non può che limitarsi ad una ipotesi accademica 'in caso che' in quanto già tra 24 ore la situazione potrebbe essere radicalmente differente.

Allo stato attuale la crisi potrebbe anche finire nell'arco di pochi giorni (Tripoli sembra sempre più isolata e assediata e le forze armate libiche oramai sembrano avere defezionato in massa, con armi pesanti comprese) senza intervento esterno.

Quello che preoccupa è il dopo.
Gli scenari sono fondamentalmente due ovviamente: una transizione verso un regime stabile oppure lo sprofondare in una guerra tribale/civile.

Per assurdo il fatto che Gheddafi abbia resistito qualche giorno in più di quanto all'inizio sembrava potesse resistere è un bene in quanto sta compattando un fronte politico/militare contro di lui (è notizia di queste ore che a Bengasi si stia formando un consiglio nazionale provvisorio e che le unità ribelli e che hanno defezionato si stiano radunando sotto un unico comando) che prima di fatto non c'era in quanto mancava qualsiasi opposizione organizzata.
Una opposizione a Gheddafi organizzata infatti è vitale per garantire una transizione verso un regime stabile.

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Messaggio Da Marco Lucano Lun Feb 28, 2011 11:54 am

Questo è vero, sull' opportunità o meno di andare si può discutere, purchè sia su basi di analisi costi/benefici e non su ipocrisie...dal mio Paese mi aspetto che vengano fatti i miei interessi. E quando tra qualche mese ci accorgeremo di aver speso centinaia se non migliaia di euro in più per il caro energetico dovuto a questa crisi contenti non saremo...
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Messaggio Da Ospite Lun Feb 28, 2011 12:04 pm

Beh, sul caro dei beni energetici bisogna per l'appunto vedere come evolverà la situazione, per quanto comunque il rischio c'è e sia pericoloso per economie come le nostre petrolio dipendenti questo è innegabile e sono il primo a dirlo.

Sicuramente il rischio c'è, ma parlando di costi economici (io ne faccio più una questione di reale problemi di approvvigionamento) ricordo che in tempi 'non sospetti' quando non c'erano crisi di tali portata e similari il prezzo del barile aveva sfiorato i 150 dollari, adesso i prezzi si sono alzati di un po', ma solo per effetti puramente speculativi/di aspettative, in fondo il petrolio richiede diverso tempo per essere trasportato e raffinato (così come il gas).. ricordo come durante la guerra in Georgia a causa della chiusura (effettiva o minacciata ora con precisione non ricordo) dell'oledotto BTC ci fu un rialzo del prezzo del petrolio, quando in realtà il liquido per andare da una parte all'altro dell'oledotto ci mette anche settimane se non mesi (in genere il liquido scorre a velocità non superiore ai 3/4 chilometri orari) perciò la chiusura in realtà si sarebbe fatta sentire ai 'rubinetti' solo mesi dopo.

---
edit

aggiungo che una buona proposta, per regolamentare e controllare meglio il mercato del petrolio, che è stata sviluppata era quella di una borsa unica europea, ma non è stata portata avanti con una sufficente forza e non è stata portata fuori dai meri ambiti della cronaca economica per darle maggior visibilità e quindi supporto nell'Unione, probabilmente ci si arriverà comunque, ma senza che un governo sponsorizzi con forza tale opzione (e quello italiano nel quale pure si è sviluppato non ha la forza e l'intenzione di farlo in quanto preda a problemi personali del premier) ci vorrà molto tempo.

http://it.finance.yahoo.com/notizie/L-Italia-propone-Borsa-trend-2218832083.html?x=0

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Messaggio Da Dario De Vita (iRad) Mer Mar 02, 2011 9:37 pm

Voci fuori dal coro contro Gheddafi.
Mi preme mantenere un certo pluralismo di vedute sugli argomenti, per questo motivo vi propongo una lettura sicuramente diversa sulla situazione libica.
L'articolista Gianluca Freda non si risparmia e ci va giù pesante contro chi non la vede come lui, oltretutto si rivela decisamente estremista come posizioni. L'articolo infatti risulta un po' ostico dati i toni eccessivi, ma consiglio comunque di leggerlo per avviare un processo di approfondimento per chiunque fosse interessato.
Vi rimando al link [ blogghete ] e vi trascrivo tutto l'articolo:
Devo ammettere che avevo sottovalutato Gheddafi. Dopo l’avvio del colpo di stato organizzato contro il suo regime dai soliti uomini-ombra statunitensi, avrei giurato che avrebbe resistito non più di qualche giorno. Mi sembrava frollo, rimbambolito da decenni di bagordi con le infermiere, impreparato ad affrontare una situazione di attacco concentrico militare e mediatico da parte non solo degli ambienti d’intelligence occidentali che hanno organizzato il golpe, ma anche della maggioranza degli stati arabi, nonché, com’è ovvio, di settori del suo stesso esercito e perfino del suo stesso entourage familiare. Avrei scommesso che le forze militari fedeli al raìs avrebbero deposto le armi in fretta e sarebbero passate rapidamente dalla parte delle fazioni ribelli dell’esercito, quelle che stanno ancora tentando di rovesciare il regime con l’appoggio – ormai esplicito – di professionisti della strategia militare angloamericana, di truppe mercenarie fatte arrivare dall’Egitto e del battage propagandistico dei media internazionali; i quali non hanno mai smesso, per una settimana intera, di vomitare sull’opinione pubblica mondiale le loro ridicole e inconsistenti menzogne, spacciando il golpe per “rivoluzione popolare”, producendosi in contorsionismi logici e prestidigitazioni visive pur di nascondere la realtà di ciò che sta accadendo in Libia dietro la fiction di qualche balletto di piazza di bazarioti festanti, spesso pagati per ballare o ripresi in contesti che con la Libia nulla hanno a che vedere.

Invece il vecchio leone sta opponendo una discreta resistenza, il che dimostra che il sostegno di cui gode presso le gerarchie militari e l’opinione pubblica del suo paese è ancora forte, nonostante gli equilibrismi sfoggiati dall’apparato di disinformazione globale per dimostrare il contrario. Naturalmente è difficile immaginare che questa resistenza disperata possa riuscire ad avere la meglio su forze così soverchianti, salvo che intervengano nell’agone dello scontro quelle forze politiche emergenti (Russia e Cina in primis) le quali, per il momento, non sembrano avere la minima intenzione di interferire. Questo è almeno ciò che dimostrano con l’apparenza delle dichiarazioni diplomatiche e con il loro sostegno alle deplorazioni internazionali contro le (inesistenti) “stragi di manifestanti” attribuite al regime, nonché con il loro incondizionato appoggio alle risoluzioni di condanna dell’ONU. Cosa stiano progettando realmente, dietro l’esteriorità delle esternazioni pubbliche, lo dirà solo il tempo.

In ogni caso, è sempre istruttivo e confortante vedere come si comporta il leader di un paese sovrano e indipendente di fronte all’attacco in forze di potenze straniere. Non cerca di vendersi, ma combatte. Non fugge di notte, caricando frettolosamente la refurtiva su carovane improvvisate, ma organizza il contrattacco con tutte le forze che ha a disposizione. Perfino di fronte alla quasi certezza di una disfatta catastrofica, cambierei il nostro intero ceto politico – da Berlusconi a D’Alema, passando per Prodi, Vendola, Fini e tutta l’allegra compagnia di logorroici mercenari degli USA che ci arringano ogni giorno dai teleschermi sulla celeste sacralità dei “diritti umani” – con un solo Gheddafi, anche stasera stessa e con enorme gioia.

Per il momento, noto con soddisfazione che i media internazionali controllati dagli Stati Uniti hanno smorzato i riflettori sulla Libia, il che è segno che sta succedendo qualcosa. Non è chiaro cosa sia questo “qualcosa”. Potrebbe essere una trattativa tra le fazioni ribelli dell’esercito e quelle ancora fedeli al colonnello per una resa o per la cessione di parti del territorio. Le numerose defezioni di funzionari libici, come Abdel Moneim Al-Honi e Ali al-Essawi, rispettivamente ambasciatori presso la Lega Araba al Cairo e in India, fanno pensare che sia già in avanzato stato di progettazione un dopo-Gheddafi in cui questi topi in fuga sperano di poter ricoprire ruoli di qualche rilievo. Anche ex ministri di Gheddafi, come Aref Sharif, capo delle forze aeree libiche, e Abdul Fatah al-Yunis, ministro degli interni, hanno rapidamente abbandonato la nave, probabilmente avendo in mente la stessa illusoria prospettiva. Gheddafi sembra però poter ancora contare sulla fedeltà del suo braccio destro, Abdullah Sinusi, capo dei servizi d’intelligence nonché cognato del colonnello.

Potrebbe anche essere in preparazione un qualche tipo di incidente “false flag” da attribuire alla responsabilità del leader libico per giustificare un intervento diretto della “comunità internazionale” (altro nome degli Stati Uniti d’America).

Potrebbe darsi – ma qui entriamo nel campo delle pure speculazioni ipotetiche – che i russi, dietro le dichiarazioni di circostanza, abbiano in realtà deciso di proteggere gli interessi della Gazprom in Cirenaica fornendo sostegno tecnologico e militare al governo libico. Non sarebbe una novità, era già successo all’epoca dell’attacco di Israele al Libano, quando le forze di Hezbollah riuscirono ad aver ragione delle truppe sioniste anche grazie alla tecnologia militare fornita dai russi, attraverso la triangolazione con l’Iran. Potrebbe perfino trattarsi – e qui entriamo nel campo della fantascienza più visionaria – di un improvviso attacco di vergogna dei media, i quali, dopo le figuracce fatte nei giorni scorsi con la diffusione di fregnacce titaniche e ormai ampiamente sbugiardate come tali, abbiano deciso di tenere la ciabatta chiusa per non perdere dinanzi all’opinione pubblica quel poco di credibilità che gli resta (ammesso che gliene resti). Ma, ripeto, non ci credo neanch’io. La vergogna è una funzione mai implementata nel software degli zombi che forniscono la disinformazione e di coloro che ne fruiscono.

Con la copertura della “rivoluzione libica”i cazzari dei media e le masse loro succubi hanno battuto ogni record olimpionico, rispettivamente, di cialtroneria e credulità. Sono stati sbandierati – e si continuano a sbandierare – attacchi aerei dell’aviazione libica contro le folle di Tripoli. Solo che, se si spegne il “commento degli inviati” e si ascoltano le testimonianze locali, nessuno ha mai visto questi attacchi e nemmeno le folle. L’unica cosa vista a Tripoli paragonabile a una folla in rivolta è il gruppetto di persone radunato in piazza dallo stesso Gheddafi durante il suo discorso pubblico, tenuto quando da giorni i pagliacci dei media nostrani lo dicevano “asserragliato in un bunker sotterraneo” o in fuga verso Caracas, se non addirittura defunto. La loro totale mancanza di senso del pudore si fa forte della terminale decerebrazione del pubblico teleutente, reso creta nelle loro mani (lo chiameremo “pubblico di cretini”) ed ormai vittima di deprivazione del senso della realtà. E’ questa deprivazione che consente agli untori di fesserie di farla franca. Un pubblico non totalmente rimbecillito ricorderebbe ancora cosa sia, in concreto, un bombardamento dell’aviazione contro una città e capirebbe che è difficile non notarlo o non averne testimonianze filmate. Anche noi italiani abbiamo sperimentato l’emozione dei bombardamenti a tappeto, all’epoca in cui la “democrazia” venne allegramente portata anche a noi dai suoi solerti rappresentanti di zona, per cui dovremmo ricordarne gli effetti, almeno a grandi linee. Sfortunatamente, a difenderci contro i paladini dei “diritti umani” non c’era allora nessun Gheddafi e ormai nemmeno più un Mussolini.

Il punto più alto dell’idiozia disinformativa si è raggiunto con le immagini delle “fosse comuni” di Tripoli, rivelatesi essere più “comuni” di quanto si credesse: erano infatti normalissime fosse di sepoltura scavate nel cimitero di Tripoli in un’occasione che con gli eventi degli ultimi giorni nulla aveva a che fare. Naturalmente nessun direttore o caporedattore si è scusato con i propri utenti per averli presi ancora una volta per il culo. E che dire delle immagini di masse tumultuanti, girate in Bahrein e nello Yemen e spacciate per “rivolte in Libia”? Per non parlare delle immagini degli scalmanati che buttano giù da un palazzo il simulacro del “libro verde”, immagini il cui dozzinale simbolismo ricorderà agli studiosi dei meccanismi di propaganda le analoghe riprese dell’abbattimento della statua di Saddam in Iraq, anch’esse accuratamente orchestrate dalla giostra dei media ad uso e consumo dei teleovini occidentali.

Per giorni si è parlato di “manifestanti in marcia verso Tripoli”. L’utente non diversamente encefalico si chiedeva allibito come mai l’esercito libico, fosse pure ridotto a non più di un paio di carri armati, non si decidesse a schiacciare una volta per tutte sotto i cingoli questa massa di popolastro vociante. Passavano i giorni e niente succedeva. I carri armati restavano fermi. Il popolastro marciava, e marciava, e marciava. Deve aver marciato fino allo sfinimento, tanto che Tripoli non è mai stata raggiunta. Forse i “manifestanti” si sono persi nel deserto, che com’è noto separa tra loro i principali centri abitati, non essendo la geografia libica esattamente paragonabile a quella dell’hinterland milanese. O forse, sfiniti dalla marcia, si sono fermati a rifocillarsi nel McDonald’s dell’oasi più vicina. Fatto sta che all’improvviso gli eroici maratoneti della rivolta si sono dissolti nell’aria sottile, gloriosamente assunti nel Walhalla delle puttanate senza ritegno, al fianco di Neda e del rifugio sotterraneo di Osama a Tora Bora.

Nel nugolo di cazzate sciorinate dalla stampa, non potevano mancare i classici, come le “armi di distruzione di massa” in possesso del demoniaco signore dei beduini. "Gheddafi è in possesso di almeno 10 tonnellate di gas di tipo 'iprite'”, scriveva atterrito lo spagnolo El Paìs, “anche conosciuto come 'gas mostarda': Usa e Gran Bretagna sono preoccupati, adesso, per le sorti delle armi di distruzioni di massa”. Anch’io sono un po’ preoccupato, avendo già sentito questa litania ed avendo un’idea piuttosto precisa di come va a finire. Si è infatti già ottenuta la condanna dell’ONU contro i non meglio precisati “crimini” compiuti da Gheddafi nel difendere il suo paese da un’aggressione straniera. Si parla già di embarghi e di no-fly-zone, insomma, le solite cose. Non è difficile immaginare che il destino che attende la Libia – in mancanza, questa volta, di un deciso intervento nel conflitto di potenze meno sguattere degli USA di quanto lo siano i paesi europei – sia del tutto simile a quello riservato all’Iraq: massacri indiscriminati contro la popolazione civile ad opera dei contractors mercenari (noti difensori dei diritti umani) che già impazzano nel paese, confisca delle riserve petrolifere e di gas naturale da parte delle corporation occidentali (magari con qualche contentino riservato alle aziende beffate, per non farle scalpitare troppo, come già fatto con le concessioni ENI di Nassiriya), frazionamento del paese in aree d’influenza tribale e religiosa, allo scopo di garantire una guerra civile perpetua che lo renda debole e facilmente controllabile dalle forze “umanitarie” presenti sul territorio. Un quadro apocalittico, ma già visto, predisposto con l’esultante sostegno dei babbei che vedono in questa devastazione di una nazione sovrana nientepopodimeno che la “eroica ribellione del popolo contro un dittatore”. Come si possa essere così dabbene dopo oltre due decenni di rivoluzioni colorate USA, attuate più o meno tutte con lo stesso schema e con gli stessi pretesti, è materia che attiene all’indagine filosofica, teologica e forse psichiatrica.

Bisogna ammettere che in questa sarabanda di idiozie stampate e teletrasmesse, si sono in parte positivamente distinti i giornali berlusconiani, sui quali si è visto comparire, tra la caligine di bubbole, qualche rado sprazzo di verità, qualche articolo di Marcello Foa, qualche testimonianza fuori dal coro. Purtroppo non altrettanto positiva è stata la performance del proprietario di detti organi di stampa. Costui, dopo aver viaggiato per anni a braccetto con Gheddafi, fin quasi a proporre scambi alla pari di dentiste e infermiere, ha rapidamente rispolverato l’avito protocollo italico del voltafaccia, condannando le “violenze” contro i dimostranti smentite dai suoi stessi giornali, rinnegando gli accordi firmati con la Libia non più di qualche mese fa ed accingendosi a trasformare ancora una volta l’Italia in una pista di decollo americana per portare all’oppresso dirimpettaio nordafricano il sollievo dei bombardamenti umanitari. Nessuna sorpresa, visto che lo stesso cinismo da miserabile opportunista lo aveva dimostrato all’epoca dell’aggressione all’Iraq. Forse è a questo che mirava la massiccia operazione di “ammorbidimento” scatenata contro di lui negli ultimi mesi, tra accuse di pedofilia, tradimenti di alleati teleguidati da Washington, defezioni nella compagine parlamentare, tumulti nella capitale scatenati da giovinastri frustrati, lasciati liberi, per l’occasione, di sfogare il loro vuoto cerebrale contro bancomat e vetrine di pubblici esercizi.

E’ probabile che questo tradimento scellerato appaia una mossa astuta all’ometto di Arcore, l’occasione per prendere una boccata d’ossigeno dopo mesi e mesi di attacchi concentrici coordinati da oltreatlantico che lo hanno sfibrato e reso malleabile. In effetti, dopo il voltafaccia, le prospettive per lui si sono fatte meno tetre. I transfughi di Fli sono in buona parte rientrati nei ranghi, lasciando il povero Fini al cospetto della propria nullità politica e parlamentare. Il governo ha ora qualche numero in più per resistere nella cittadella assediata in cui si è arroccato. I pettegolezzi su Ruby sono già stati trasferiti sulle pagine di cronaca rosa, concedendo agli stravolti avvocati dell’assediato qualche minuto di respiro per riorganizzare una strategia. Opinionisti filoamericani fuggiaschi come Giuliano Ferrara e Paolo Guzzanti hanno già manifestato il proposito di schierarsi nuovamente, come prodighi figliuoli di ritorno al tetto natìo, a difesa della reputazione paterna, già rinnegata e sconfessata durante il “periodo russo” del capo del governo. De Michelis si è profuso nella descrizione dei grandi riconoscimenti ed onori che verranno al nostro dalla svendita a costo di realizzo di quel poco di politica internazionale indipendente che aveva messo in campo negli ultimi dieci anni. Onori smisurati, simili a quelli riservati dagli USA a Bettino Craxi, di cui il capelluto ex discotecaro socialista era già stato, a suo tempo, consigliere fraudolento.

Non vorrei gettare acqua gelata sulle sue speranze, ma se Berlusconi spera di sottrarsi con il tradimento degli alleati al destino che gli Stati Uniti hanno comunque in serbo per lui, forse farebbe bene a dare un’occhiata alla lunghissima lista di servitori fedeli e infedeli degli USA che sono stati liquidati senza troppi complimenti quando è venuta meno la loro utilità contingente. Le recenti vicissitudini dei fedelissimi Mubarak e Ben Ali dovrebbero essere sufficienti, anche da sole, ad insegnargli qualcosa. Anche se, a dirla tutta, penso che siano parole al vento. Per imparare qualcosa dalla politica internazionale occorrerebbe avere un’idea di cosa sia la politica internazionale, il che è pretendere troppo da un piazzista di casseruole. Conto però sull’innata capacità degli sciacalli di riconoscere i propri simili dall’odore, anche se celati sotto i più concilianti e melliflui travestimenti.

Anche la famiglia Gheddafi dovrebbe saperne qualcosa. Il 21 aprile 2009, Mutassim Gheddafi, figlio del’attuale “nemico della libertà dei popoli”, veniva ricevuto con tutti gli onori a Washington da Hillary Clinton. “E’ con grande piacere”, si sdilinquiva la Clinton nel 2009, “che do il benvenuto al ministro Gheddafi al Dipartimento di Stato. Noi attribuiamo grande valore alle relazioni tra gli Stati Uniti e la Libia. Abbiamo grandi opportunità per approfondire e ampliare la nostra cooperazione e personalmente ho la ferma intenzione di consolidare i nostri rapporti. Pertanto, signor ministro, sia il benvenuto tra noi”.

Berlusconi farebbe bene a riflettere sul valore e sull’affidabilità dell’amicizia di queste vipere, prima di ritrovarsi tra capo e collo un “approfondimento della cooperazione” simile a quello riservato alla famiglia del leader libico. Nonché sul fatto che, quando questa “cooperazione” entrerà nella sua fase risolutiva, non ci sarà più nessun Putin, nessun Ben Ali, nessun Gheddafi a cui chiedere appoggio o anche soltanto asilo politico.
ps. personalmente non condivido gran parte delle sue affermazioni, ma in ogni caso la lettura può facilitare l'apertura mentale
Dario De Vita (iRad)
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Messaggio Da Ospite Mer Mar 02, 2011 9:58 pm

L'articolo lo distruggerei completamente, fosse solo per alcune considerazioni di carattere strategico/militari completamente campate in aria o la distruzione di certe notizie di stampa fatte anche male (la notizia che la Libia dispone ancora di armi chimiche in segreto infatti non è del quotidiano spagnolo, ma è di importanti analisti, vecchia di alcuni anni tra l'altro, 2005 mi sembra di ricordare, ovvero di quando il leader era grande nostro amico tra l'altro, anche di USA e GB, se non ricordo male, e che è stata rilanciata dal Washington Post se non sbaglio)

inoltre

Per il momento, noto con soddisfazione che i media internazionali controllati dagli Stati Uniti hanno smorzato i riflettori sulla Libia

Dipende...se il media internazionale (lasciamo stare controllato o a favore da chi che quello, Italia a parte, è sempre un terno al lotto) si chiama Rai 1 allora sì, se l'emittente si chiama Al Jazeera o BBC allora direi di no.

a parte questi dettagli presi un po' a caso in realtà l'articolo ha una grave pecca non per l'alternatività delle sue posizioni (pure interessanti e su qualcosina, glielo concedo sono buono, non totalmente campate in aria, ed in un punto nel finale quasi ci prende anche, anche se troppo dietrologiche per i miei gusti) quanto per il fatto che l'alternatività si basa tutta su una visione trasmessa dai media che alternativa non è: ovvero i media italiani (o al più quelli europei molto diffusi in Italia per posizioni politiche) delle reti ammiraglia (manco RaiNews o La7, ma proprio Tg1 e Tg5 condito da Studio Aperto e mettiamoci pure un paio di giornalacci a vostra scelta) come dimostra il fatto delle armi chimiche che avevo accennato.

Poi sinceramente la visione del ruolo di Berlusconi... ma vogliamo davvero darli tutta quella importanza in campo internazionale? Ma manco in un libraccio di Tom Clancy come quelli che fa ultimamente si arrischierebbe a tale fantapolitica Very Happy

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Messaggio Da Ocram Gio Mar 24, 2011 12:15 am

Art. 11 Costituzione: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

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