Riformare l'Università
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Re: Riformare l'Università
Io personalmente lascerei perdere test di ingresso e similare, la selezione le università la devono fare nel loro processo formativo (bisogna abbandonare quindi la visione pochi abbandoni = ottima università), si possono anche mettere dei paletti all'entrata, ma se l'università rimane soltanto un distributore di pezzi di carta distributore di pezzi di carta rimarrà, al più si limita solo il numero di tali pezzi di carta, ma ciò non vuol dire che ci sia qualità e competenza nelle persone formate. Ricordo che comunque è presente nel programma una proposta intermedia su questo fronte:
In cui si premia chi è sicuro delle sue scelte per così dire, ma si lascia comunque la possibilità a tutti di proseguire per il proprio cammino.
Sull'ultimo anno utilizzato come master/stage faccio notare che per molte facoltà già oggi è così (per esempio quelle di ingegneria solitamente), ma il problema non è tanto mettere l'obbligo di stage o master, quanto il fatto che lo studente la gran parte delle volte è lasciato in balia di sè stesso e tali stage deve cercarseli da soli, si può anche mettere l'obbligo di fare stage, ma se questi in particolare cominciano a diventare stage lunghi (in quanto non si tratta degli stage da un mese delle scuole superiori) bisogna implementare anche politiche (e qua usciamo dal campo dell'istruzione) per cui i posti per fare questi stage siano realmente disponibili, se no si rischia di creare una disparità di trattamento a seconda della capacità ed intraprendenza della singola università o della capacità ricettiva lavorativa del territorio.
Di diminuire gli anni necessari per il raggiungimento del titolo di diploma a 4, 5 anni solo per chi volesse continuare per l'università in settori diversi rispetto a quelli afferenti al diploma preso. Questo per abbassare l'età media al quale si prende diploma, premiando in particolare chi proseguirà negli studi nello stesso settore e facendo sì che chi invece abbandona si ritrova nell'età giusta per cominciare ad approcciarsi al mondo del lavoro.
In cui si premia chi è sicuro delle sue scelte per così dire, ma si lascia comunque la possibilità a tutti di proseguire per il proprio cammino.
Sull'ultimo anno utilizzato come master/stage faccio notare che per molte facoltà già oggi è così (per esempio quelle di ingegneria solitamente), ma il problema non è tanto mettere l'obbligo di stage o master, quanto il fatto che lo studente la gran parte delle volte è lasciato in balia di sè stesso e tali stage deve cercarseli da soli, si può anche mettere l'obbligo di fare stage, ma se questi in particolare cominciano a diventare stage lunghi (in quanto non si tratta degli stage da un mese delle scuole superiori) bisogna implementare anche politiche (e qua usciamo dal campo dell'istruzione) per cui i posti per fare questi stage siano realmente disponibili, se no si rischia di creare una disparità di trattamento a seconda della capacità ed intraprendenza della singola università o della capacità ricettiva lavorativa del territorio.
Ospite- Ospite
Re: Riformare l'Università
Un problema che ritengo importante è il troppo frazionamento nel panorama universitario italiano.
Oramai ogni città di almeno 100.000/200.000 ambisce ad avere una propria università, spesso in diretta concorrenza con università vicine geograficamente, ma anche come proposte formative.
Ciò ovviamente costituisce un aumento dei costi incredibili: se già le sedi distaccate hanno un costo, una università vera e propria (magari nata proprio dall'essere divenuta indipendente partendo da quelle sedi distaccate) ha costi estremamente maggiori.
Rettore, segreterie, uffici amministrativi, costi pubblicitari, minori risparmi di scala, ecc...
Ecco quindi la mia proposta: ridurre il numero delle università pubbliche in Italia, accorpandone diverse, cancellando i corsi di studio che si sovrappongono, chiudendo le sedi inutili per numero di frequentanti, ecc...
I risparmi così conseguiti potrebbero essere usati per garantire condizioni formative migliori o potenziare l'edilizia universitaria (puntando maggiormente sulla creazione di piccoli campus, in particolare per gli studenti fuori porta).
Per esempio qui c'è un piccolo elenco:
http://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_universit%C3%A0_in_Italia#Universit.C3.A0_statali
ad esempio per parlare di un esempio che conosco bene cosa serve l'università del Piemonte Orientale, quando tra città come Alessandria, Novara, Vercelli e Torino c'è meno di un'ora di treno in macchina ed in treno? Per di più avendo gli stessi identici corsi nella pratica? A nulla, se non a distribuire rendite di potere e di visibilità mi viene da pensare, tanto più che non ci sono neanche particolari motivazioni di ordine storico e quindi di prestigio a determinare ciò (ed io comunque già avrei qualcosa da dire sulla distinzione tra Politecnico e Università di Torino, che mi sembra più utile solo per dare degli stipendi a destra e a manca che altro...).
Oramai ogni città di almeno 100.000/200.000 ambisce ad avere una propria università, spesso in diretta concorrenza con università vicine geograficamente, ma anche come proposte formative.
Ciò ovviamente costituisce un aumento dei costi incredibili: se già le sedi distaccate hanno un costo, una università vera e propria (magari nata proprio dall'essere divenuta indipendente partendo da quelle sedi distaccate) ha costi estremamente maggiori.
Rettore, segreterie, uffici amministrativi, costi pubblicitari, minori risparmi di scala, ecc...
Ecco quindi la mia proposta: ridurre il numero delle università pubbliche in Italia, accorpandone diverse, cancellando i corsi di studio che si sovrappongono, chiudendo le sedi inutili per numero di frequentanti, ecc...
I risparmi così conseguiti potrebbero essere usati per garantire condizioni formative migliori o potenziare l'edilizia universitaria (puntando maggiormente sulla creazione di piccoli campus, in particolare per gli studenti fuori porta).
Per esempio qui c'è un piccolo elenco:
http://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_universit%C3%A0_in_Italia#Universit.C3.A0_statali
ad esempio per parlare di un esempio che conosco bene cosa serve l'università del Piemonte Orientale, quando tra città come Alessandria, Novara, Vercelli e Torino c'è meno di un'ora di treno in macchina ed in treno? Per di più avendo gli stessi identici corsi nella pratica? A nulla, se non a distribuire rendite di potere e di visibilità mi viene da pensare, tanto più che non ci sono neanche particolari motivazioni di ordine storico e quindi di prestigio a determinare ciò (ed io comunque già avrei qualcosa da dire sulla distinzione tra Politecnico e Università di Torino, che mi sembra più utile solo per dare degli stipendi a destra e a manca che altro...).
Ospite- Ospite
archimede/fabio pareto
quoto umberto.la qualità dell università e il tutor credo siano determinanti nel nostro paese,specializzando gli studenti verso le loro ambizioni di studio professionale e lavorativo
archimede/fabio pareto- Messaggi : 222
Data d'iscrizione : 10.05.10
Età : 62
Località : albenga
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