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Immigrazione: una proposta incrociata con economia e agricoltura.

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Messaggio Da Dario De Vita (iRad) Lun Set 27, 2010 7:21 pm

Questo post è stato inserito anche nella sezione "soci : lavorare sul programma : immigrazione", di lì si potrà iniziare a discutere organizzando team di sviluppo per questo punto del programma. Sarà sicuramente d'aiuto però ascoltare le voci degli ospiti.

Inserisco questo post nella sezione immigrazione con l'umiltà di chi è consapevole di non avere una buona conoscenza dell'argomento. Ma è una proposta su cui vorrei mi aiutaste a ragionare.
Inoltre penso che per stilare un buon programma è necessario che più temi facciano sistema verso obiettivi che hanno caratteri in comune. Ovvero non pensare di risolvere un singolo problema senza interessarsi delle conseguenze che possono condizionare anche altri ambiti.

Pensando alla situazione degli immigrati irregolari che si rivolgono al mercato del lavoro nero stagionale relativo all'agricoltura, ho tirato fuori qualche considerazione che potrebbe tradursi in proposta.

Da quello che so il lavoro nei campi viene mal visto dagli italiani. Per questo spesso gli agricoltori hanno una forte carenza di forza lavoro da parte italiana e si rivolgono al lavoro irregolare degli immigrati. Questo fenomeno incentiva in qualche modo l'immigrazione nel nostro paese ed innesca interessi economici della malavita italiana e straniera con fenomeni quali, il caporalato ed i famosi "barconi" di immigrati clandestini.
Volevo quindi trovare un sistema che favorisse gli agricoltori, gli immigrati che sono disposti a fare un lavoro che gli italiani non vogliono più fare e levare di conseguenza soldi alle associazioni criminali che marciano su questo.
Si potrebbe pensare quindi che, se l'agricoltura ha bisogno di forza lavoro e che questa forza lavoro ci può essere data da paesi vicini, si potrebbe trovare un'intesa che favorisse questi scambi.

L'idea è quantomai intuitiva:
Accordarsi con i paesi da cui si originano i flussi emigratori verso l'Italia. Proporre di attivare e pubblicizzare uffici di "collocamento" nei paesi suddetti in cooperazione (anche economica) con l'Italia. Questi uffici seviranno per immettere un giusto numero di immigrati, stavolta regolari, a servizio delle aziende agricole che ne necessitano. Inontre con questi strumenti si opererà un controllo sulle condizioni dei braccianti a cui l'agricoltore, in concorso con lo stato, dovrà garantire una sistemazione adeguata che fornisca condizioni umane ed igieniche per chi non ne avesse le possibilità iniziali.

Nella pratica,
Prima di far partire l'operazione si svolgeranno operazioni di indagini sulla richiesta di braccianti da parte delle aziende agricole, contattando a spese dello stato, tutte le aziende che rientrano in queste attività. Si potrà quindi stabilire l'entità della richiesta.
Nei paesi aderenti verranno aperti degli sportelli lungo la linea di costa, alle frontiere o nelle città con alto tasso di emigrazione. Verranno pubblicizzati a livello nazionale e locale. Questi sportelli seviranno per svolgere le operazioni burocratiche necessare per: permesso di soggiorno, contratto con l'azienda italiana, indirizzare e proporre soluzioni di viaggio.
In Italia l'azienda agricola dovrà fare richiesta per la manodopera; successivamente occuparsi della sistemazione dei braccianti, in intesa con l'ufficio tecnico del proprio comune ed adoperando incentivi statali. Dovrà stipulare con loro un contratto che preveda un salario concorrenziale sul mercato, ma non sotto i limiti del minimo sindacale italiano. Ai braccianti assunti dovrà essere consegnata un'informativa sui loro diritti e doveri ed un numero verde di riferimento che faccia capo al ministero dell'interno per segnalare eventuali anomalie.

Questa proposta potrebbe livellare il mercato del lavoro agricolo, permettendo anche a lavoratori italiani di non dover sottostare alla concorrenza implacabile dettata dal lavoro nero.

Ma da sola questa proposta non funzionerebbe. Se nel frattempo restasse la normativa vigente in materia di lavoro irregolare le aziende agricole che già si trovano (costrette dal mercato o per malafede) ad utilizzare manodopera a basso costo irregolare riterrebbero comunque conveniente non cambiare sistema. Per questo si dovrebbero inasprire le leggi per cui, se dai controlli dovesse risultare lavoro irregolare l'azienda verrà rilevata coercitivamente dallo stato per un numero sufficiente di mesi a ripagare una pesante penale. L'imprenditore si ritroverebbe a dover lavorare per lo stato mesi, ad una paga minima, per recuperare la penale versata mensilmente allo stato. Estinta la penale l'azienda ritornerebbe in mano all'imprenditore con la condizionale a dover subire annualmente controlli a sorpresa da parte della guardia di finanza.

Questa proposta da sola però farebbe infuriare gli imprenditori, se non gli venisse affiancata anche una proposta per rilanciare il mercato agricolo nazionale. Dovranno quindi proporsi, in concomitanza alla proposta degli uffici di collocamento per l'immigrazione e all'inasprimento della legge in materia di lavoro nero, altre proposte. Potrebbero essere ad esempio quella di raddoppiare (o triplicare) le tasse sull'importazione di prodotti agricoli da paesi diversi dall'italia, accorciare la filiera di smistamento di tali prodotti all'interno del paese legiferando sui mercati generali, incentivare la produzione di prodotti tipici DOC e le produzioni di qualità (per quanto riguarda la attribuizione del marchio BIO rimanderei ad altra discussione).

In sintesi quindi: incentivare la produzione agricola interna, punire molto severamente l'utilizzo di lavoro nero, favorire scambi di immigrazione regolare.
I vantaggi economici dovranno derivare dal miglioramento della distribuzione e produzione del mercato agricolo, e attingendo nella tasca del fenomeno del caporalato e del contrabbando di esseri umani.

Tutto questo perché credo che il fenomeno dei flussi migratori appartenga al nostro tempo, alla globalizzazione, ad un diverso assetto mondiale. E non si può fermare, ma non è detto che non si possa beneficiarne.
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Messaggio Da Dario De Vita (iRad) Mar Set 28, 2010 9:48 am

Dovranno quindi proporsi, in concomitanza alla proposta degli uffici di collocamento per l'immigrazione e all'inasprimento della legge in materia di lavoro nero, altre proposte. Potrebbero essere ad esempio quella di raddoppiare (o triplicare) le tasse sull'importazione di prodotti agricoli da paesi diversi dall'italia
mi è stato fatto notare, giustamente, che questa operazione scade nel protezionismo. La storia ci insegna che si tratta di un'operazione dannosa e assolutamente in disaccordo con l'appartenenza ad una comunità europea. Mi scuso per l'ingenuità, ma vi prego di tener conto del resto della proposta.
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Messaggio Da Gennaro.Costantino Ven Dic 10, 2010 12:42 pm

Caro Dario, approvo in toto quello che hai postato. Sono tutte ottime proposte, ma che purtroppo si scontrano con quella che è l'attuale situazione italiana. Le leggi per controllare il lavoro irregolare già ci sono, ma come avviene in molti altri casi, non vengono fatte rispettare, vuoi perchè manca un vero e proprio organo di controllo, vuoi perchè lo stesso organo è colluso con chi dovrebbe essere controllato.
Parimenti la cosa si scontra con una burocrazia e una tassazione in Italia troppo opprimente per le imprese, che non vedono altro modo per tirare avanti che ricorrere a questi espedienti, pur odiosi che siano la maggior parte delle volte.
Per ovviare a tutto ciò bisognerebbe iniziare a riformare il tutto a monte, e poi essere inflessibili con chi è fuorilegge.

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Messaggio Da Ospite Gio Mar 10, 2011 4:52 pm

Concordo tutto e in aggiunta credo che per combattere questo fenomeno ci vorrebbero investimenti di sviluppo nei luoghi di provenienza per esempio molte aziende italiane hanno investito e aperto le proprie aziende in cina perchè invece non provare nell'area mediterranea facendo questo credo che si diminuisca il fanomeno dell' immigarazione.
Per quanto riguarda il controllo del lavoro nero sono daccordo con gennaro costantino le leggi atttuali vanno pure bene ma si deve fare in modo che l'addetto al controllo svolga realmente il suo compito.

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