Immigrazione: una proposta incrociata con economia e agricoltura.
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Immigrazione: una proposta incrociata con economia e agricoltura.
Inserisco questo post nella sezione immigrazione con l'umiltà di chi è consapevole di non avere una buona conoscenza dell'argomento. Ma è una proposta su cui vorrei mi aiutaste a ragionare.
Inoltre penso che per stilare un buon programma è necessario che più temi facciano sistema verso obiettivi che hanno caratteri in comune. Ovvero non pensare di risolvere un singolo problema senza interessarsi delle conseguenze che possono condizionare anche altri ambiti.
Pensando alla situazione degli immigrati irregolari che si rivolgono al mercato del lavoro nero stagionale relativo all'agricoltura, ho tirato fuori qualche considerazione che potrebbe tradursi in proposta.
Da quello che so il lavoro nei campi viene mal visto dagli italiani. Per questo spesso gli agricoltori hanno una forte carenza di forza lavoro da parte italiana e si rivolgono al lavoro irregolare degli immigrati. Questo fenomeno incentiva in qualche modo l'immigrazione nel nostro paese ed innesca interessi economici della malavita italiana e straniera con fenomeni quali, il caporalato ed i famosi "barconi" di immigrati clandestini.
Volevo quindi trovare un sistema che favorisse gli agricoltori, gli immigrati che sono disposti a fare un lavoro che gli italiani non vogliono più fare e levare di conseguenza soldi alle associazioni criminali che marciano su questo.
Si potrebbe pensare quindi che, se l'agricoltura ha bisogno di forza lavoro e che questa forza lavoro ci può essere data da paesi vicini, si potrebbe trovare un'intesa che favorisse questi scambi.
L'idea è quantomai intuitiva:
Accordarsi con i paesi da cui si originano i flussi emigratori verso l'Italia. Proporre di attivare e pubblicizzare uffici di "collocamento" nei paesi suddetti in cooperazione (anche economica) con l'Italia. Questi uffici seviranno per immettere un giusto numero di immigrati, stavolta regolari, a servizio delle aziende agricole che ne necessitano. Inontre con questi strumenti si opererà un controllo sulle condizioni dei braccianti a cui l'agricoltore, in concorso con lo stato, dovrà garantire una sistemazione adeguata che fornisca condizioni umane ed igieniche per chi non ne avesse le possibilità iniziali.
Nella pratica,
Prima di far partire l'operazione si svolgeranno operazioni di indagini sulla richiesta di braccianti da parte delle aziende agricole, contattando a spese dello stato, tutte le aziende che rientrano in queste attività. Si potrà quindi stabilire l'entità della richiesta.
Nei paesi aderenti verranno aperti degli sportelli lungo la linea di costa, alle frontiere o nelle città con alto tasso di emigrazione. Verranno pubblicizzati a livello nazionale e locale. Questi sportelli seviranno per svolgere le operazioni burocratiche necessare per: permesso di soggiorno, contratto con l'azienda italiana, indirizzare e proporre soluzioni di viaggio.
In Italia l'azienda agricola dovrà fare richiesta per la manodopera; successivamente occuparsi della sistemazione dei braccianti, in intesa con l'ufficio tecnico del proprio comune ed adoperando incentivi statali. Dovrà stipulare con loro un contratto che preveda un salario concorrenziale sul mercato, ma non sotto i limiti del minimo sindacale italiano. Ai braccianti assunti dovrà essere consegnata un'informativa sui loro diritti e doveri ed un numero verde di riferimento che faccia capo al ministero dell'interno per segnalare eventuali anomalie.
Questa proposta potrebbe livellare il mercato del lavoro agricolo, permettendo anche a lavoratori italiani di non dover sottostare alla concorrenza implacabile dettata dal lavoro nero.
Ma da sola questa proposta non funzionerebbe. Se nel frattempo restasse la normativa vigente in materia di lavoro irregolare le aziende agricole che già si trovano (costrette dal mercato o per malafede) ad utilizzare manodopera a basso costo irregolare riterrebbero comunque conveniente non cambiare sistema. Per questo si dovrebbero inasprire le leggi per cui, se dai controlli dovesse risultare lavoro irregolare l'azienda verrà rilevata coercitivamente dallo stato per un numero sufficiente di mesi a ripagare una pesante penale. L'imprenditore si ritroverebbe a dover lavorare per lo stato mesi, ad una paga minima, per recuperare la penale versata mensilmente allo stato. Estinta la penale l'azienda ritornerebbe in mano all'imprenditore con la condizionale a dover subire annualmente controlli a sorpresa da parte della guardia di finanza.
Questa proposta da sola però farebbe infuriare gli imprenditori, se non gli venisse affiancata anche una proposta per rilanciare il mercato agricolo nazionale. Dovranno quindi proporsi, in concomitanza alla proposta degli uffici di collocamento per l'immigrazione e all'inasprimento della legge in materia di lavoro nero, altre proposte. Potrebbero essere ad esempio quella di raddoppiare (o triplicare) le tasse sull'importazione di prodotti agricoli da paesi diversi dall'italia, accorciare la filiera di smistamento di tali prodotti all'interno del paese legiferando sui mercati generali, incentivare la produzione di prodotti tipici DOC e le produzioni di qualità (per quanto riguarda la attribuizione del marchio BIO rimanderei ad altra discussione).
In sintesi quindi: incentivare la produzione agricola interna, punire molto severamente l'utilizzo di lavoro nero, favorire scambi di immigrazione regolare.
I vantaggi economici dovranno derivare dal miglioramento della distribuzione e produzione del mercato agricolo, e attingendo nella tasca del fenomeno del caporalato e del contrabbando di esseri umani.
Tutto questo perché credo che il fenomeno dei flussi migratori appartenga al nostro tempo, alla globalizzazione, ad un diverso assetto mondiale. E non si può fermare, ma non è detto che non si possa beneficiarne.
Inoltre penso che per stilare un buon programma è necessario che più temi facciano sistema verso obiettivi che hanno caratteri in comune. Ovvero non pensare di risolvere un singolo problema senza interessarsi delle conseguenze che possono condizionare anche altri ambiti.
Pensando alla situazione degli immigrati irregolari che si rivolgono al mercato del lavoro nero stagionale relativo all'agricoltura, ho tirato fuori qualche considerazione che potrebbe tradursi in proposta.
Da quello che so il lavoro nei campi viene mal visto dagli italiani. Per questo spesso gli agricoltori hanno una forte carenza di forza lavoro da parte italiana e si rivolgono al lavoro irregolare degli immigrati. Questo fenomeno incentiva in qualche modo l'immigrazione nel nostro paese ed innesca interessi economici della malavita italiana e straniera con fenomeni quali, il caporalato ed i famosi "barconi" di immigrati clandestini.
Volevo quindi trovare un sistema che favorisse gli agricoltori, gli immigrati che sono disposti a fare un lavoro che gli italiani non vogliono più fare e levare di conseguenza soldi alle associazioni criminali che marciano su questo.
Si potrebbe pensare quindi che, se l'agricoltura ha bisogno di forza lavoro e che questa forza lavoro ci può essere data da paesi vicini, si potrebbe trovare un'intesa che favorisse questi scambi.
L'idea è quantomai intuitiva:
Accordarsi con i paesi da cui si originano i flussi emigratori verso l'Italia. Proporre di attivare e pubblicizzare uffici di "collocamento" nei paesi suddetti in cooperazione (anche economica) con l'Italia. Questi uffici seviranno per immettere un giusto numero di immigrati, stavolta regolari, a servizio delle aziende agricole che ne necessitano. Inontre con questi strumenti si opererà un controllo sulle condizioni dei braccianti a cui l'agricoltore, in concorso con lo stato, dovrà garantire una sistemazione adeguata che fornisca condizioni umane ed igieniche per chi non ne avesse le possibilità iniziali.
Nella pratica,
Prima di far partire l'operazione si svolgeranno operazioni di indagini sulla richiesta di braccianti da parte delle aziende agricole, contattando a spese dello stato, tutte le aziende che rientrano in queste attività. Si potrà quindi stabilire l'entità della richiesta.
Nei paesi aderenti verranno aperti degli sportelli lungo la linea di costa, alle frontiere o nelle città con alto tasso di emigrazione. Verranno pubblicizzati a livello nazionale e locale. Questi sportelli seviranno per svolgere le operazioni burocratiche necessare per: permesso di soggiorno, contratto con l'azienda italiana, indirizzare e proporre soluzioni di viaggio.
In Italia l'azienda agricola dovrà fare richiesta per la manodopera; successivamente occuparsi della sistemazione dei braccianti, in intesa con l'ufficio tecnico del proprio comune ed adoperando incentivi statali. Dovrà stipulare con loro un contratto che preveda un salario concorrenziale sul mercato, ma non sotto i limiti del minimo sindacale italiano. Ai braccianti assunti dovrà essere consegnata un'informativa sui loro diritti e doveri ed un numero verde di riferimento che faccia capo al ministero dell'interno per segnalare eventuali anomalie.
Questa proposta potrebbe livellare il mercato del lavoro agricolo, permettendo anche a lavoratori italiani di non dover sottostare alla concorrenza implacabile dettata dal lavoro nero.
Ma da sola questa proposta non funzionerebbe. Se nel frattempo restasse la normativa vigente in materia di lavoro irregolare le aziende agricole che già si trovano (costrette dal mercato o per malafede) ad utilizzare manodopera a basso costo irregolare riterrebbero comunque conveniente non cambiare sistema. Per questo si dovrebbero inasprire le leggi per cui, se dai controlli dovesse risultare lavoro irregolare l'azienda verrà rilevata coercitivamente dallo stato per un numero sufficiente di mesi a ripagare una pesante penale. L'imprenditore si ritroverebbe a dover lavorare per lo stato mesi, ad una paga minima, per recuperare la penale versata mensilmente allo stato. Estinta la penale l'azienda ritornerebbe in mano all'imprenditore con la condizionale a dover subire annualmente controlli a sorpresa da parte della guardia di finanza.
Questa proposta da sola però farebbe infuriare gli imprenditori, se non gli venisse affiancata anche una proposta per rilanciare il mercato agricolo nazionale. Dovranno quindi proporsi, in concomitanza alla proposta degli uffici di collocamento per l'immigrazione e all'inasprimento della legge in materia di lavoro nero, altre proposte. Potrebbero essere ad esempio quella di raddoppiare (o triplicare) le tasse sull'importazione di prodotti agricoli da paesi diversi dall'italia, accorciare la filiera di smistamento di tali prodotti all'interno del paese legiferando sui mercati generali, incentivare la produzione di prodotti tipici DOC e le produzioni di qualità (per quanto riguarda la attribuizione del marchio BIO rimanderei ad altra discussione).
In sintesi quindi: incentivare la produzione agricola interna, punire molto severamente l'utilizzo di lavoro nero, favorire scambi di immigrazione regolare.
I vantaggi economici dovranno derivare dal miglioramento della distribuzione e produzione del mercato agricolo, e attingendo nella tasca del fenomeno del caporalato e del contrabbando di esseri umani.
Tutto questo perché credo che il fenomeno dei flussi migratori appartenga al nostro tempo, alla globalizzazione, ad un diverso assetto mondiale. E non si può fermare, ma non è detto che non si possa beneficiarne.
Dario De Vita (iRad)- Messaggi : 797
Data d'iscrizione : 27.04.10
Età : 41
Località : Napoli
Re: Immigrazione: una proposta incrociata con economia e agricoltura.
quello che proponi sembra una buona cosa.. ma su una cosa sono in disaccordo.. quello di alzare i prezzi dei prodotti agricoli esteri può esser chiamato protezionismo!
Questa parola per mè è molto negativa: sia perchè viviamo in una unione di stati (UE)che non dovrebbero alzare "dazzi" doganali tra loro e poi perchè renderebbe ,sul lungo periodo, il mercato agricolo nazionale NON competitivo... Come la storia ce lo insegna in svariati casi..
Personalmente non saprei come disincentivare il mercato nero.. ma troverei un altra soluzione..
Questa parola per mè è molto negativa: sia perchè viviamo in una unione di stati (UE)che non dovrebbero alzare "dazzi" doganali tra loro e poi perchè renderebbe ,sul lungo periodo, il mercato agricolo nazionale NON competitivo... Come la storia ce lo insegna in svariati casi..
Personalmente non saprei come disincentivare il mercato nero.. ma troverei un altra soluzione..
Tommaso Carrettoni- Messaggi : 145
Data d'iscrizione : 29.04.10
Località : nord ovest della provincia di milano
Re: Immigrazione: una proposta incrociata con economia e agricoltura.
Beh, in effetti non posso darti torto... anzi! Quella di alzare le tasse sulle importazioni è una mossa sbagliata su qualsiasi merce. Decisamente anacronistica, ma non voleva essere questo il messaggio comunque.
Quello che ho proposto sulla tassazione dei prodotti importati in realtà è improponibile, ma mi chiedo: quale può essere un modo per rilanciare l'economia agricola nazionale? Mi verrebbe da rispondere che più che il protezionismo sarebbe opportuno rendere appetibile la qualità del prodotto agricolo italiano sul mercato. Purtroppo non ho le competenze adatte per argomentare, ma posso affermare che il resto della proposta, senza questo passaggio, si rivelerebbe fallace.
Quello che ho proposto sulla tassazione dei prodotti importati in realtà è improponibile, ma mi chiedo: quale può essere un modo per rilanciare l'economia agricola nazionale? Mi verrebbe da rispondere che più che il protezionismo sarebbe opportuno rendere appetibile la qualità del prodotto agricolo italiano sul mercato. Purtroppo non ho le competenze adatte per argomentare, ma posso affermare che il resto della proposta, senza questo passaggio, si rivelerebbe fallace.
Dario De Vita (iRad)- Messaggi : 797
Data d'iscrizione : 27.04.10
Età : 41
Località : Napoli
Re: Immigrazione: una proposta incrociata con economia e agricoltura.
Alcuni dei problemi dell'agricoltura italiana, che la rendono poco competitiva e su cui quindi ci sarebbe da lavorare, da quel poco che sò sono:
troppa frammentazione degli appezzamenti: c'è troppo una tendenza allo 'spezzatino' dei terreni questo tra l'altro rende difficile produrre quantità sufficenti e a praticare quelle tecniche, come rotazione quadriennale, ecc... che servirebbero per non ricorrere massicciamente a fertilizzanti - con i costi economici che comportano- ad esempio.. anche nelle zone maggiormente monocoltura -penso alla risaie del nord del Piemonte per dirne una- la parcellizzazione rimane molto alta, cosa che non permette economie di scala e di operare bene con tecniche moderne come il ricorso a mezzi aerei per lo spargimento di elementi chimici per citarne uno.
l'eccesso di intermediazione (la così detta filiera) che c'è per alcune produzioni (cereali in particolare sempre da quel poco che mi è giunto alle mie orecchie), al contrario in genere i settori in cui il rapporto è più diretto tra produttore e consumatore (penso a quello piemontese della produzione della nocciola dove tra le due categorie si interpone solitamente, almeno in passato, non conosco la situazione attuale, solo l'industria dolciaria per la trasformazione delle nocciole stesse) i prezzi sono A) Più bassi alla vendita e B) più equi per il produttore alla vendita della materia prima
troppa frammentazione degli appezzamenti: c'è troppo una tendenza allo 'spezzatino' dei terreni questo tra l'altro rende difficile produrre quantità sufficenti e a praticare quelle tecniche, come rotazione quadriennale, ecc... che servirebbero per non ricorrere massicciamente a fertilizzanti - con i costi economici che comportano- ad esempio.. anche nelle zone maggiormente monocoltura -penso alla risaie del nord del Piemonte per dirne una- la parcellizzazione rimane molto alta, cosa che non permette economie di scala e di operare bene con tecniche moderne come il ricorso a mezzi aerei per lo spargimento di elementi chimici per citarne uno.
l'eccesso di intermediazione (la così detta filiera) che c'è per alcune produzioni (cereali in particolare sempre da quel poco che mi è giunto alle mie orecchie), al contrario in genere i settori in cui il rapporto è più diretto tra produttore e consumatore (penso a quello piemontese della produzione della nocciola dove tra le due categorie si interpone solitamente, almeno in passato, non conosco la situazione attuale, solo l'industria dolciaria per la trasformazione delle nocciole stesse) i prezzi sono A) Più bassi alla vendita e B) più equi per il produttore alla vendita della materia prima
Ospite- Ospite
...
La cosa migliore è la soluzione tassativa, però che dovrebbe essere applicata solo sulle materie prime prodotte anche qui, in questo modo l'italia risparmierebbe milioni e milioni di €, facendo automaticamente diminuire il prezzo del prodotto finito; non è protezionismo, nè monocultura, nè altro è solo il modo migliore di proteggere l'economia dell'intero settore agricolo senza intaccare i consumatori; per convincere gli agricoltori a mettere in regola i lavoratori stagionali bisogna andargli incontro, non riempirlo di regole, così facendo ed essendo agevolato potrà finalmente farlo, mettendo fine a varie speculazioni illecite...certo...tutte le mafie ci odieranno! XD
Re: Immigrazione: una proposta incrociata con economia e agricoltura.
liviodellagala ha scritto:La cosa migliore è la soluzione tassativa, però che dovrebbe essere applicata solo sulle materie prime prodotte anche qui, in questo modo l'italia risparmierebbe milioni e milioni di €, facendo automaticamente diminuire il prezzo del prodotto finito; non è protezionismo, nè monocultura, nè altro è solo il modo migliore di proteggere l'economia dell'intero settore agricolo senza intaccare i consumatori; per convincere gli agricoltori a mettere in regola i lavoratori stagionali bisogna andargli incontro, non riempirlo di regole, così facendo ed essendo agevolato potrà finalmente farlo, mettendo fine a varie speculazioni illecite...certo...tutte le mafie ci odieranno! XD
Una soluzione tassativa andrebbe a danno di qualsiasi produttore: italiano o estero (per lo meno europeo) contando anche il fatto che le tasse a catena tendono a scaricarsi su produttori e consumatori solitamente.
Se no si chiamerebbe dazio e almeno per i produttori del resto dell'UE è praticamente inapplicabile nella pratica, e per quanto riguarda molte colture e paesi produttori l'UE ha già sottoscritti diversi accordi commerciali che fissano già le regole in materia e sono difficilmente derogabili.
Tra l'altro non è neanche la concorrenza estera quella che va realmente a danno della produzione italiana (ribadisco: da quel poco che sò dell'argomento), su certi mercati come quelli dei cereali ad esempio i prezzi sono bassi di per sè (anche se ultimamente si stanno alzando, sia a causa degli incendi in Russia che del continuo aumento di richiesta della materia da parte dei paesi in via di sviluppo), mentre per altri, come quelli dei pomodori (dove quindi ci può essere una reale e tangibile differenza nella qualità) la concorrenza estera è nei fatti poco influente (d'altronde oramai non mi stupisce neanche più vedere pomodori prodotti in Italia venduti sulle bancarelle cinesi)
D'altronde quello che si paga sono gli alti prezzi di produzione derivanti dalla mancanza di economie di scala, costi che vanno ad erodere qualsiasi ricavo, d'altronde un'azienda giapponese che impianta impianti di produzione in Ucraina o in Russia Orientale (avevo visto un bel documentario della NHK versione inglese, proprio qualche settimana, fa sulla corsa all'accaparramento di vaste terre per usi agricoli da parte di vari Stati, multinazionali o enti e delle strategie governative giapponesi per supportare i produttori, piccoli o grandi, che volessero operare nel settore) su distese vastissime avrà per forza di cosa prezzi inferiori per ettaro coltivato a parità di qualità in fin dei conti e non è tanto una questione di manodopera in quanto la meccanizzazione è altissima e la manodopera ridotta a poche unità.
Certamente però una maggiore deregulazione come proponi (che comunque è già alta in genere nel settore, alla fine sono pochi i capitoli sui quali si può agire, come quello del lavoro appunto) sarebbe di grande aiuto, affiancata magari da una riduzione delle tasse sul lavoro gravanti sul datore di lavoro sarebbe la soluzione ottimale.
Però, badare, che darebbe effetti tangibili solo in quei particolari settori (invero importanti in Italia), come pomodori o uva, che sono poco 'meccanizzabili' e perciò legatissime al lavoro manuale ed in cui la qualità del prodotto è 'tangibile' (e perciò ci si ritrova in un mercato non pienamente concorrenziale vista la differenza che ci può essere tra i prodotti) e perciò la concorrenza estera dovuta a prezzi bassi meno influente.
Un'altra cosa che si nota è la mancanza di capacità del singolo agricoltore di contrattare il prezzo di vendita, sicuramente favorire la formazione di associazione di categoria realmente con potere di contrattazione potrebbe aiutare.
Ospite- Ospite
Re: Immigrazione: una proposta incrociata con economia e agricoltura.
L'idea del rapporto più diretto tra produttore e consumatore la cosi detta merce a Km 0 è molto efficace e si dovrebbe trovare il modo di limitare il potere dei grandi grossisti che solitamente impongono i prezzi sotto costo a discapito dei produttori che molte volte arrivano anche a fallimento .... si potrebbero fare anche degli accordi economici tra le diverse regioni vicine tra loro . Molte cose dipendono anche dalle regioni, che non controllano mai i soldi che alcune imprese prendono dai fondi europei per l'agricoltura,a volte usandoli male (le regioni) dando un impostazione sbagliata ai settori agricoli e contribuendo anche loro marginalmente al incentivazione del lavoro nero nel settore agricolo. Secondo me si dovrebbe dialogare direttamente con gli agricoltori che di certo sapranno quali sono i problemi e i loro bisogni reali....Uno studio approfondito delle filiere aiuterebbe a chiarire ancora di più il quadro del problema agricoltura..
monique- Messaggi : 10
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