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Il futuro del mondo del lavoro.

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Messaggio Da Ospite Mar Set 07, 2010 10:20 am

Negli ultimi anni si sta assistendo a profonde rivoluzioni nel mondo del lavoro, rivoluzioni comunque piuttosto prevedibili se si pensa a com'è (e come sta) cambiato lo stesso tessuto produttivo ed i metodi di produzione (almeno in certi settori).

Ultimamente si è ripreso a parlare delle relazioni sindacali e del loro sviluppo futuro (la vicenda FIAT sicuramente farà scuola) e da più parti ci sono varie proposte, alcune di tipo spiccatamente corporativo (come Fini ben ha messo in chiaro a Mirabello, pur non usando questo termine, soluzioni comunque bene o male, tra l'altro, da sempre appoggiate e spinte, anche se con motivazioni diverse da quelle di Fini e della sua parte politica di estrazione, anche dalla componente politica cattolica sull'onda lunga di quel corporativismo cristiano ben messo alla luce con l'enciclica Rerum Novarum di fine '800), alcune volte a raggiungere un sistema di rapporti sindacati/industrie di tipo liberale (stile USA alcune decine di anni fa), alcune ovviamente volte a far recuperare ai sindacati la maggior parte del potere contrattuale perduto (sia a causa di interventi legislativi, sia a causa del già citato cambiamento stesso del mondo del lavoro).

Su ciò comunque si sta innestando anche una riflessione sul ruolo stesso dell'imprenditore e sul concetto di sindacato stesso (da più parti accusati giustamente o ingiustamente di essere comunque troppo limitati nella loro sfera d'azione in quanto comunque il loro operato di massima finirebbe per premiare chi nel mondo già c'è blindandolo creando una sorta di classe di privilegiati, personalmente mi sembra una critica che al più andava bene 20 anni fa forse, ora mi sembra un po' fuori dai tempi fosse anche solo che oggigiorno i sindacati difficilmente riescono a 'blindare' come effettivamente riuscivano a fare una volta, ma tant'è....).

Personalmente sono giunto alla conclusione che quel che manca realmente in Italia nel mondo del lavoro (al di là poi dei discorsi che si possono fare su precariato, sulla mancanza di flessibilità, sulla bassa qualità del lavoro, ecc... tutte cose che comunque reputo come figlie di quando dopo dirò) è la responsabilità dei sindacati nei confronti dei lavoratori che a causa di infauste leggi e prassi tacitamente accettate e sopratutto a logiche di potere (queste tutte interne ai sindacati invece) si è persa in favore di logiche intere determinate dal numero degli iscritti di una certa categoria (così che spesso i sindacati si preoccupano e spendono più energie per i 'oramai non più lavoratori' ovvero i pensionati, che spesso costituiscono il loro zoccolo duro di iscritti insieme ai dipendenti statali e ai dipendenti delle grandi imprese, ma ricordiamoci che il tessuto produttivo italiano è costituito più che da grandi imprese da PMI per dirne una), mentre dal lato industriale/produttivo si sta perdendo ogni minimo senso di responsabilità, non tanto verso i lavoratori di queste, quanto verso l'intero paese (e le proposte e le richieste, che fortunatamente rimarrano tali si spera, di riforme costituzionali in tal senso volte a togliere quei pochi paletti di buon senso che rimangono ne sono un buon indice), non tanto a causa di una globalizzazzione o similari, quanto a causa di una mentalità retrograda (e qui si paga forse non l'avere mai avuto una reale presenza storica di industriali -piccoli, medi o grandi che siano- in Italia e quindi una coscienza etica in tale settore, ma al più di avventurieri che per fare andare avanti le loro industrie contavano più sull'appoggio politico che sulla qualità dei loro prodotti o sulla bonta dei loro sistemi produttivi, salvo poche ed isolate eccezzioni, che comunque sono durate in genere abbastanza poco o sono estremamente di nicchia) che trova nell'attuale ambiente economico interno un ambiente particolarmente fertile (ma anche qua: i sintomi di ciò si sentivano già da anni, la crisi ha solo accellerato il processo).

Non sarebbe, ammesso e non concesso che abbia anche solo ragione al 10% nella mia veloce analisi, per dirne una necessario ad esempio cominciare ad applicare i commi mai di fatto applicati dell'art 39 (tra cui quello che garantirebbe la facoltà di stipulare contratti erga omnes, mentre ora se non ricordo male i contratti stipulati valgono solo per le parti che lo stipulano, e gli effetti deleteri si vedono anche sulla questione FIAT)? Già questo sarebbe un grande passo visto che aumenterebbe la capacità di contrattare dei sindacati equilibrando quindi la situazione attuale di rapporto di poteri tra sindacati e datori di lavori e tra i sindacati stessi ("Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti...", evitando quindi che microsindacati abbiano troppo potere o che un sindacato possa operare da solo o che si cerchi di schiacciare senza colpo subire importanti posizioni rappresentative di un elevato numero di lavori da parte di alcuni settori)

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Messaggio Da lorenzoferrua Gio Set 09, 2010 5:43 pm

Umberto tu dici cose sensate. °In Italia credo che manchì responsabilità da parte di tutti...sindacati, lavoratori, imprenditori, politici...
Noi stiamo cercando di trovare soluzioni valide per affrontare i problemi Italiani, e credo che una delle prima cose da cercar di cambiare è l'atteggiamento e la mentalità degli italiani.
Possiamo fare delle ottime leggi ma se poi ci sarà sempre la mentalità della mediocrità, del cercare l'interesse proprio, allora saranno vani tutti i tentativi.
Credo che i tempi siano maturi e che la gente inizi a capire che è ora di cambiare.
Allora è nostro il compito di trovare provvedimenti che riescano ad eliminare quelle fastidiose e parassitarie forme di utilizzo delle cariche di rappresentanti (di qualsiasi natura siano: sindacati, politici, sindaci, ecc).
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Messaggio Da Ospite Gio Set 09, 2010 9:54 pm

il futuro del mondo del lavoro in italia e' gia tutto scritto percio' non c'e' da preoccuparsi assolutamente perche una volta cancellata completamente la classe media e le PMI rimarranno inpiedi solo i grandi gruppi multinazionali e le microimprese. in pratica solo le grandi aziende che hanno delle concessioni governative che operano in un mercato dove loro impongono il prezzo e le microaziende, in pratica quelle aziende in quantita' sterminata con zero dipendenti quindi formate dal solo titolare che lavorera' esclusivamente per se stesso o al massimo con 2/3 dipendenti. il resto delle imprese e' destinato a compiere grandi sforzi economici e assumere rischi enormi per riuscire per stare in piedi in un mondo del lavoro e una realta' che ormai assomigliano sempre di piu' ad una giungla piena di sciacalli e avvoltoi pronti a spolpare tutto e tutti.
io mi continuo a chiedere perche' in italia per motivi politici 20 anni fa', si e' voluto cancellare di colpo tutta una classe di grandi imprenditori e di grandi imprese che davano lavoro e benessere al paese e che erano un fiore all'occhiello all'estero per la loro serieta' e professionalita'. eppure tutti sanno che per costruire una grande impresa ci vogliono decenni di lavoro e di impegno e a volte una sola generazione non basta. e' evidente che per distruggerla ci vuole poco ma per ricostruirla ci rivogliono altri decenni se tutto va bene. mi sembra che il risultato c'e' lo abbiamo sotto gli occhi perche' purtroppo non abbiamo piu' una nostra economia ma abbiamo una economia colonizzata in tutti i settori chiave dai grandi gruppi multinazionali che ci tengono in pugno. infatti tutti i dati economici dicono che l'italia non cresce mentre gli altri paesi dell'eurozona corrono. un grazie di cuore ai nostri politici.

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Messaggio Da Marcello.DeVita Ven Set 10, 2010 6:39 am

condorco con mimmo in Italia c'è una grandissima crisi nel settore piccole e medie imprese è questo è un grave colpo all'economia italiana . I cosiddetti conf. di qui e conf. di là non fanno altro che parlare mentre ogni giorno non fanno che chiudere PMI da nord a sud.
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Messaggio Da Ospite Dom Mar 13, 2011 8:40 pm

il mondo del lavoro e cambiato molto in questi anni e le aziende, con la globalizzazione sono entrate in un circuito di crisi che, difficilmente ne uscirranno.
Per me la concorrenza sleale è uno dei problemi fondamentale .
diritti e doveri debbano essere uguali in tutto il mondo, (tematica da affrontare e da discutere al g 20.
Vi sembra giusto che i paesi come cina,india,ecc crescano del 200% senza garantire dignità e diritti ai propi lavoratori, e normale che sul mercato sono più competenti.
Non siamo noi sbagliati che per lavorare bisogna modificare i contratti ma sono gli altri che devono far valere i propri diritti.
Se riusciamo a fare questo L'italia tornera ad essere un paese di alta Qualità

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Messaggio Da Tommaso Carrettoni Mar Mar 15, 2011 9:45 pm

questo aimè credo che sia poco attuabile.. secondo il mio parere bisognerebbe che il governo italiano o europeo debba dare dei limiti: per esempio se una certa impresa/ multinazionale vuole vedere il proprio prodotto nel paese o in europa, allora questa deve avere un certo range di produzione nel continene..! così si limiterebbe la perdita di posti di lavoro del settore secondario
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