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Realizzazione programma NDE Lavoro e imprenditoria

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Messaggio Da lorenzoferrua Mer Set 01, 2010 3:09 pm

Il programma attuale di NDE prevede i seguenti punti:
1) La certezza di continuità del rapporto di lavoro
2) La certezza di un reddito adeguato
3) Leggi a favore dell'imprenditoria giovanile
4) Leggi a favore delle piccole-medie imprese

NDE si fonda su un pilastro importante che è la meritocrazia!
Credo che sia impossibile non mettere come linea guida la meritocrazia nel campo del lavoro.
Cosa vuol dire? Che NDE si impegnerà a realizzare leggi a favore dei soggetti che creeranno occupazione, ricerca, innovazione, in parole povere per chi selo merita!

Nel forum non ci sono stati molti interventi e alcuni sono scivolati sul ramo energie alternative.
Però sono state evidenziate alcune tematiche:
- Lavoro nero
- Salari medi inferiori al resto dei paesi europei
- Riduzione pressione fiscale
- Promiscuità tra impiego privato e pubblico
- Professionisti da riformare: notai-commercialisti
- Salvaguardia del made in italy con lotta alla contraffazione
- Aiuti pubblici ad aziende private

Prima di iniziare a discutere di un punto, vorrei che alcuni soci mi dessere la disponibilità per ricercare dati precisi!
Faccio un esempio. Sul forum è stato scritto che la media degli stipendi italiani è un terzo di quelli europei... voglio i dati precisi, la fonte dei dati, e il periodo in cui sono state fatte queste analisi.
Dobbiamo fare un programma, fatto di azioni da realizzare. Non mi interessano trattati utopici, ideali non realizzabili.
Voglio gente e interventi con "i piedi per terra".
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Messaggio Da lorenzoferrua Ven Set 03, 2010 8:00 pm

Credo sia necessario ridurre la burocrazia per le piccole/medie imprese e unificare gli interlocutori della PA per gli imprenditori.
Semplificare il sistema fiscale per permettere alle imprese individuali di fare a meno dei commercialisti.
Rivedere gli studi di settore.

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Messaggio Da leonardolanzalonga Dom Set 05, 2010 4:50 pm

Per la realizzazione del programma inerente il lavoro penso che uno dei primi punti debba essere il sostegno delle aziende e dei piccoli imprenditori nella lotta contro la mafia. Bisogna proteggere il cittadino che denuncia il pizzo per riuscire ad evitare qualunque ritorsione. Purtroppo al giorno d'oggi parlare di lavoro, aziende e imprenditori senza considerare la mafia è un grossissimo errore, lo stesso errore che gli ha permesso di diventare così maledettamente potente in Italia e nel mondo...

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Messaggio Da lorenzoferrua Lun Set 06, 2010 8:00 pm

Sappiamo che le mafie in alcune parti del territorio sono dei veri e propri datori di lavoro "illegale".
Lo sviluppo di un economia che possa portare posti di lavoro in queste zone è essenziale per combattere questo fenomeno, ma altrettanto vero è che gli imprenditori non investono in queste zone.
Quindi sono d'accordo a sviluppare strumenti legislativi e territoriali per la protezione del lavoro dagli attacchi mafiosi. Bisogna trovarne di efficaci perchè spesso dietro manifesti politici, chi ha avuto il coraggio di denunciare poi è stato lasciato solo dalle istituzioni.
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Messaggio Da Ospite Mar Set 07, 2010 8:10 pm

io penso che il lavoro sia direttamente proporzionale allo stato di salute di una democrazia. non faccio riferimento al lavoro improduttivo ma al vero lavoro , quello che alza il pil e non quello che lo appesantisce. e purtoppo di lavoro produttivo in italia c'e' ne' sempre di meno mentre di assistenzialismo sottoforma di lavoro c'e' ne' sempre di piu'. domanda: quando ci sara' il completo soffocamento del lavoro produttivo dovuto all'enorme peso dell'assistenzialismo che fagocitera' tutto, cosa accadra?
probabimente chi avra' resistito con una impresa tipo PMI verra' completamente accerchiato e spolpato fino all'osso. rimarranno in piedi solo le mega-industrie multinazionali che non temono le leggi dello stato in quanto possono in qualsiasi momento delocalizzare e specularmente all'opposto ci saranno le micro-imprese, cioe' quelle imprese fatte da una persona soltanto che lavora solo per se' e investe il minimo indispensabile per lavorare. quindi in sostanza un paese senza una classe produttiva (fascia media) che crea sviluppo e occupazione. pertanto un paese destinato al declino economico e facile preda di altri
paesi industrializzati che possono comodamente colonizzarlo sul piano economico e finanziario.

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Messaggio Da Ospite Mer Set 15, 2010 6:58 pm

mi sembra che di idee per risolvere i problemi legati al lavoro non ce' ne sono molte in compenso vedo degli obbiettivi che sanno un po' di utopia perche' affermare che il posto di lavoro deve essere una certezza , come anche lo stipendio deve essere adeguato, non credo che esistano in questo mondo certezze di questo tipo. io so' per certo che il lavoro e' un bene da preservare per il benessere proprio e dei propri cari. considerare il posto di lavoro come una cosa assolutamente certa, anche se viene trascurato totalmente , non credo sia saggio. detto questo mi piacerebbe che qualcuno andasse nel concreto ed esponesse delle idee e dei metodi e/o soluzioni che stiano in piedi per cercare di cambiare la rotta attuale del sistema paese cioe' una serie di provvedimenti reali che avessero la forza di invertire la direzione in cui ci stiamo inesorabilmente dirigendo a velocita' costante. e la direzione e' quella che io ho gia' descritto.

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Messaggio Da Dario De Vita (iRad) Mer Set 15, 2010 7:12 pm

Ciao mimmo,
credo che in effetti questa sia la sede per discutere sulla linea da seguire (quella che tu definisci utopica e chiaramente non deve esserlo). Una volta discusso sul senso generale che può prendere il partito (se è troppo utopico va riportato nella realtà) si dovrà iniziare a sbatterci contro le leggi, i decreti, i bilanci e quant'altro serva per portarlo sul piano concreto.

Dico questo perché ho letto il tuo ultimo intervento come una critica negativa. Il fatto è che, se non c'è nessuno che definisce il programma non avremo mai un programma definito. E' una cosa che spetta ai soci (non collaborare passivamente, ma proporre soprattutto) altrimenti anche questo sarà un partito con la classica presunzione che poche persone abbiano le risposte in tasca per ogni cosa...
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Messaggio Da Ospite Mer Set 15, 2010 8:51 pm

ciao dario capisco che il mio ultimo intervento puo' sembrare una critica negativa , ma ti posso assicurare che la mia intenzione era quella di dare una scossa al dibattito e capire la consistenza degli interlocutori perche' se non si hanno delle visioni allargate della realta' che ci circonda con tutti i problemi connessi, penso che non si puo' nemmeno pensare di portare avanti un programma basato solo sulla utopia e non sulla concretezza. se e' tale la nostra intenzione , occorre che i geni che sono tra di noi (intendo quelli con le idee geniali) praticamente gli statisti nati, battano un colpo se ci sono. viceversa non penso sia una cosa semplice alle prossime elezioni raccogliere dei consensi sufficienti per riuscire a stare in piedi. E' necessario un programma mirato alla soluzione dei problemi che stanno in "prima fila" nella classifica personale di tutti gli italiani.
a questo punto credo che per prima cosa conviene costruire un elenco dettagliato della tipologia dei problemi correlati alla tipologia e/o categoria delle singole persone, quindi un elenco molto vasto e particolareggiato. dopodiche' si puo pensare a una scrematura dei problemi cercando delle soluzioni concrete e dettagliate nell'ottica della priorita' ed efficacia. mi rendo conto che non parlo di una cosa facile ma di un lavoro enorme che sicuramente ha bisogno di materia grigia di alta qualita' che dia delle indicazioni che riscuotano il consenso degli italiani. ecc. ecc.ecc.


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Messaggio Da Dario De Vita (iRad) Gio Set 16, 2010 12:24 pm

Capisco che in realtà la sensazione che si ha è quella. Ti spiego perciò come ci stiamo muovendo:
normalmente ci si aspetterebbe di venire qui (in NDE) e trovare risposte concrete sviluppate da "altri". Si penserebbe quindi, come soci, di dover dare un apporto di rifinitura ad un programma già sviluppato oppure dare semplicemente un parere di assenso o di dissenso alle proposte.
Il principio su cui si fonda il movimento è invece quello di dare gli strumenti ai soci per definire un programma, semplicemente seguendo le linee generali, le stesse che ci hanno indotti a partecipare.

Per adesso la definizione dei punti del programma è lasciata all'operosità e allo spirito di iniziativa dei soci particolarmente interessati a temi specifici. Nel CD però stiamo strutturando questa cosa in modo tale da mettere in contatto soci con competenze specifiche e dare loro gli strumenti per lavorare; il tutto si tradurrà in team di lavoro, possibilmente coesi, che scavino a fondo nelle tematiche, rendendole intellegibili e infine proponendo delle soluzioni ai buchi presenti nella legislazione. Tutti i gruppi poi saranno necessariamente messi a confronto con gli altri team di sviluppo. Ad esempio non si potrà pensare di sviluppare un programma energetico che richieda fondi statali se i fondi non ci sono; questi si porranno in relazione con il team che si occupa di economia nazionale discutendo sulla fattibilità degli interventi.

A tutti questi gruppi di lavoro verrà affiancata una parte logistica (già pubblicata sull'organigramma) che faciliterà lo scambio, aiuterà a gestire le "risorse umane", pubblicherà le attività che si svolgono e nel frattempo si occuperà di diffusione del movimento e accettazione di nuovi soci.

Per adesso, prima che tutta questa macchina parta a pieno regime (ci vorrà del tempo solo per occupare tutti i ruoli), stiamo premendo affinché si inizino a redarre le bozze su alcuni temi che sono stati più sentiti, per l'appunto questi pubblicati nella sezione CD. Queste tematiche saranno incentivate singolarmente da alcuni membri del CD, proprio in una riunione che terremo stasera via skype.

Nel frattempo, pubblicare anche solo piccoli appunti e commenti nella definizione del programma (nell'area soci) servirà per capire chi è più sensibile a quali tematiche, quali sono le sue attitudini e competenze e le proposte, anche se incomplete, verranno riassunte e discusse.

Anche se molto allargato come discorso spero di aver centrato anche il punto Very Happy
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Messaggio Da Ospite Mar Set 21, 2010 9:45 pm

sara' forse una mia impressione pero' mi sembra che nel sito ci sia un po di fiacca ,
se ricordo bene l'obbiettivo e' di presentarsi alle prossime elezioni, con un bel programma che dia una grossa scossa all'elettorato (in particolare quel 40% famoso) scherzo, sono invece sicuro che ci state lavorando e anche molto, anche se in apparenza non si vede.
io personalmente sto lavorando a un'idea molto interessante relativamente al mondo del lavoro e delle imprese medie e piccole per rendere questo settore piu' snello e virtuoso inserendo una componente nuova, unica e molto efficace si tratta di creare le condizioni ottimali per dare sopratutto ai giovani una grossa spinta per farli alzare in volo nel mondo del lavoro nelle vesti di piccoli imprenditori all'inizio, ma con la possibilita' di diventare molto grandi in futuro. questo progetto lo chiamerei
"LYGHT WORK" O "IMPRESA A RISCATTO" (come una volta che lo stato dava le case a riscatto agli operai affinche' potessero aqquistarle e nel contempo dava anche una grossa spinta all'edilizia, settore trainante dell'economia). entrambi i nomi si addicono. come dicevo ci sto' lavorando sopra e spero alla prima occasione di esporla in modo piu' approfondito. a dario volevo dire che capisco perfettamente quello che mi ha detto e condivido pienamente in linea di principio la formula di dare ai soci e ospiti il compito di proporre delle idee concrete per l'attuazione del programma base di NDE. spero che i risultati siano in linea con le aspettative..

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Messaggio Da Ospite Mer Set 22, 2010 2:06 pm

Spero di vedere presto questo tua proposta, da come ne parli sembra molto interessante e approfondita (e dal nome accattivante)! Non potresti farci in via del tutto eccezzionale qualche piccola anticipazione almeno di massima? Smile

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Messaggio Da Ospite Mer Set 22, 2010 7:22 pm

ciao umberto non posso farti grosse anticipazioni e' ancora prematuro, pero' ti posso spiegare le considerazioni che stanno alla base di questo programma:
considerato che:
A fronte della situazione attuale in cui versa il paese, con una disoccupazione reale a livelli record e nessuna prospettiva concreta che dia una svolta signifficativa all'economia per riuscire ad invertire la rotta e creare delle basi solide per uno sviluppo economico rapido che ci riporti ad essere un paese alla pari dei paesi sviluppati e non tra quelli sottosviluppati.
considerando inoltre che ormai lo stato mantiene sulla sua greppia oltre i tre quarti degli italiani, tra stipendi, indennita', sussidi, pensioni, per non parlare dell'enorme debito pubblico e relativi interessi sempre crescenti anche a causa del "rating" sempre piu' negativo, e poi i costi della politica italiana ed europea, i costi delle strutture pubbliche, gli investimenti a pioggia con risultati pari allo zero ecc. ecc.. un elenco infinito e credo incalcolabile. considerando che ormai e' rimasto pochissima forza lavoro produttiva, cioe' quella degli operai delle aziende nel settore privato che pagano le tasse direttamente in busta paga.( in pratica le aziende senza aiuti statali e sovvenzioni o concessioni statali, che stanno in piedi da sole nel mercato nazionale ed internazionale
con i proventi dei loro prodotti industriali e manifatturieri), credo che sia ormai rimasto una percentuale molto bassa sul totale. escludendo il popolo delle partite iva che viaggia su un livello diverso in quanto non avendo una busta paga il reddito non e' fisso ma molto fluttuante. Considerando inoltre che il reddito e quindi le tasse degli operai scendono continuamente in quanto tutti i giorni si sente la solita notizia che indica la chiusura di aziende con licenziamento di tutti gli operai oppure di aziende in crisi con tagli pesanti dei dipendenti, viene il dubbio che tra non molto tempo lo stato non riesca piu' a sostenere il peso dei costi attraverso gli introiti naturali anche aumentando ancora di piu' le tasse. pertanto come dicevo credo sia necessario un progetto forte.
ciao
mimmo

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Messaggio Da Ospite Mer Set 22, 2010 9:23 pm

vorrei aggiungere se possibile la richiesta di un aiutino per riuscire a quantificare a spanne quanti dipendenti ci sono nel pubblico impiego, considerando tutti quelli che percepiscono soldi tutti i mesi da un qualsiasi ente o struttura statale e/o, parastatale di qualsiasi forma e tipo. E quanti sono invece i dipendenti delle azienda private tipo PMI che non hanno nessuna garanzia di sostegno economico dallo stato, (praticamente tutte quelle innumerevoli piccole e medie aziende italiane che se non riescono a fare dei prodotti competitivi e non fanno utili in bilancio sono costrette inevitabilmente a chiudere la propria attivita' ). dato che e' risaputo che le PMI sono la linfa vitale dell'economia di un paese (lo ha capito perfino la cina che ha fatto di recente delle leggi per lo sviluppo della classe media) noi dobbiamo puntare proprio su questo "target" cercando di ripristinare quella ricchezza che gia' avevamo e che e' stata distrutta cioe' la grande classe media. E sono anche convinto che oggi soltanto una forza politica fatta di giovani con una politica giovane potra' riuscirci ma soltanto se cresce in fretta e bene perche' siamo come dentro un imbuto.

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Messaggio Da Ospite Mer Set 22, 2010 10:44 pm

Credo che il calcolo di per sè sia impossibile da fare, anche perchè a seconda dei parametri presi in considerazione la cifra varia fortemente.

Comunque questo articolo può essere un buon punto di partenza per capire la questione nella sua complessità:

http://www.impiegopubblico.info/3nespor_print.htm


E tutto sommato credo che indicativamente le cifre (anche se non aggiornatissime) siano esatte, più che altro credo che il problema base sia l'impiego dei dipendenti pubblici più che il numero in sè (che effettivamente potrebbe anche essere in media con gli altri paesi europei): parlo di inefficenze nel loro uso (cattiva formazione di base, assegnazione ad uffici senza averne capacità, concorsi mal gestiti, poca meritrocrazia, poca flessibilità -questa determinata spesso dai sindacati- a poter ricollocare dipendenti da una struttura ad un'altra) e cattiva distribuzione numerica (ovvero ci sono settori dove ci sono troppi lavoratori ed altri in cui ce n'è un disperato bisogno) in particolare.

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Messaggio Da Ospite Gio Set 23, 2010 6:42 pm

si e' vero, uno dei problemi maggiori e' l'impiego dei dipendenti pubblici, devo dirti che la mia idea coinvolge anche l'impiego dei dipendenti pubblici e gli attuali lavoratori socialmente utili. in quanto permette di avere una disponibilita' enorme e capillare di collocazione con conseguente flessibilita' di impiego. contiene inoltre delle regole precise che non permettono di percepire nessun stipendio se non si lavora.

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Messaggio Da Ospite Gio Set 23, 2010 9:49 pm

disoccupazione giovanile e debito pubblico, cosa hanno in comune? e quali sono i limiti?
il debito pubblico puo risanare l'occupazione giovanile? risposta, SI
la disoccupazione giovanile puo' risanare il debito pubblico? risposta, NO
quindi se le risposte sono esatte bisogna fare leva sul debito pubblico per risanare la disoccupazione giovanile. Come?
se il debito pubblico aumenta non gli e ne frega niente a nessuno e tanto meno ai grandi investitori, l'importante e' che vengono rispettati i pagamenti alle scadenze del debito. quindi non importa l'entita' della somma,ma la garanzia del pagamento.
ecco il vero problema , rispettare gli impegni presi nei confronti degli investitori indipendentemente dall'entita' del debito. sembrerebbe un'ovvieta' pero' sono convinto che per risanare un'azienda in perdita occorrono necessariamente degli investimenti che abbiano delle regole ben precise, altrimenti e' il fallimento. se consideriamo che alla base di tutti gli equilibri economici ,dal piccolo nucleo familiare ,alla grande azienda e allo stato, ci stanno 2 elementi fondamentali: i costi ed i ricavi , qindi dobbiamo sicuramente puntare ad aumentare i ricavi diminuendo i costi.
utilizzando lo strumento del debito in modo molto selettivo con regole precise. non c'e'
altra scelta. io penso che questo sia il percorso da fare per quanto riguarda i criteri dobbiamo confrontarci per costruire la base del progetto. ognuno puo'esprimere le proprie idee in merito.






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Messaggio Da Ospite Gio Set 23, 2010 10:00 pm

Quello che dici è solo parzialmente vero, tanto è che pone un problema: l'uso illimitato dello strumento del debito, anche per quanto regolato, finisce per creare costi sempre maggiori a causa degli interessi che ci sono sul ricorso al credito.
Ripagare mille euro di interesse può non essere un problema, ripagarne 10.000 sì, ne si può pensare di praticare il tasso di interesse che maggiormente fa comodo su titoli di stato e vari altri in quanto per avere appetabilità sul mercato devono avere tassi più alti delle altre proposte simili (oltre che interessare per la loro stabilità eventualmente).

Il problema del ricorso alle linee di credito è proprio quello: fin quanto diventa sostenibile pagare successivamente l'interesse dovuto? E ovvio che debiti alti presuppongono anche quote da pagare provenienti dagli interessi alte, quindi maggiori costi.

La situazione italiana è quella di un paese che non può più ricorrere in alcun modo a nuove linee di credito in quanto è già prossima al 'limite' (oltre il quale c'è da finire come la Grecia, d'altronde con 1.472.851,63 milioni di euro di debito http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/composizione_titoli_stato/Composizione_dei_Titoli_di_Stato_in_Circolazione_al_31-01-2010.pdf basta anche fare lo 0,1% di interesse su tale cifra per rendersi conto che parliamo di cifre belle robuste), situazione nella quale la maggior parte delle risorse disponibili (almeno sulla carta o diciamo che almeno così dovrebbe essere se ci fosse una politica economica mediamente intelligente) vengono usate non per rientrare nel debito, ma per pagare solo (o per lo meno in gran parte) gli interessi (tant'è che ad ogni scadenza di titoli di stato e vari altri simili tutti incrociano le dita sperando che i titoli vengano rinnovati tutti in blocco in quanto sarebbe difficile, se non impossibile, ripagarli... cosa che vorrebbe dire default).

Il tuo discorso sarebbe giusto quindi in condizioni di basso debito pubblico, ma in condizioni di alto debito pubblico rischia di essere inattuabile o quanto meno estremamente da maneggiare con estremissima cura.

Comunque, personalmente, reputo sbagliato ricorrere a strumenti di debito per abbassare la disoccupazione (giovanile in particolare), in quanto A) si creerebbero solo situazioni ottimali solo nel breve-medio termine, ma appena venisse meno tale strumento di debito (vuoi per impossibilità di ricorrere ulteriormente a linee di credito, vuoi per cambio nelle linee economiche a seguito di cambio di governo) si ritornerebbe alla situazione precedente e B) in quanto non è l'immissione di fluido nel sistema a garantire che la disoccupazione (giovanile in particolare) si abbassi, è probabile che gli effetti sarebbero solo marginali e non aventi corrispettivo agli sforzi profusi, C) gli strumenti di debito comunque finiscono per far ricadere i loro costi maggiori negli anni futuri, quindi si rischia per aiutare i giovani ora di azzopparli quando saranno un po' più anzianotti.

Il problema della disoccupazione giovanile non riguarda tanto il numero dei posti di lavoro in sè (non solamente diciamo), quanto le regole alla base del mercato lavoro stesso e di leggi a favore della creazione di nuove industrie.
Per questo io penso che gli strumenti più efficaci e pratici per limitare la disoccupazione giovanile siano strumenti principalmente di tipo legislativo, al più supportati anche da elementi economici (incentivi, nuovi modelli del welfare, ecc...), ma come corollario e non elemento principale.

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Messaggio Da Ospite Gio Set 23, 2010 11:34 pm

sono d'accordo che in condizioni di basso debito pubblico e' piu' facile attingere al debito
ma purtroppo oggi non e' cosi. ma e' anche vero che senza investimenti non e' possibile sviluppare alcunche'. mi dici allora come fare per uscire da questo imbuto?
io cmq pensavo di affiancare al sostegno finanziario utilizzando la leva del debito, anche un programma di sviluppo legato al mondo del lavoro, che garantisse una inversione della rotta.
del tipo nuove imprese a costo zero, in pratica gli operai te li paga lo stato, l'unico vincolo e' non presentare due bilanci consecutivi in rosso. tu ci metti le tue capacita' imprenditoriali e lo stato ci mette tutti i dipendenti che ti servono,(tanto li paga gia' comunque con la CIG e tutti gli impieghi inutili e socialmente dannosi) gli utili li dividi a fine anno, se fai fatturato e utili guadagni tanto, se non fai fatturato e utili chiudi. nessun controllo fiscale , nessun commercialista, solo una contabilita' chiara e trasparente on-line con bilanci annuali. rapporto di fiducia assoluta con verifiche fiscali giustificate soltanto in casi eccezzionali di evidenti errori. praticamente apri un'impresa a rischio zero. se hai le capacita' voli, se non le hai non rischi nulla , ma non guadagni nulla. chiunque puo' aprirla e dopo un periodo di tempo minimo necessario all'avviamento e una volta consolidata l'azienda diventi il proprietario godendo del lavoro gia' fatto. ed a quel punto l'azienda diventera' un'azienda tradizionale, dovra' pagarsi i dipendenti e pagare le tasse (praticamente dovra' camminare e crescere da sola) la differenza tra i finanziamenti a pioggia a fondo perduto e che in questo caso lo stato non tira fuori un euro ma aiuta direttamente chi vuole aprire e sviluppare le proprie capacita' attraverso una PMI in qualsiasi settore ma non ha i soldi per farlo. Si puo' estendere anche a tutte le PMI esistenti dando nuove energie e vigore. e' evidente che sono assolutamente escluse le grandi aziende, le spa, le banche, le assicurazioni e tutte le imprese che operano in regime di monopolio o che gia' hanno delle concessioni statali che gli permettono il controllo del mercato (praticamente come i trasporti, gli' energetici, i farmaceutici ecc., che fanno i prezzi che vogliono). e' solamente riservata ai giovani imprenditori che saranno i protagonisti della nuova classe media italiana.
questa e' la mia idea. mancano tutte le regole e i dettagli tecnici per concretizzarla.

e' previsto che gran parte dei dipendenti forniti dallo stato a queste nuove aziende provengano dalla CIG o dagli impieghi inutili e/o socialmente utili quindi sono gia' a carico dello stato.
chi si rifiutasse di aderire a queste nuove forme di lavoro senza giustificato motivo, non avrebbe piu' diritto a nessuna indennita' assistenziale.

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Messaggio Da Ospite Ven Set 24, 2010 12:51 am

volevo aggiungere alcuni aspetti di questo progetto:

1) un conto e' aumentare ulteriormente il debito pubblico con finanziamenti a fondo perduto con risultati pari a zero e un'altro conto e' ridurre leggermente gli introiti di tasse e contributi provenienti soltanto dalle PMI, per un periodo di tempo definito in favore di un settore in piena crisi occupazionale con prospettive di chiusura delle aziende.

2) gli operai utilizzati avrebbero dei vantaggi economici e una maggiore garanzia occupazionale quindi piu' sicurezza per il futuro.

3) la disoccupazione scenderebbe sotto la media dei paesi UE

4) la competivita' del paese salirebbe portandosi vicino al pil dei paesi UE

5) lo stato dopo qualche tempo vedrebbe i segnali concreti di un ritorno economico e sociale enorme.

6) si correggerebbero gli squilibri dei mercati.

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Messaggio Da Ospite Ven Set 24, 2010 9:23 am

mimmo.web ha scritto:sono d'accordo che in condizioni di basso debito pubblico e' piu' facile attingere al debito
ma purtroppo oggi non e' cosi. ma e' anche vero che senza investimenti non e' possibile sviluppare alcunche'. mi dici allora come fare per uscire da questo imbuto?

Beh, io non ho la bacchetta magica ovviamente, ci tenevo solo a far notare che un ricorso ad un ulteriore indebitamento allo stato attuale rischia di portarci verso situazioni come quella greca.

Questo però non vuol dire che le risorse non ci siano, lo stato italiano è comunque una tra le maggiori potenze economiche mondiali, il problema è che necessiterebbe di riforme strutturali (che come tali richiedono a loro volta soldi per essere avviate) per sbloccare tali risorse o un miglior uso delle stesse, con questo in pratica voglio dire che più che cercare di far cash in maniera immediata sarebbe meglio fare cash con politiche economiche, riforme dell'apparato burocratico statale e di bilancio rigorose, che non permettono magari risparmi immediati (anzi, a volte per un breve periodo presuppongono costi maggiori), ma nel medio/lungo permetterebbero una riduzione stabile e strutturale del debito e del deficit sbloccando ulteriori risorse.

Per quel che riguarda i fondi per tali particolari iniziative ci sono varie formule finanziarie a cui fare ricorso, anche se bisognerebbe reintrodurre un minimo di rischio di impresa (tra l'altro secondo me anche necessario in modo comunque da responsabilizzare chi facesse ricorso a tale idea che stai progettando ed evitare che troppi 'apprendisti stregoni', che genererebbero solamente danni e costi, si buttassero in essa senza alcun apporto utile in quanto a volte un progetto ben fatto non basta per garantire sulla serietà di chi lo propone): per esempio al posto di formule di finanziamento a fondo perduto una potrebbe essere ipotizzare finanziamenti per l'avviamento particolarmente agevolati (sotto il tasso di inflazione ad esempio, attorno all'1/2% di interesse ad esempio rimborsabili in molti anni) che permetterebbero allo Stato un esborso assai minore (in quanto tali soldi poi rientrerebbero almeno in parte, la perdita sarebbe dovuta per l'appunto dal basso tasso di interesse), ma al novello imprenditore comunque la iniziale disponibilità di cash ed un tasso di interesse basso e inferiore a quello di inflazione (quindi è come se alla fine si dovesse rimborsare di meno in linea di massima a parità di potere d'acquisto: se si era ricevuto 100 con cui si poteva comprare 100 e con il tasso di interesse si deve rimborsare 101, ma nel frattempo per comprare 100 è necessario 110 direi che che alla fine è un buon affare per tutti se si fanno due calcoli)

Poi ci sta benissimo il rifornimento 'iniziale' di lavoratori da parte dello Stato, attingendo a tutta quella pletora di lavoratori che hai elencato o persone che ricevono indennità varie di disoccupazione, ove ce ne sia la possibilità. E' un'idea che mi piace ed in linea di massima credo potrebbe funzionare in maniera egregia

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Messaggio Da Ospite Ven Set 24, 2010 12:10 pm

umberto ha scritto:
"piu' che cercare di far cash in maniera immediata sarebbe megliofare cash con politiche economiche rigorose che non permettono magari risparmi immediati (anzi a volte presuppongono costi maggiori), ma nel medio /lungo periodo permettono una riduzione stabile e strutturale del debito pubblico."
bene e' esattamente come la penso io , infatti se ci mettiamo a fare quattro conti potrebbe essere che la mia idea e' in linea con quello che tu dici magari con qualche aggiustamento. poi hai anche scritto: "bisognerebbe introdurre un po' di rischio di impresa necessario per responsabilizzare chi facesse ricorso a tale idea ed evitare troppi apprendisti stregoni", approvo pienamente la tua osservazione e devo dire che e' proprio quello che serve "un dialogo costruttivo" che ci permette una visione analitica
a 360° .

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Messaggio Da Ospite Sab Set 25, 2010 10:15 am

La cosa ipotizzo potrebbe seguire la seguente struttura di massima che ho ipotizzato in questo modo, badare che tengo in parte separate le due parti di 'finanziamento/forza lavoro (in modo da lasciare maggiore 'spazio' alle scelte imprenditoriali), che però presentano alla sorgente una integrazione tra loro.

1) Lo Stato finanzia l'apertura di nuove imprese da parte dei giovani fino ad una cifra massima, il finanziamento avviene su base personale con tassi di interesse reale agevolati, pari o inferiori a 0 ( http://it.wikipedia.org/wiki/Tasso_d%27interesse_reale ), previa approvazione di un progetto tecnico ed economico (nel cui viene dato anche il consenso, sulla base della disponibilità, all'eventuale uso di lavoratori pagati dallo stato, ma su questo torno al punto 3 e viene stabilito l'ammontare del finanziamento che dovrà essere correlato alle dimensioni del progetto, da evitare che il finanziamento determini il progetto ovviamente) e certificazioni antimafia e varie altre.

- Si può ipotizzare che chi richieda tale finanziamento sia soggetto inoltre alla presentazione di bilanci bimestrali ad un organo competente (lo stesso che approva i progetti e quindi i finanziamenti ad esempio) o semestrali almeno per i primi due/tre anni in maniera da responsabilizzare sulle materie di bilancio. Il finanziamento non è obbligatorio riceverlo, novelli imprenditori potrebbero optare per avere solo gli sgravi fiscali ad esempio, in questo caso l'incentivo potrebbe essere l'aumento del tempo caratterizzato da sgravi fiscali.

- Si può ipotizzare che la cifra finanziabile vari a seconda che si scelga un finanziamento a tasso fisso o tasso variabile (il tasso di interesse reale 0), nell'ultimo caso quindi la cifra prestata potrà essere maggiore.

- Il cittadino può ricorrere solo una volta a tale strumento.

- Si può ipotizzare che l'azienda deve saper dimostrare di saper resistere almeno 30 mesi, nel caso ciò non avvenga (salvo giustificato motivo, catastrofe naturale, inglobamento in nuova azienda, ecc) vige il divieto per il novello imprenditore di aprire nuove imprese per 5 anni e di aver accesso a qualsiasi incentivo o sgravio di sorta in futuro (le cifre sono solo indicative), questo con l'obiettivo di dare accesso a questo strumento solo a gente sicura di quel che fa e di creare quindi una reale mentalità imprenditoriale per quanto possibile.

2) Vengono imposti sgravi fiscali a scalare sulle tasse 'nazionali' (in quanto su quelle locali c'è e ci sarà sempre maggior autonomia degli enti locali e perciò diventa difficile imporre, bisognerebbe siglare accordi specifici con gli enti locali perciò lascio questa parte come un 'di più') per giungere al pagamento delle tasse completo dopo un certo tot di tempo.

3) Lo stato finanzia i lavoratori: possiamo ipotizzare quindi che lo stato fornisca i lavoratori per un certo periodo di tempo, tali lavoratori potrebbero essere estratti dalle liste di collocamento, dagli esuberi statali in particolari settori ed eventualmente (ma ci sarebbe bisogno anche di un cambio nella legislazione probabilmente) anche dalla CIG..
I lavoratori lavorano a stipendio minimo sulla base di quanto deciso nei contratti nazionali di categoria o, ove ciò non sia disponibile, sulla base di altri sistemi di calcolo da definire e la prestazione di lavoro vale a fini contributivi, rifiutare tali lavori possiamo ipotizzare che comporti anche delle ammende verso i lavoratori (salvo giusta causa del rifiuto, es: estrema lontananza tra luogo di lavoro e luogo abitativo) come cancellazione dalle liste di collocamento o riduzione della CIG o perdita di posti nelle graduatorie.
La scelta di ricorrere a tale tipo di finanziamento in manodopera (che quindi non è obbligatorio, ma è su base volontaria dell'imprenditore) però dovrebbe comportare delle limitazioni da parte dell'imprenditore tipo:
obbligo ad assumere i lavoratori alla fine del periodo finanziato dallo stato, salvo ovvie gravi inadempienze del lavoratore, palesi incapacità (che però dovranno essere segnalate per tempo presso gli organi competenti) o manifesti problemi economici dell'impresa (in questo caso però si potrebbe ipotizzare la perdita del diritto a sgravi ed incentivi).
Riduzione del periodo di sgravi fiscali.

Ciò in maniera che non ne venga fatto un abuso di questo strumento e si obblighi il nuovo imprenditore a calibrare in maniera precisa la necessità di forza lavoro di cui la sua impresa necessita (anche per incentivare proprio le assunzioni)

Vediamo ora un po' di possibili cifre

Cifra massima con tasso fisso: 50.000/75.000 E
Cifra massima con tasso variabile: 100.000/125.000 E
Dimensione massima dell'azienda: 5 dipendenti

Sgravi fiscali: da 0 a 3 mesi tasse centrali zero, da 3 a 12 mesi si paga solo il 25% delle tasse, da 12 a 24 si paga il 50% di tasse, da 24 a 30 il 75%, da 30 in poi il 100%.
In caso che non si ricorra ad un finanziamento si potrebbe ipotizzare di allungare tali cifre di 1/3.
In caso che si ricorra a lavoratori forniti dallo stato si potrebbe ipotizzare di accorciare tali durate di 1/3.

Lavoratori forniti per massimo 4/6 mesi.

Ovviamente questa iniziativa andrebbe adatta per rispettare le varie normative europee in materia, ma credo che l'impalcatura generale potrebbe non essere molto differente alla fin fine.

Costi stimati (ad occhio Razz ) : 150.000E circa ad impresa (comprensivi di finanziamento massimo e fornitura di lavoratori) come costo iniziale per lo Stato(badare che però il finanziamento poi ritorna in tempi successivi), quindi per 10.000 imprese (con massimo di finanziamento e fornitura di lavoratori per l'appunto, ovviamente non tutte gli imprenditori che ne faranno richiesta necessiteranno del massimo del finanziamento o del massimo numero di lavoratori quindi in realtà la cifra di aziende finanziabili è comunque maggiore) una cifra variabile di circa un miliardo e mezzo finanziabili attraverso anche accordi con regioni, province, fondazioni varie, ecc... miliardo e mezzo che però possiamo ipotizzare spalmato su circa 2 anni (quindi avremmo parte delle risorse già in fase di ritorno e reindirizzabili verso altre nuove imprese).

In linea di massima dire che come cifra realistica si potrebbe ipotizzare che il 50% + o - di tale iniziativa sia finanziata dallo Stato, e l'altro 50% attraverso gli enti locali e altri enti sui generis.

Il progetto potrebbe, per risultare più incisivo, essere limitato solo ad alcune aree (comunque distribuite in maniera il più possibile uniforme sullo stivale in maniera da garantire a tutti possibilità di ricorrere a tali strumenti), selezionate sulla base della loro bassa dinamicità economica (rispetto in particolare alle zone limitrofe) o dell'alto tasso di disoccupazione, questo per contribuire a diminuire i dislivelli socio-economici anche a livello non solo nazionale, ma anche macro-regionale e regionale ad esempio.

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Messaggio Da Ospite Sab Set 25, 2010 10:43 pm

ciao umberto
a seguito del tuo approfondimento (che mi fa molto piacere) volevo trarre alcune considerazioni sulla vera realta delle imprese in italia oggi. i problemi piu' grossi per una impresa oggi sono 2,
il primo problema e' la ricerca assidua di nuove commesse che aumentino il fatturato ,
il secondo problema sono i pesanti costi fissi della manodopera.
e poi a seguire una miriade di problemi minori come : il rischio d'impresa, le banche,le tasse, la qualita' del servizio erogato, la concorrenza, i costi generali, ecc. ecc. quindi se vogliamo dare una priorita', per riuscire a stare in piedi una impresa deve assolutamente risolvere i primi 2 problemi, che a loro volta servono per risolvere a scalare tutti gli altri. pertanto oggi a fronte della decimazione delle imprese e' evidente che gli imprenditori sono costretti a chiudere perche' con la diminuzione degli ordinativi e del fatturato non riescono piu' a coprire i costi fissi della manodopera , e di seguito anche tutti gli altri problemi meno importanti dei primi ma molto difficili da risolvere tutti i mesi.
bene, volevo fare questa premessa soltanto per focalizzare i motivi per cui una qualsiasi azienda e' costretta a licenziare e poi a chiudere se non risolve continuamente i primi 2 problemi che poi e' l'equilibrio tra i costi ed i ricavi. quindi un equilibrio che oggi gran parte degli imprenditori non riesce piu'a sostenere , e quando le imprese sono costrette a chiudere e' solo questione di tempo ma anche lo stato segue quella strada.(solo che al posto di chiudere salta)
A questo punto visto la situazione economica generale che ci sta portando forse anche molto peggio della grecia in quanto i giovani non hanno un lavoro (i dati indicano una disoccupazione giovanile record) le imprese non assumono piu', lo stato spreme sempre di piu' gli italiani, gli altri stati si sono comprati interi settori importanti dell'economia del paese e non si vede una concreta via d'uscita.
la mia idea e' finalizata a spaccare questa sistema e l'unico modo possibile sono i giovani politici e le giovani imprese italiane. quindi soltanto aiutando concretamente tutti gli imprenditori attraverso la politica, non certo aumentando le tasse oppure vessandoli continuamente, ma semplicemente aiutandoli a fare bene il loro lavoro magari studiando un modo per togliere temporaneamente il secondo problema per alleggerire il peso complessivo dei costi facendo in modo che le aziende una volta alleggerite abbiano piu' possibilita' di emergere. quindi non pensavo assolutamente a un finanziamento, ma ad una forma di aiuto diretto in cui lo stato si assume una parte dei costi dell'impresa (quelli relativi alla manodopera) per dare piu' possibilita' di sviluppo alle imprese. credo che questa idea e' sicuramente impensabile per un paese con una economia normale, ma in casi di crisi economica profonda delle PMI, una disoccupazione giovanile altissima,una colonizzazione invisibile e la mancanza di ripresa economica concreta a breve, potrebbe essere non piu' impensabile ma addirittura praticabile.




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Messaggio Da Ospite Dom Set 26, 2010 11:50 am

Sulla colonizzazione della nostra economia non sono d'accordo, per prima cosa infatti non sono gli altri stati che si sono comprati parti del nostro sistema produttivo, ma sono semmai multinazionali estere, ma come multinazionali di origine estera sono venute sul nostro mercato (portando comunque soldi e pagando tasse si spera), così le nostre sono andate ad acquistare pezzi importantissimi di mercati stranieri (e spesso anche di settori strategici)... è un processo normale dovuto alla globalizzazione e al libero mercato.

Sul fatto che le imprese chiudano per mancanza di ordini e tutto il resto è vero, ma fa parte del 'gioco': se gestire un'impresa vorrebbe dire essere sicuri e tranquilli allora non si parlerebbe neanche di impresa e non esisterebbe la figura dell'imprenditore, ma esisterebbe al più quella del manager o dell'amministratore delegato (e si sono visti come queste due figure spesso hanno distrutto intere imprese in quanto, per l'appunto, su di loro non ricade il rischio di una cattiva gestione... in particolare in Italia certi amministratori che hanno fatto fallire alcune delle nostre più belle aziende sono ancora lì ad amministrare -male- altre grandi aziende) o del funzionario (come verrebbero chiamate le due figure prima in un paese a sistema economico socialista).

Credo quindi che in realtà, proprio perchè parliamo di creare una imprenditoria giovanile, pur aiutandola (e anche molto) bisogna per prima cosa responsabilizzarla rendendola conscia dei rischi che l'attività impone, ovvero creare quello spirito imprenditoriale che non è quello che ti fa svettare quando tutto va bene, ma è quello che salva l'imprenditore e l'azienda nel momento di maggiore difficoltà.

Se le imprese in Italia chiudono infatti non è colpa solo dell'alta tassazione o degli improbabili iter burocratici (cosa che sicuramente aiuta e spesso sono determinanti eh! Sia mai detto), ma anche per la mancanza di investimenti e capacità di queste: troppe aziende infatti nei momenti in cui tutto andava bene pensavano solo a far cassa o l'imprenditore pensava solo a comprarsi il nuovo X-5 fiammante, quando invece c'era magari da rinnovare i macchinari, le strutture, i processi produttivi o gli stessi prodotti.

Quello che manca in Italia è proprio uno spirito ed un'etica imprenditoriale diffusa a mio dire, spirito ed etica che sono necessari per essere competitivi a livello mondiale... e oggi per essere competitivi e fari utili vuol dire che anche il piccolo viticoltore con pochi ettari di vigna che non è mai uscito dalla sua regione deve essere abbastanza intraprendente da riuscire a vendere il proprio vino all'estero...

Ritornando nel concreto l'idea del finanziamento iniziale (per i lavoratori, mi sono espresso male, intendevo proprio una fornitura diretta da parte dello Stato per un periodo limitato di tempo, non a finanziamenti o similari per assumerli, purchè ci fosse l'obbligo di assunzione da parte dell'imprenditore alla fine del periodo di 'rifornimento' da parte dello Stato), ovvero per il punto 1) era dettata da alcune cose:
1) evitare grossi contrasti con la materia legislativa specifica italiana ed europea (che ci vorrebbero anni, anni e anni per cambiare)
2) aumentare così il numero di soggetti che ne potessero fare richiesta, se infatti per il primo anno si può ipotizzare un esborso totale di un miliardo e mezzo, nei successivi (con i finanziamenti che cominciano a ritornare) l'esborso, a parità di soggetti finanziati, sarebbe minore e di conseguenza a parità di esborso i soggetti finanziati potrebbero essere molti di più.
3) Si garantisce di sobbarcare sull'imprenditore un minimo di quel rischio personale insito nell'attività imprenditoriale: comunque vada infatti si ritroverà con rate (seppur a bassissimo tasso di interesse e tutto) da pagare, quindi in caso di fallimento ci rimetterà personalmente (cosa che si può leggere anche come uno sprone a spendersi al meglio possibile per l'azienda che ha creato)
4) Evitare che le imprese aperte diventino imprese di Stato ed i novelli imprenditori niente di più di amministratori delegati, cosa che con il rischio di aiuti diretti e compartecipazione agli utili è alto...

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Messaggio Da Ospite Dom Set 26, 2010 9:27 pm

io penso che le multinazionali hanno sicuramente degli effetti molto positivi sull'economia del loro paese d'origine. pertanto una multinazionale che impianta una rete capillare in italia per la vendita dei propri prodotti fabbricati all'estero e poi li vende in italia e il ricavato lo trasferisce direttamente al paese di origine, pagando le tasse nel proprio paese, mi sembra che l'economia e l'occupazione del paese d'origine ne trae benefici. ( un esempio conosciuto potrebbe essere IKEA), ma sicuramente di casi del genere c'e' ne sono molti.
inoltre tanti settori del commercio sono ormai appannaggio dei gruppi esteri che promuovono e immettono massicce quantita' di prodotti spesso fabbricati da loro all'estero, favorendo l'economia dei paesi d'origine, quindi degli stati esteri. poi ci sono i settori nevralgici come per esempio il settore bancario che ormai non e' piu' in mano all'italia in quanto nei vari CDA siedono e comandano i tedeschii francesi gli spagnoli, gli americani e adesso anche i libici. non e' una cosa da poco in quanto la natura degli istituti bancari era quella di aiutare e seguire le imprese negli investimenti e salvaguardare i privati, invece alle imprese non vengono erogati nuovi fidi, ma anzi vengono revocati quelli esistenti e di consegueza sono soffocate dalla mancanza di liquidita' e incapaci di svilupparsi e crescere, ed i privati vengono ripuliti dei
propri risparmi con investimenti tipo furto legalizzato. questa e' la realta' che vedo io,
forse mi potro' anche sbagliare ma quello che vedo e sento tutti i giorni mi conferma proprio tutto.
poi per le imprese che chiudono non e' un gioco di cui fanno parte una minima parte di esse qui stiamo assistendo a una massiccia chiusura di aziende con un trend in aumento, vuol dire semplicemente che ormai in italia gestire una impresa e' diventata un'impresa per pochi (quasi impossibile) e lo dicono alcuni degli imprenditori costretti a portare all'estero la loro attivita', che hanno anche detto che in italia ci verranno soltanto per fare i turisti ma mai piu' per lavoro. perche' in italia non esiste piu' il momento di difficolta' adesso la difficolta' c'e' sempre tutti i giorni. e non sono certamente gli imprenditori che si comprano la X5 invece del furgone.
inoltre spirito ed etica sono qualita' sicuramente necessari ad un imprenditore come a chiunque vive in una societa' civile, per fare i numeri e far crescere una impresa ci vogliono delle condizioni ambientali favorevoli o neutrali ma non certamente
in contrapposizione.
per tornare all'idea iniziale sono convinto che non e' una cosa semplice riuscire a fare un piano di fattibilita' anzi sara' dura. pero' in mancanza di altri progetti ci possiamo provare.per quanto riguarda i punti 1/2/3/4:
il punto 1 e' palese che sia armonizzata con la legislazione italiana ed europea.
il punto 2 e' un calcolo sicuramente valido in quanto se avesse successo si espanderebbe negli anni successivi con un contestuale ritorno degli investimenti.
il punto 3 e' giusto inserire il fattore di rischio di impresa a carico dell'imprenditore ma sanzionato non in modo punitivo e distruttivlo ma solo educativo. ( sbagliare e' umano )
il punto 4 non penso che delle piccole imprese o neo imprese possano essere considerate alla stregua di imprese di stato soltanto perche' nel loro breve periodo di start-up vengono supportate dallo stato.
credo invece che un problema potrebbe essere la loro forte competivita' rispetto alle aziende tradizionali nei settori di riferimento che potrebbero avere delle difficolta' nel periodo iniziale. in quanto ci creerebbe una disparita' di trattamento iniziale. e qui bisognerebbe studiare una eventuale soluzione.




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