Difesa e forze armate
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Difesa e forze armate
Per riprendere l'argomento
http://www.nuovademocraziaeuropea.it/effemeride/new-model-army-rinnovare-forze-armate
http://www.nuovademocraziaeuropea.it/effemeride/new-model-army-rinnovare-forze-armate
Con questo articolo si vuole in primis spiegare la riforma dello strumento militare che Nuova Democrazia Europea va a proporre.
New Model Army come titolo non è scelto a caso, come quella
deliberata dal parlamento inglese nel 1645 fu una rivoluzione negli
affari militari che garantì all'Inghilterra un esercito moderno e
disciplinato, così oggigiorno è necessaria, nel piccolo dell'Italia una
piccola rivoluzione delle nostre forze armate che le renda uno strumento
veramente effettivo, pratico e adeguato alle necessità odierne.
Riforma dello strumento militare che comunque non rende meno
necessaria la creazione di vere e proprie forze armate europee (proposta
illustrata nel programma di politica europea), ma che rispetto a queste
dovrebbe fare da apripista.
Partiamo subito col dire una cosa: in Italia si spende poco per la
Difesa. Subito partiranno gli insulti e le storture di naso, eppure è
così. Si spende poco rispetto alle esigenze e richieste a cui lo
strumento deve ovviare; alcune richieste non si possono eludere (ovvero
le funzioni core di difesa irrinunciabili), su altre si può discutere
purchè seriamente e fuor di ideologia in un senso e nell'altro (le
missioni all'estero), altre come vedremo sono campate per aria senza
appello. Così come non serve un Ferrari per andare a fare la spesa, così
con una Panda modello base non si fanno le gare in pista.
Si può pure dire che non solo si spende poco, ma pure male... con
l'effetto che quel poco che si spende è come se non venisse speso.
Comprare una copia cinese da 5 euro a volte non è un affare se questa
dura due minuti, a volte è meglio spenderne 20 comprando l'originale che
però dura assai più a lungo...
Nominalmente il bilancio della difesa si attesta su una spesa
complessiva di 20 miliardi (1,3% del PIL), ma questo è un dato falsato.
Se togliamo il capitolo delle pensioni per i militari (che non si
capisce come mai rientri nel computo delle spese per la Difesa), i vari
servizi verso enti terzi (come il rifornimento idrico alle isole... cosa
che dovrebbe essere a carico delle Regioni, spesso per di più a Statuto
speciale per cui i fondi non mancano) e le spese per l'Arma dei
Carabinieri (che non si può realmente considerare uno strumento
militare, fatte salve pochissime unità, per di più anche numericamente
ridotte) alla Funzione Difesa (le uniche spese che si può dire realmente
rappresentino la funzione del Ministero) si arriva ad un 14,3 miliardi
di Euro pari al 0,896% di PIL.
Contando anche l'1,5 miliardi di Euro per le missioni all'Estero* e i
pochi fondi aggiuntivi che provengono dal Ministero per lo Sviluppo
Economico e delle Finanze (quest'anno a malapena a 2 miliardi) si arriva
a quasi 18 miliardi circa: togliendo le missioni all'estero quindi 16,5
miliardi sono le cifre che effettivamente vengono spese per
ammodernamento, personale, addestramento e spese connesse.
Poco sicuramente se paragonato con l'1,61%/PIL della Francia, al
2,37% della Gran Bretagna (che pure ha avuto una riduzione assai forte
del bilancio per il settore) o per guardare a strumenti militari più
vicini ai nostri come composizione e capacità (ma non come background
economico delle nazioni prese in esame: si ricordi che il PIL della GB e
della Francia sono di poco differenti rispetto a quello dell'Italia) al
1,28% della Germania (che però ha un PIL di una volta e mezzo
all'incirca rispetto a quello dell'Italia), nonchè a fronte di una
esigenza standard per i paesi NATO dell'1,5% del PIL che è ritenuta la
spesa ottimale per garantire le giuste capacità indipendentemente dal
PIL nominale della nazione in questione.
Cifre basse le nostre e questo senza che si siano per di più riviste le capacità operative e le esigenze.
Tra l'altro en passant visto che a livello di percentuale di PIL
l'Italia risulta essere uno degli stati che spende meno in Difesa,
Istruzione, Cultura, Ricerca, a malapena in linea per la Sanità viene da
domandarsi quella percentuale non indifferente di divario che
avanzerebbe rispetto agli altri paesi dove vada a finire... chi ha
orecchie per intendere intenda.
Il risultato è un bilancio nel quale quei 15/16 miliardi scarsi sono a
'perdere': più del 65% delle spese a bilancio finisce infatti per il
personale e questo garantendo alla truppa comunque stipendi esigui (e
solo per i militari che partecipano alle missioni all'Estero si ha un
vago riallineamento a parametri 'europei' se si considerano le indennità
di missione).
65% e più in cui rientra il mantenimento però e pure di un corpo
ufficiali e di generali amplissimo, nel caso dei generali per fare un
esempio hanno più generali le nostre forze armate che quelle
statunitensi... il che è tutto dire.
Per di più a fronte di servizi francamente risibili e di scarsa qualità
alla truppa, per esempio manca completamente una vera e propria politica
abitativa a favore dei militari e delle loro famiglie: politica che
sarebbe necessaria tanto più per poter ridislocare basi e truppe in
Italia secondo le esigenze strategiche senza comportare troppi problemi
proprio alle persone che questi cambiamenti dovrebbero subire.
Interessante anche notare come se dall'anno fiscale 2009 al 2010 le
spese per il personale militare sono diminuite di 232 milioni di euro
scendendo a quota 8,164 miliardi di Euro, quelle per il personale civile
sono aumentate di 13 miliardi toccando quota 1,183 miliardi.
Francamente pare inaccettabile che per meri motivi sindacali e di
consenso si danneggi la componente core del Ministero e invece si
aumentino addirittura le spese per la componente civile: equità e
spirito di sacrifico avrebbe voluto dire che almeno tutte le due
componenti avrebbero contribuito insieme ai tagli imposti, non che una
(per di più la più importante obiettivamente) dovesse accollarsi pure
l'aumento dei costi (in questo caso l'adeguamento all'inflazione)
dell'altra.
Nel 35% rimanente, udite udite, devono invece rientrare non solo le
spese per gli equipaggiamenti (nuovi veicoli, nuove armi, nuovi sistemi,
ecc...), ma anche quelle per l'addestramento, i pezzi di ricambio, il
carburante, ecc...
Francamente una equazione impossibile quindi: la spesa è troppo
sbilanciata sul personale e questo come abbiamo visto senza neanche
comportare benefici per questo.
Tant'è che ad esempio una delle Armi per loro natura più costose,
quella aeronautica, ha ridotto al minimo le ore volate dai propri
piloti, ben sotto allo standard minimo delle 180 ore previste in ambito
NATO (per ora ci si aggira sulle 100 ora circa in media se togliamo dal
computo i piloti del 31° Stormo amatissimo dai nostri politici e
considerando anche alcune ore al simulatore), con rischi grossi non solo
sulle capacità operative delle unità, ma anche per il semplice portare
in volo una macchina. Portare in volo un'aereo è una attività complessa
che richiede un addestramento costante: quando questo manca il rischio
di perdere non solo una macchina dal costo di svariate decine di milioni
di Euro, ma anche e sopratutto una preziosa vita umana per di più sul
quale lo Stato ha puntato ed ha investito fior fior di risorse... beh,
quel rischio diventa francamente inaccettabile.
Situazione che non è così diversa con l'Esercito (ove in pratica a
garantire alti livelli di capacità sono proprio le missioni all'estero,
ma solo alle unità che colà devono essere ridispiegate) e la Marina (ove
invece a garantire un buon numero di ore di moto, ma sempre e solamente
per alcune unità, sono le missioni di sorveglianza nel Mediterraneo e
nell'Oceano Indiano).
Per gli investimenti la situazione non migliora in quanto i pochi fondi
disponibili vengono obbligatoriamente convogliati su pochi grandi
programmi (spesso senza neanche che bastino realmente procurando quindi
ritardi nella messa in linea e obsolescenze) e lasciando completamente
addietro invece la ricerca e lo sviluppo di progetti più piccoli e meno
vistosi, ma non per questo meno importanti.
È necessario quindi un cambio di rotta completo che al di là delle
cifre disponibili consenta di spendere le cifre disponibili bene, senza
sprechi e garantendo una alta capacità operativa.
Partiamo dalle cose che si possono fare immediatamente: basta operazioni inutili.
'Strade pulite', 'Strade Sicure'... fra un po' ci manca solo 'Strada
asfaltate' (anche se già ora c'è la sorveglianza dei cantieri sulla
Salerno-Reggio Calabria).
Possibile che una compagnia del Genio debba fare quello che non fanno migliaia e migliaia di spazzini?
Possibile che poche migliaia di soldati debbano fare quello che devono
fare centinaia di migliaia di poliziotti, finanziare, vigili urbani,
carabinieri (come non ricordare che tra i paesi occidentali siamo quello
con il più alto numero di agenti di sicurezza interna per cittadino)?
Non ci interessa parlare in questa sede delle missioni all'estero,
quello è un altro argomento che riguarda i nostri interessi economici,
sociali, storici ed i nostri impegni verso le nostre nazioni partner a
livello europeo ed internazionale, ma le due operazioni di cui sopra
sono un lampante esempio di cattivo uso dello strumento militare: i
militari devono fare i militari, non devono fare i poliziotti, ne
tantomeno gli spazzini. Così come gli spazzini non devono fare i
poliziotti ed i vigili urbani i bersaglieri. I politici non possono far
gravare costi ingenti come quelli di usare uno strumento militare a
sproposito solo perchè non sono capaci di far lavorare gli spazzini o di
contrastare la criminalità (anche perchè non parliamo del contrasto
alla criminalità organizzata, ma del contrasto alla micro-criminalità,
perchè solo a questo può obiettivamente servire un militare di guardia
davanti ad una stazione... cosa che può fare per l'appunto anche un
vigile urbano). Se non ne sono capace i politici in questione dovrebbero
o trovare soluzioni alternative o se non ne sono capaci dimettersi.
Altre spese inutili sono quelle classiche operazioni di facciata
tanto volute da questo o quel politico come gli stage militari (nel caso
particolare La Russa), il costo di questi stage è per il contribuente
di circa 8 milioni di euro all'anno. Viste le condizioni in cui versa lo
strumento militare darebbe molto più lustro usare quei 8 milioni per
comprare equipaggiamenti nuovi o far addestrare i nostri militari
piuttosto che per far fare piccoli stage (tra l'altro senza che questi
generino alcun vantaggio ai fini del reclutamento) a ragazzi che
comunque di certo non hanno bisogno di essere convinti del prestigio o
delle capacità delle nostre Forze Armate.
Solo con l'abolizione di queste tre cose quanto si sarebbe
risparmiato negli ultimi anni**? Approssimativamente 'Strade sicure'
costa 60 milioni di euro l'anno, gli stage militari come abbiamo visto
circa 8. Come nulla sono usciti 68 milioni di euro. Briciole
sicuramente, ma allo stato attuale con 68 milioni di euro qualche
sessione addestrativa in più, ora di volo o ora di moto per la Marina
sicuramente si potrebbe garantire.
Per non parlare di spese più piccole, ma più diffuse: lampante il
caso delle 6 Maserati corazzate comprate dal Ministero pochi mesi
addietro o il trasporto a gratis di Ferrari in alta quota per far girare
a queste il loro spot. E questi sono solo due esempi ecclatanti
arrivati alle cronache di tutti giorni. Giusto per non parlare delle
promozioni di massa che arrivano sempre sotto campagna elettorale...
Quindi bilanci esigui, forze armate sovraccaricate di compiti
rispetto alle risorse disponibili, i sempiterni sprechi ed infine, ma
più importante una cattivissima gestione politica... da cui in fondo
discende tutto il resto in quanto gli obiettivi sovradimensionati sono
decisi dalla politica, così come le risorse assegnate.
Ancora qualche cifra dal bilancio 2010 per rendere l'idea.
Spese per la ricerca ed innovazione: 59 milioni di Euro.
Funzioni esterne (i rifornimenti idrici di cui si accennava prima ad esempio): 150 milioni di euro.
Insomma: si spende addirittura di più per far quello che dovrebbero
fare altre amministrazioni (come quella siciliana troppo impegnata a
garantirsi ultra-vitalizi e sprechi del genere) che per effettuare
ricerca ed innovazione.
Non è solo un problema della Difesa questo, ma se si pensa che la
ricerca e l'innovazione dovrebbe essere quella atta a garantire il
meglio alle nostre truppe è tutto dire. Che poi la maggior parte delle
spese per la ricerca vengano effettuate attraverso i vari programmi di
sviluppo di nuovi mezzi o equipaggiamenti è un'altra questione, ma se
c'è una cosa che gli USA insegnano è che ricerca pubblica (sopratutto di
base) e ricerca privata possono andare tranquillamente a braccetto...
non per altro i centri di ricerca più importanti negli USA spesso sono
finanziati o sotto la giurisdizione della DARPA (a cui si deve lo
strumento sul quale oggi scriviamo tanto per dire), ovvero il
Dipartimento della Difesa.
Inutile dire che su questo settore una integrazione europea sarebbe
quanto meno vitale per ottenere risultati veramente degni di nota e che a
livello di singolo Stato si può fare e ottenere poco... ma in attesa
che si arrivi a questo punto almeno invertire le cifre di cui sopra non
sarebbe cosa malvagia... almeno come messaggio che la Ricerca la si vuol
supportare realmente, anche in questo settore.
In questo contesto si muove quindi la proposta di riforma di NDE del
settore, una riforma per molti versi alla 'canadese', con la creazione
di un'unica forza armata, ridotta in termini numeri a 150.000/170.000
(con la riduzione che dovrebbe colpire principalmente i sottoufficiali,
ufficiali, e generali in eccesso), ma con maggiori capacità operative
grazie ai consistenti vantaggi di scala*** e risparmi di scala.
Risparmi che permetterebbero di investire maggiormente in addestramento,
manutenzione, investimento e ricerca, nonchè al contempo con la
possibilità di garantire una migliore qualità della vita ai militari.
Riforma che deve passare anche dagli stessi strumenti d'arma di cui
dovranno essere presenti anche quelli realmente effettivi nella maggior
parte degli scenari d'oggi: velivoli COIN, OPV, navi da trasporto, mezzi
terrestri da combattimento più adatti alla proiezione fuori area,
ecc... senza che questo voglia dire ovviamente dimenticarsi della
necessità degli altri comunque necessari in contesti fluidi come quelli
del Mediterraneo nel quale ci sono poche sicurezze sul futuro (e la
vicenda libica è lì a dimostrarcelo).
Da sviluppare anche una vera e propria riserva in maniera da poter
'gonfiare' e 'sgonfiare' lo strumento militare (in particolare nelle sue
componenti meno a pronto impiego) a seconda degli scenari che si
andranno a delineare consentendo di avere uno strumento che quando non
usato costi di meno, ma che quando serve sia adeguato alle necessità.
Questo costituirebbe inoltre un ottimo biglietto da visita
nell'ottica di una futura costruzione di una forza armata unica europea
garantendo un modello da seguire e già adeguato a rispondere agli nuovi
scenari che si andranno a delineare.
Operazione che quindi deve costituire anche un ripensamento stesso
delle forze armate a partire dal loro uso da parte degli organi
politici, dalle loro dottrine di impiego (forse questo uno dei pochi
settori in cui siamo tra i 'primi della classe') per giungere al
reclutamento, quest'ultimo dovrà essere segnato dall'abbandono del
sistema della ferma prefissata di un anno (retaggio della vecchia naja e
non più rispondente alle necessità odierne) verso forme più lunghe,
favorire maggiormente l'introduzione di professionisti nei più disparati
campi, creazione di una riserva più ampia, ecc...
Bisogna ripensare realmente lo strumento militare per renderlo
adeguato ai tempi, non farlo vorrebbe dire tenere in vita uno strumento
se non inutile per lo meno poco capace con grave danno alla nostra
nazione dal punto di vista della sua difesa militare, politico e tutto
sommato con spreco economico in quanto se uno strumento non funziona a
dovere poco serve mantenerlo.
Tutto ciò comunque, si ribadisce ulteriormente, fermo restando la
creazione di forze armate europee. Questa unica vera soluzione per
garantire quelle capacità militari e politiche necessarie per garantire
all'UE, e quindi ai suoi paesi membri, una piena sovranità e capacità di
pesare realmente nelle situazioni di crisi mondiali.
*cifra comunque già ridotta all'osso rispetto alle esigenze reali e
che non conta le spese che nello strumento militare tali missioni
generano come usura dei mezzi e del personale, cifre che in ogni caso
poco hanno a che vedere con la pianificazione dell'uso vero e proprio
dello strumento.
**segnati sempre da bilanci della Difesa in decrescita.
*** niente reparti doppioni, niente doppie o triple catene di comando
a diversi livelli, maggiori sessioni addestrative comuni per tutti,
chiusura di basi e creazione di poche grandi basi interforze dotate di
ogni servizio e confort, ecc...
Il programma di politica di Difesa e Sicurezza di NDE:
http://www.nuovademocraziaeuropea.it/sites/default/files/NDE%20Sicurezza...
Fonti:
http://www.camera.it/465?area=13&tema=17&Bilancio+della+Difesa
fonte foto: sito del Ministero della Difesa
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